Mercoledì 24 Aprile 2024

Verdini: "Pronti a votare l'Italicum"

Il senatore avrebbe ormai rotto con l'ex cavaliere e potrebbe portarsi dietro i suoi fedelissimi

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi stringe la mano a Denis Verdini in Senato (Ansa)

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi stringe la mano a Denis Verdini in Senato (Ansa)

Roma, 8 marzo 2015 - "Se Brunetta martedì si alzerà in Aula e, su mandato di Berlusconi, annuncerà il voto contrario di Forza Italia alle riforme, subito dopo diversi deputati azzurri si pronunceranno in dissenso dal loro gruppo, dicendo sì al ddl Boschi. Saranno gli amici di Denis Verdini». Il vaticinio arriva da un senatore che la sa lunga e parla con 'l’amico Denis'. Grande è il disordine sotto il cielo di FI. Sul voto in arrivo gli azzurri sono spaccati in tre: i brunettiani (pochini) per il 'no' secco al ddl Boschi; i verdiniani (una quindicina) per il 'sì'; un pattuglione centrale, sempre più largo tra i deputati (una quarantina), che fa capo alla Gelmini e fa asse pieno con il nuovo alter ego di Brunetta, il capogruppo al Senato Romani, che sta cercando una difficilissima mediazione per un voto di astensione. E, infine, i fittiani (12-15 alla Camera): voteranno 'no' a prescindere e, anche e soprattutto, da quello che deciderà Berlusconi.

Il quale, chiuso ad Arcore e assillato da ben altri e più assillanti pensieri (sempre il 10 la Cassazione deciderà se rinviare in appello il processo Ruby), è furibondo e propende per il ‘no’ su tutto in una sorta di rincorsa allo spostamento a destra con il leghista Salvini. Con il Cav sta il cerchio magico (Toti, Bergamini, Rossi) e ieri proprio Giovanni Toti dichiarava un secco: "FI è contro queste riforme, ma per quanto riguarda le modalità di voto faremo una riunione del gruppo per decidere". Suona da 'no' anticipato, ma se sarà davvero l’assemblea del gruppo alla Camera, domani, a decidere se ne vedranno delle belle. Dicono in tanti che, quando ‘Renato’ convoca il gruppo per ratificare le sue scelte, gode di scarsi consensi: "L’ultima volta dovevano essere in 57 (su 70, ndr) e invece ha riunito solo 25 persone". Il paradosso è che il probabile 'no' sulle riforme farà contento il nemico interno numero 1, Fitto, non certo Verdini.

Lo storico responsabile e organizzatore azzurro è sempre più lontano dal cerchio magico, ma "non tradirà mai Silvio, di cui non mette e non metterà mai in discussione la leadership, né formerà mai fantomatici gruppi autonomi come si scrive", dice in un fiato chi ci lavora gomito a gomito e lo conosce da sempre. Altri non la pensano così. "Verdini ormai ha rotto con Berlusconi - racconta un altro senatore -. Dopo il riconoscimento e la stima che Renzi gli ha ribadito sull’Espresso, Denis non potrà fare altro che farsi carico di un gruppo di ‘responsabili’ che portino a casa Italicum e riforme". Ma quanti sono i verdiniani? Circa quindici alla Camera e molti meno al Senato dove però lavorano in sinergia con i ‘volenterosi’ pro-governo Renzi. Il cui capofila, il senatore di Gal Paolo Naccarato, dice: "Berlusconi non è più la sintesi di nulla, Renzi è il centro di tutto e governerà fino al 2018 grazie all’avversario di comodo Salvini. Noi siamo persone realiste. Ne abbiamo preso atto. Credo che lo sia anche Verdini". E, in serata, il premier Renzi sfoggia ottimismo: "Sono assolutamente certo che in Parlamento i voti sulle riforme ci saranno".