Mercoledì 24 Aprile 2024

Trivelle nello Ionio, bufera sui 5 Stelle. Di Maio: ratifica obbligata, eredità del Pd

Bonelli dei Verdi: "Ok dal Mise". Il ministro dell'Ambiente Costa: "Mai autorizzate". Infuriati i No Triv. Emiliano annuncia ricorsi

Una piattaforma e cartelli di Greenpeace anti trivelle

Una piattaforma e cartelli di Greenpeace anti trivelle

Roma, 6 gennaio, 2018 - I 5 Stelle tornano nella bufera. Il Mise, il ministero dello Sviluppo economico che fa capo a Luigi Di Maio, ha dato l'avvio all'iter per le trivelle nel mar Ionio scatenando le polemiche dei Verdi. Per frenare l'ira dei No Triv (che, due anni fa, al referendum avevano trovato il sostegno 'senza se e senza ma' proprio dal Movimento) interviene il ministro dell'Ambiente (pentastellato) che sconfessa qualsiasi passo in avanti: "Mai firmate autorizzazioni, non riposto l'italia al Medio Evo". Ma la polemica monta con tanto di minacce di ricorsi in tribunale, cosicché alla fine prende la parola lo stesso Di Maio. "Mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel mar Ionio, ma è una bugia", dice il vicepremier spiegando che un funzionario del Mise "ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio Governo".

IL CASO - A sollevare il caso è Angelo Bonelli dei Verdi:  "Il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha dato il via libera alle trivelle per la ricerca del petrolio nel mar Ionio. In data 31 dicembre 2018 è stato pubblicato sul BUIG (bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle geo risorse) che autorizza tre nuovi permessi (F.R43-44-45.GM) di ricerca petrolifera su una superficie complessiva di 2200 km/q a favore della società americana Global MED LLC, con sede legale in Colorado, Usa". E aggiunge: "La ricerca autorizza l'uso dell'air gun, le bombe d'aria e sonore, che provocano danni ai fondali e alla fauna ittica: è il regalo di Luigi Di Maio alla Puglia e alla Basilicata dopo Ilva e le autorizzazioni alla Shell rilasciate dal ministero dell'Ambiente".

IL MINISTRO DELL'AMBIENTE - Il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, però nega di aver firmato autorizzazioni per nuove trivellazioni. Anzi, rilancia: "Mai ho firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò. I permessi rilasciati in questi giorni dal ministero dello Sviluppo economico sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sí dato dal ministero dell'Ambiente del precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra amica dell'ambiente". In aiuto, arriva anche il sottosegretario al Mise, Davide Crippa: "Il ministero per lo Sviluppo Economico ha avviato l'iter di rigetto per sette permessi di ricerca del petrolio in Adriatico e nel Canale di Sicilia. Sono disponibile a incontrare le associazioni", dice.

Ma intanto è caos. Con i No Triv imbufaliti, i Verdi sul piede di guerra, e i social che ribollono. Già con la Tap, in Salento, infatti, i 5 Stelle erano finiti nella bufera. Dopo aver promesso in lungo e in largo (Di Battista in primis) di stoppare il gasdotto, il mancato stop ha creato parecchi problemi tra gli stellati salentini, con proteste e bandiere del Movimento bruciate

Il ministro Costa, però, ribatte: "Da quando sono ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò. Non sono diventato Ministro dell'Ambiente per riportare l'Italia al Medioevo economico e ambientale. Anche se arrivasse un parere positivo della Commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione». E, da qui, rilancia: "Siamo al lavoro assieme al Mise per inserire nel dl Semplificazioni una norma per lo stop a 40 permessi pendenti". Gli fa eco ancora il sottosegretario Crippa che via Facebook rende pubblico l'atto di rigetto del pozzo di Carisio: "Qualcuno deve proprio far fatica a trovarlo tant'è che nemmeno lo tiene in considerazione tra gli atti che questo governo ha portato a termine".

LA REGIONE PUGLIA - Nel pieno delle polemiche, torna in prima linea anche il governatore pugliese, Michele Emiliano che annuncia ricorsi: "Impugneremo le nuove autorizzazioni rilasciate dal Mise a cercare idrocarburi nel mar Ionio". E si smarca dai 5 Stelle: "Il governo ha tradito ancora una volta le promesse della campagna elettorale".  

DI MAIO - E in serata arriva anche la precisazione del titolare del Ministero dello Sviluppo economico. "Mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel mar Ionio. E' una bugia. Queste 'ricerche di idrocarburi' (che non sono trivellazioni) erano state autorizzate dal governo precedente e in particolare dal Ministero dell'Ambiente del ministro Galletti che aveva dato una Valutazione di Impatto Ambientale favorevole", scrive Luigi Di Maio su Facebook. Il ministro aggiunge quindi: a dicembre "un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato. Quando il Pd ha dato l'ignobile parere favorevole un anno e mezzo fa, nessun giornale aveva messo la notizia in prima pagina. Ora che il Mise ha semplicemente ratificato quello che il Pd aveva deciso, è diventata una notizia". Di Maio plaude alla scelta del collega Costa di aver sciolto la Commissione che ha "dato l'ok a questa porcata", ma anche alla decisione del governatore Emiliano di impugnare queste autorizzazioni. "Sono contento, non chiedo altro, spero che un giudice blocchi quello che da qui non potevamo bloccare senza commettere un reato a carico del dirigente che doveva apporre la firma - aggiunge -. Presto porteremo in parlamento una norma che dichiara l'Air gun una pratica illegale e che renda sconveniente trivellare in mare e a terra. Fino ad allora faremo il possibile per bloccare le trivellazioni".