Totoministri, Giorgetti per convincere la Lega. Sfida tra virologi se tecnico alla Salute

Girandola di nomi per la squadra di governo. L’ex sottosegretario a palazzo Chigi la chiave per ottenere il sostegno del Carroccio. Conferme possibili per Guerini (Difesa), Bellanova (Agricoltura) e Di Maio (Esteri). Ma tutto dipende da chi appoggerà l’esecutivo

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La novità, quella clamorosa, nel nuovo esecutivo che sta per formare Super Mario Draghi, sarebbe il nome del numero due della Lega (e antico amico dell’ex governatore Bce), Giancarlo Giorgetti. A lui, il premier incaricato offrirebbe o il ministero dello Sviluppo economico o il posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Poi, una serie di punti interrogativi, tutti aperti, e qualche certezza. Fabio Panetta, membro del board della Bce, potrebbe essere chiamato a dirigere l’Economia (dove si fanno i nomi anche di Roberto Gualtieri e di Carlo Cottarelli) o in un ruolo chiave nella gestione del Recovery.

Governo, Draghi al secondo giorno di consultazioni. La diretta

La giurista ed ex ministra del governo Monti, Paola Severino, è in pole per la Giustizia. In alternativa c’è Marta Cartabia, l’ex presidente della Consulta vicina al capo dello Stato, o Raffaele Cantone. Luciana Lamorgese dovrebbe continuare a guidare l’Interno. La riconferma di Roberto Speranza alla Salute è data per fatta. In caso di governo di soli tecnici, invece, ci sono i virologi Massimo Galli, Ilaria Capua e Antonella Polimeni.

La riconferma dei dem uscenti in dicasteri minori (Boccia agli Affari regionali, Provenzano al Sud, Amendola agli Affari Ue) è data per persa. Al Pd toccheranno 2 o 3 ministeri, i leader delle componenti interne più forti hanno in mano le carte migliori: Dario Franceschini (Area dem) alla Cultura, Lorenzo Guerini (Base Riformista) alla Difesa e la new entry, in quota Nazareno, Andrea Orlando, forse all’Ambiente. Un governo con forte caratura politica non potrà fare a meno di un ministro di Iv (Renzi punta a riconfermare Teresa Bellanova o promuovere Maria Elena Boschi o Ettore Rosato). I 5 Stelle, se decideranno di sostenere Draghi, puntano ad almeno 6-8 dicasteri. Luigi Di Maio può restare agli Esteri, ma potrebbe anche cambiare, in caso alla Farnesina vada un tecnico (Elisabetta Belloni), o una figura terza come il fondatore della comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi (già nel governo Monti), o la politologa Marta Dassù.

Riconferma sicura, in casa M5s, per Patuanelli, ma in un’altra casella. Allo Sviluppo economico potrebbe andare Vittorio Colao (papabile anche per i Trasporti), Franco Bernabé o l’ex sindacalista Cisl, Marco Bentivogli. I 5 Stelle chiedono di mantenere al loro posto anche D’Incà (Riforme), Costa (Ambiente) e persino Catalfo e Azzolina. Enrico Giovannini è in pole per il Lavoro (oppure Tito Boeri), Enzo Moavero agli Affari Ue, Sabino Cassese agli Affari regionali, il tecnico Roberto Cingolani alla Pa (se andasse a un politico, sarebbe Renato Brunetta).