Vitalizi, ricca pensione per un giorno in Aula. L’antipolitica si è nutrita di eccessi

L’ondata populista contro la Casta è figlia di privilegi insostenibili. E ora la politica e il Paese pagano il conto

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Quando si esagera prima o poi il conto arriva. Magari più salato del previsto, magari esagerato, magari in forme che non ti saresti mai aspettato, ma arriva. E a pensarci bene non si fa fatica a rintracciare nelle manifestazioni di piazza contro la "casta", nell’ondata poi definita sbrigativamente populista, nello stesso "vaffa" di Grillo un seme che era stato gettato anni e anni prima. Che era, appunto, quello dell’"esagerazione".

Quando un parlamentare come lo storico Piero Craveri resta senatore solo una settimana (3-9 luglio 1987) ma si porta a casa un assegno vitalizio di 2.300 al mese, beh, certo alla fine qualcuno che grida un bel vaffa lo trovi sempre.

E come lui altri, tipo un deputato (sempre dei radicali), tale Luca Boneschi, che per un giorno a Montecitorio si era assicurato 3.100 vita natural durante. Il tutto grazie a una legge (c’è chi la definisce "leggina") che gli onorevoli nel tempo si erano fatti su misura e che assicurava i benefici della pensione perpetua anche a chi era rimasto sui banchi del parlamento per poche ore. Uno dei tanti privilegi che, uniti a quelli dei consiglieri regionali, alle alte cariche dello Stato (e agli emeriti: ricordiamo le polemiche per le folte scorte agli ex presidenti della Repubblica e delle Camere), ai giudici costituzionali, scatenarono una quindicina di anni fa quella grande retorica che dette il via prima alla caccia al privilegio e poi ai vari movimenti di protesta definiti da alcuni, spregiativamente, dell’antipolitica.

Al di là degli effetti che proprio la retorica dell’antipolitica ha prodotto, i privilegi c’erano. Il vitalizio per i parlamentari e gli ex parlamentari era il più evidente, ma non era l’unico. C’era, altro esempio, la stessa entità dell’assegno di pensione che, fino alle ultime riforme, non era rapportato a quanto versato. Nel calderone del vaffa finirono anche viaggi aerei, treni gratis, benefit di varia natura; ci finì la buvette di Montecitorio, il barbiere, gli stessi servizi offerti dal Parlamento ai suoi membri.

Poi vennero le Regioni che furono colpite dai postumi dello "scandalo Fiorito", quello del Lazio. Lo scandalo era del 2012, e fino a quel momento le Regioni erano passate indenni dalla purga. La purga la fece Monti con un decreto riducendo stipendi e numero dei consiglieri. Come sempre accade quando avvengono gli autodafè, si brucia tutto. Il buono e il cattivo. Ci andarono così di mezzo tutti, anche quelli che in effetti non avevano per niente esagerato.

C’erano per esempio alcuni ex onorevoli che campavano con quell’assegno, che non era principesco, e che in virtù del taglio si sono ritrovati in difficoltà. Luciana Castellina, deputata per quattro legislature nelle file del Pci, si è vista tagliare il vitalizio di oltre l’80%, e come lei anche altri. Sono quelli che in questi ultimi anni hanno fatto opposizione, si sono riuniti in associazione e hanno contrastato clima e sentenze. Il colpo di due sera fa al Senato porta la loro firma.