Giovedì 25 Aprile 2024

Schlein: "Un Pd senza capibastone". Ma per le nomine vale il Cencelli

Per la neosegretaria due vice d’area: l’ex giovane turca Gribaudo e Capone, area Emiliano. La presidenza allo sfidante Bonaccini. La tesoreria all’orlandiano Fina. In direzione tanti emiliani

Roma, 13 marzo 2023 - "Unità" sì, ma "nel cambiamento". Così suona il ritornello intonato ieri dalla neosegretaria del Pd Elly Schlein e dal coro che le fa eco. Perché "anche dentro di noi abbiamo mali da estirpare: non vogliamo più vedere stranezze e cose irregolari sui tesseramenti, non vogliamo più vedere capibastone e cacicchi vari", dice Schlein suscitando l’ovazione tanto da parte della platea dei delegati quanto più da parte dei diretti interessati: big del partito e amministratori locali in primo luogo, che si spellano le mani e si sperticano in lodi per la nuova gestione unitaria.

Bagno di folla per Elly Schlein
Bagno di folla per Elly Schlein

Sancita dall’elezione con voto praticamente unanime del nuovo ufficio di presidenza del Pd: dove Stefano Bonaccini ha per vice le schleiniane Chiara Gribaudo (ex giovane turca) e Loredana Capone, che in qualità di presidente dell’assemblea regionale pugliese è a sua volta anche nell’orbita del governatore Michele Emiliano. Tra i sostenitori della segretaria il nuovo tesoriere Michele Fina, già esponente abruzzese della componente di Andrea Orlando. Dal che si può maliziosamente osservare come la professata battaglia contro i cacicchi e i capibastone si risolva anche in un prezioso utilizzo del buon, caro, vecchio manuale Cencelli: facendo cioè ricorso al bilanciamento tra le componenti nella composizione degli organismi dirigenti.

Nella soleggiata giornata romana di orgoglio dem all’insegna dell’ecumenismo e la "forza della comunità" – come recita il titolo scelto per l’evento –, Schlein si proclama dunque "segretaria di tutti" all’uso dei presidenti Usa. E l’ex contendente Bonaccini, da presidente acclamato, le fa eco invitando a spogliar le maglie degli opposti schieramenti e le correnti per indossare quelle uguali per tutti del Pd. Il tutto viene sancito ancor più dalla formulazione di un listone unitario (e a trazione emiliano-romagnola) per la nomina dei 60 membri della direzione di competenza dell’assemblea (altri 60 li nominano i territori e 4 l’estero, tra cui figura il microbiologo Andrea Crisanti). Tra le new entry il ritorno degli ex di Articolo Uno da Alfredo D’Attorre a Maria Cecilia Guerra. Entrano anche le Sardine con Mattia Santori e Jasmine Cristallo. Ma non mancano nomi noti come Goffredo Bettini, Andrea Orlando, i sindaci Emilio Del Bono e Giorgio Gori e poi Pier Francesco Majorino, Susanna Camusso, AnnaMaria Furlan e Peppe Provenzano. Chi siano i cacicchi lo può desumere chi vuole. Certo è che l’altra faccia del pluralismo interno, delle "differenza da mettere a valore" secondo Schlein, è il bilancino con cui son stati composti gli organi dirigenti. Dove fuori quota, ma non senza fondato motivo rientra Livia Turco.

Oggi nessuno dei big è intervenuto dal palco, lasciando la scena alla segretaria e al suo disegno di partito inclusivo, aperto ad abbracci e selfie con tutta la platea quasi tutta in giacchetta stagionale di ordinanza, quasi tutte blu per gli uomini e con più varietà per donne (salvo solo relegare come al solito la stampa nel loggione, impedendo non si sa perché ai giornalisti di mischiarsi coi delegati per fare il loro pur apprezzato lavoro).

Quella di Elly "sarà una segreteria di unità e cambiamento", promette Marco Furfaro, fra gli esponenti più vicini alla segretaria e in pectore per il ruolo di vicesegretario o coordinatore della segreteria. Dove in caso di gestione unitaria la minoranza vorrebbe il coordinatore di base riformista Alessandro Alfieri, visto che l’agognato posto di capogruppo al Senato sarà di Francesco Boccia. Il posto di capogruppo alla Camera, invece, potendo Schlein intervenire per il partito, potrebbe andare alla minoranza nella persona di Simona Bonafè; altrimenti sono in lizza Giuseppe Provenzano o Nicola Zingaretti.