Toti indica la (terza) via. "Costruiamo un polo liberale, ma vedo troppi personalismi"

Il presidente della Regione Liguria: sbagliato partire dai leader, definiamo il perimetro "Stimo Di Maio, ma non so dove voglia andare. Calenda elitario, Renzi si muove a zig zag"

Giovanni Toti

Giovanni Toti

A che punto è il cantiere del centro? "Più che di centro parliamo di alleanza del buon governo – avvisa Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria e fondatore di Italia al Centro - ma se cerchiamo di costruirla sommando leader o esponenti politici a vario titolo classificabili come tali, probabilmente non arriveremo da nessuna parte. Se, invece, cominciamo un lavoro serio di perimetrazione di quella che una volta si sarebbe chiamata piattaforma politica, allora potremo realizzare un raggruppamento contro il velleitarismo di certa politica di questo ultimo quinquennio".

Quali i paletti di questo perimetro programmatico?

"Ho partecipato a un centro-destra che ha avuto alcune caratteristiche fondamentali e che tali rimangono per me: nel senso che deve essere filoeuropeo, filoatlantico, credere nella scienza e non solleticare i No Vax, essere per il libero mercato, per la concorrenza, contro i dazi, per la flessibilità del mercato del lavoro, contro il reddito di cittadinanza, come contro le baby pensioni, senza produrre disavanzi e debito a carico delle future generazioni".

Le coalizioni attuali sono lontane da questo polo?

"Sì, si sono entrambe allontanate da questo paradigma. Il Pd si presenta come il partito della governabilità e della modernizzazione del Paese, ma poi intende allearsi con i 5 Stelle che sono anti-modernisti e continuano a fare le battaglie contro i rigassificatori pensando che le infrastrutture siano uno strumento del demonio".

E l’attuale centrodestra?

"Ha due partiti fondamentali che strizzano l’occhio a Vox in Spagna o a Alternative Für Deutschland in Germania o alla Le Pen in Francia e che guardano all’Europa più come un freno che come una risorsa, senza contare che sul libero mercato hanno tutte le loro pregiudiziali".

Dunque, non si intravedono possibilità di alleanza con i due schieramenti in campo.

"Dico: confrontiamoci sulla piattaforma e vediamo se questo nostro rassemblement è più coerente con il centro-destra, con il centro-sinistra o con nessuno. Devono anche essere loro a dirci che cosa vogliono fare, perché se c’è confusione al centro c’è altrettanta confusione a destra e sinistra".

Lei, però, in Liguria governa con il centro-destra?

"Da noi il centro-destra ha una fisionomia particolare: esiste una via ligure al centro-destra nell’ambito del quale le forze moderate, civiche e rifomiste sono oltre la metà della coalizione. E, infatti, i risultati positivi si sono visti a Genova e a La Spezia nell’ultima tornata elettorale. A differenza che altrove".

A questo punto, però, il polo che immagina dovrebbe avere come interlocutori "naturali" Renzi, Calenda, Di Maio. O No?

"Non escludo nessuno dall’interlocuzione, però alcune forze politiche non sono compatibili con la piattaforma che intendo io. Di Maio lo stimo come ministro degli Esteri, ma come leader politico non so dove voglia andare: su mercato, infrastrutture, reddito, di cittadinanza non so quale sia oggi la sua posizione, dopo tutte quelle che ha cambiato".

Renzi e Calenda appaiono, però, vicini alle sue posizioni.

"Dal punto di vista del programma sicuramente. Carlo ha mostrato coraggio a Roma e ha avuto un discreto successo: può essere certamente un interlocutore, ma deve abbandonare l’idea della corsa in solitaria un po’ elitaria. Renzi si muove a zig zag, anche con convergenze significative in Parlamento, ma si tratta di capire che cosa voglia fare".

Certo è che, in queste condizioni, una legge proporzionale con la fine delle liste bloccate farebbe bene a tutti. Enrico Letta, principalmente sul secondo aspetto, spinge per cambiare.

"Letta ha ragione da vendere e il fatto che oggi lo faccia per motivi anche utilitaristici, perché il suo campo largo si sta sfarinando, non toglie che abbia ragione. Sostenere che chi oggi è proporzionalista è per l’inciucio parlamentare e che e chi vuole mantenere la legge elettorale è per la cristallina chiarezza verso il corpo elettorale è la più grande balla che si sia mai sentita con tre governi in un sola legislatura, nessuno dei quali votato dagli elettori, e due premier non eletti".

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