Il governo cade ma i parlamentari salvano il vitalizio: ecco perché

Il 24 settembre è la data di salvataggio del diritto alla pensione da parlamentari per 427 deputati e 234 senatori

Roma, 21 luglio 2022 - Crisi di governo per tutti ma senza dramma per i parlamentari al primo mandato che ormai - per i tempi delle prossime elezioni - hanno salvo il vitalizio. Un diritto che - con il voto fissato al 25 settembre - vedranno maturare con un margine di qualche giorno. Si tratta del raggiungimento dei fatidici 4 anni, 6 mesi e 1 giorno di permanenza in Parlamento, il periodo entro cui deputati e senatori eletti per la prima volta arrivano alla soglia per andare in pensione al compimento dei 65 anni con i contributi versati come parlamentari. E per questa legislatura la data di salvataggio è fissata il prossimo 24 settembre, un traguardo che riguarda 427 deputati e 234 senatori al primo mandato. In pratica oltre due terzi dell'attuale Parlamento: il 68% dei deputati e il 73% dei senatori in carica.

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Quando matura il vitalizio

È l'articolo 61 della Costituzione a dettare i tempi e, soprattutto, a stabilire che "finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti". Comprese quindi le prerogative degli attuali parlamenari che restano formalmente in carica finché non si insediano i prossimi eletti. Anche se è stata scelta la prima data possibile per le nuove elezioni - conseguente allo scioglimento delle Camere di oggi da parte del Presidente della Repubblica nell'arco di poche ore dalle dimissioni rassegnate dal premier Mario Draghi - i tempi tecnici dettati dalla Costituzione e il conseguente insediamento del prossimo Parlamento rendono impossibile avere le nuove Camere riunite entro il 24 settembre, quindi prima dello scoccare dei  4 anni, 6 mesi e 1 giorno necessari a ottenere la pensione da parlamentare. 

Il calcolo dei tempi

"Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro 70 giorni dalla fine delle precedenti. La prima riunione ha luogo non oltre il 20esimo giorno dalle elezioni", dice l'articolo 61 della Costituzione. Quindi con lo scioglimento delle Camere deciso oggi 21 luglio da Mattarella, i 70 giorni entro cui devono avvenire le elezioni hanno come limite il 30 settembre. Nel conteggio per organizzare le nuove elezioni vanno poi considerati i tempi tecnici per la presentazione delle liste, che sono di almeno 45 giorni prima del voto per quelle nazionali e 60 giorni per quelle degli italiani all’estero. Quindi la prima finestra utile per il voto - tra i 60 giorni per le liste e i 70 giorni entro cui farle - fissa come prima data possibile il 20 settembre che però è un martedì. E di conseguenza il 25 settembre è la prima domenica in cui possono essere organizzate le elezioni: quindi dopo la data di salvataggio dei vitalizi del 24 settembre. Ma anche se si fossero tirati al massimo i tempi (scegliendo di votare nel primo giorno utile di martedì 20 settembre oppure ipotizzando di anticipare a domenica 18 settembre) sarebbe comunque stata impossibile una riunione delle nuove Camere prima del 24 settembre (quindi entro solo 5 giorni dall'ipotetico voto del 18 settembre).