Sabato 14 Settembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Trappola alla premier. Comici russi al telefono si fingono leader dell’Africa. E lei parla dell’Ucraina

Palazzo Chigi in imbarazzo: rammaricati, siamo stati tratti in inganno da un impostore. E la maggioranza fa quadrato: era uno scherzo, ma le cose che dice Meloni sono reali.

Sarà perché i leader europei "non hanno risposto al telefono quando li ho chiamati" sull’emergenza migranti che il 18 settembre Giorgia Meloni si è fatta passare all’apparecchio di Palazzo Chigi il sedicente presidente della Commissione dell’Unione Africana. Salvo che dall’altra parte della linea, invece del ciadiano Moussa Faki c’erano Vovan e Lexus, due comici russi specializzati in gag telefoniche a danno dei potenti del mondo. Scherzo confermato da Palazzo Chigi con una nota: "L’ufficio del consigliere diplomatico del presidente del Consiglio dei ministri si rammarica per essere stato tratto in inganno da un impostore". Anche se la maggioranza ha ben di che vantare che sulla guerra russo-ucraina, la premier non sia caduta. "Il problema del nazionalismo penso lo abbia ha Putin", risponde infatti Meloni ai due. "Penso che stiano facendo quello che devono e ciò che è loro diritto di fare E noi stiamo cercando di aiutarli". Dunque si fa quadrato attorno alla premier. Il capogruppo Fdi alla Camera, Tommaso Foti: "Meloni, pur tratta in inganno, ha ribadito con coerenza e trasparenza la linea dell’esecutivo e del Paese. E il presidente dei Senatori meloniani, Lucio Malan: "Se la telefonata è un fake, la Meloni è vera". Perfino Calenda, Azione, invita a "non strumentalizzare".

Al teledono, Meloni ammette però tutta l’insofferenza delle segreterie di Stato occidentali per il languire del conflitto. "C’è molta stanchezza da tutte le parti", rivela, e "si avvicina il momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita". Ammettendo che "la controffensiva dell’Ucraina non sta andando come ci si aspettava e non ha cambiato il destino del conflitto", Meloni sostiene che "il problema è trovare una via d’uscita accettabile per entrambe le parti senza distruggere la legge internazionale".

Ovviamente, però, si comincia dall’emergenza migratoria. Le 120mila persone arrivate principalmente dalla Tunisia dal primo dell’anno e i problemi che pongono "dal punto di vista umanitario, logistico, di sicurezza". Senza contare che "questi flussi rischiano di aumentare per la situazione che c’è in Africa, soprattutto nel Sahel", si preoccupa la premier. Che lamenta la condivisione "a parole" da parte di Ursula Von Der Leyen e la "maniera molto stupida" di scaricare l’emergenza all’Italia da parte dei partner europei. Intenzionalmente o per fortuna, i comici russi hanno infatti pizzicato Meloni mentre preparava l’intervento all’Onu. La guerra in Medio Oriente non era scoppiata e il piano Mattei era ancora in agenda: la premier si prodiga in promesse d’investimento in Africa, a cui dice di voler dedicare anche la presidenza italiana del G7, sebbene il tema già definito riguardi la rivoluzione digitale.

Poi, a conferma di aver preso sul serio l’interlocutore, Meloni chiede se il colpo di stato in Niger sia in funzione anti-francese. E alla scontata risposta favorevole rivela "che la Francia sta spingendo per una sorta di intervento" mentre lei vuol "sostenere uno sforzo diplomatico". Il rapporto con l’Eliseo, del resto, non è mai decollato anche per gli interessi divergenti in Africa. Critica sull’esito della guerra civile in Libia, Meloni rimprovera ai francesi di avere in Niger "altre priorità" rispetto ai migranti. Ragion per cui "il loro punto di vista non è necessariamente il mio" voleva far sapere agli africani.