Banfi e l'Unesco: "Voglio i nonni patrimonio dell'umanità"

Intervista all'attore, che avanza già la sua prima proposta. "Rispetto chi studia, io non ho potuto farlo"

Lino Banfi e Luigi Di Maio (Ansa)

Lino Banfi e Luigi Di Maio (Ansa)

Roma, 23 gennaio 2019 - «Sono finito ‘catapultèto’ in questo annuncio». Lino Banfi, 82 anni, protagonista di tante commedie degli anni ’70 e ’80 e da anni Nonno Libero nella fiction 'Un medico in famiglia', racconta la giornata in cui è finito al centro del dibattito politico e dei Tweet di tutta Italia. «Lunedì sera mi arriva una telefonata – confida Banfi– : ‘Il ministro dei Beni culturali ti vuole parlare’. Mi passano il ministro, che mi dice: possiamo vederci domani, così le spiego?». 

Così all’improvviso?  «Assolutamente sì. L’ho trovato simpatico, potrebbe essere mio figlio, come età. Mi ha detto ‘abbiamo pensato di annoverarla fra gli ambasciatori della commissione Unesco’». 

E lei? «Ah, che piacere!, dico. E ho aggiunto: l’importante è che non ci sia obbligo di parlare in inglese, perché io non lo parlo. E che non ci sia obbligo di laurea, perché non ce l’ho».

Subito dopo, l’annuncio pubblico.  «Me ne stavo andando, con l’intesa di rivedersi fra qualche giorno. Mi ero tolto la cravatta e stavo entrando nel taxi quando vedo Bonisoli che scende di corsa e mi dice: ho parlato con Di Maio, perché l’annuncio non lo facciamo adesso? Ci sono il presidente del Consiglio, i ministri, i giornalisti…».

Com’è nato il suo rapporto con Luigi Di Maio?  «È venuto a farmi gli auguri per i miei 82 anni. E vedere un ragazzo di trent’anni che sa a memoria tutti i miei film mi ha commosso. La politica non c’entra». 

Come non c’entra?  «Mi sono affezionato a questo ragazzo, ma non significa che domani vada a votare il suo partito. Sono fatto così: voto l’uomo, non il partito. Votai Craxi perché lo apprezzavo come persona, e addirittura – io che, come è noto, non sono di sinistra – ho fatto la campagna elettorale per Walter Veltroni, perché lo reputo uomo di grande cultura e spessore».

E in questo caso?  «In questo caso, quando un’istituzione chiama, ti dà un incarico così bello, io sono onorato e accetto». 

Secondo lei perché la hanno scelta? «Avranno pensato: meglio mettere una persona ‘vera’, nazionalpopolare, non i soliti plurilaureati».

Il presidente Pd, Matteo Orfini, parla di uno ‘schiaffo al merito’. «Ma io non volevo dire che voglio che la gente non si laurei: anzi, li invito a studiare. Avrei voluto studiare anch’io, ma non l’ho potuto fare. Ho grande rispetto per chi studia». 

Lei seguirà da vicino le proposte per siti, persone o eventi che saranno nominati patrimoni dell’umanità. Che cosa le viene in mente?  «Non ci sono soltanto i siti! E allora penso al nonno. La figura del nonno, in tutto il mondo, dovrebbe diventare patrimonio dell’umanità».

Di Maio, giocando sull’equivoco, ha detto che lei è diventato patrimonio Unesco. «Ahah! Beh, no: troppa grazia, sant’Antonio!».

Ma ha capito esattamente che cosa dovrà fare? «No. Nessuno me lo ha detto. Me lo spiegheranno…».

Sui social c’è chi ha proposto Edwige Fenech come patrimonio dell’umanità.  «E perché no? Le attrici belle e brave – e ho avuto la fortuna di lavorare con molte di loro – sono a tutti gli effetti patrimonio della nostra umanità».

Salvini ha commentato, sarcastico: ‘E allora Jerry Calà, Smaila e Pozzetto?’  «Chissà: forse si chiedeva come mai non avessero scelto un attore del nord Italia per questo ruolo. In ogni caso, ci sono tanti attori più bravi di me. Ma se mi hanno scelto, io ringrazio e accetto». 

Come attore, su che cosa sta lavorando? «A una fiction in coppia con Al Bano, prodotta dalla stessa produttrice del Medico in famiglia e ancora non so se andrà sulla Rai o su Mediaset».