Mercoledì 18 Giugno 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

Terzo mandato ora si tratta

Domani Fedriga vede Meloni. Friuli, verso un rimpasto di Giunta. .

Domani Fedriga vede Meloni. Friuli, verso un rimpasto di Giunta. .

Domani Fedriga vede Meloni. Friuli, verso un rimpasto di Giunta. .

Le regioni continuano ad agitare le acque e a turbare i sonni del centrodestra. L’agitazione è dovuta a motivi interni, gli incubi ai rischi di un turno di regionali se non da cappotto, quasi. Nel day after, governo e FdI si sforzano di stemperare la tensione provocata da quello che è uno strappo: il voto contrario dei leghisti in Consiglio dei ministri sulla legge trentina che consentirebbe il terzo mandato al presidente della Provincia autonoma, Maurizio Fugatti. Da via della Scrofa fanno sapere di essere disposti a parlare della questione. Dice il responsabile dell’organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli: "Siamo molto laici sul terzo mandato". Gli fa eco il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni: "Siamo pronti a discuterne. Il confronto sarà basato sulla pronuncia della Consulta". Tutto fa pensare che se la Corte darà ragione al governo, la partita sarà chiusa. In teoria, se il verdetto sarà opposto si potrebbe intavolare il discorso sul terzo mandato. Va più in là il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: "Se ne può parlare anche prima che la Consulta si pronunci". Però, chiosa, "gli enti locali devono smetterla di andare per conto proprio".

Quanto sia melina quanto invece la premier sia disposta a rivedere la sua posizione fino a qui incrollabile sul terzo mandato lo sapremo nei prossimi mesi. È difficile che domani l’incontro con il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, sia risolutivo in tal senso; anche il documento approvato all’unanimità dalle Regioni che lui intende portare al governo – frutto di un compromesso con gli altri governatori – chiede "di valutare un approfondimento" sul tema, senza imporre alcunché. Piuttosto il colloquio servirà a trovare una via d’uscita alla crisi che si è aperta nel centrodestra friulano per motivi, secondo i più, legati al desiderio di ricandidarsi per la terza volta. Fedriga ripete di essere al lavoro per ricomporre la frattura che vede Lega e FI da una parte e FdI dall’altra ma, accusano le opposizioni, "si guarda bene dal venire nell’aula del consiglio regionale per spiegare le ragioni per cui 7 assessori hanno rimesso il mandato". Di qui, l’irritazione dei consiglieri del centrosinistra che ieri hanno lasciato l’emiciclo per protesta: "Vogliono mettere la polvere sotto il tappeto", avverte Francesco Russo (Pd). Difficile che Fedriga arrivi davvero a cercare la sfiducia, più facile che il punto di caduta sia un rimpasto in giunta.

Sin qui i mal di pancia all’interno della maggioranza. Molto peggio è l’attesa dello scontro con l’opposizione e non certo perché è ancora in ballo la data delle regionali autunnali. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, tifa per un election day: "Sarebbe auspicabile, ma ovviamente è rimesso all’autonomia delle regioni". I timori derivano dalle difficoltà della partita. In Toscana i giochi sembrano chiusi: Giani (Pd) non dovrebbe incontrare ostacoli. Nel regno di Emiliano, la Puglia, Decaro (Pd) corre in discesa. Sono regioni già in mano al centrosinistra, ma il rischio è di perdere quella dove governa la destra: nelle Marche Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro, ha buone possibilità di battere l’attuale governatore, Francesco Acquaroli (FdI).

Poi c’è il caso campano: qui l’incognita è interna al campo della sinistra. Non è chiaro ancora cosa farà lo spodestato De Luca se il candidato sarà Fico, a lui più che inviso. Le trattative sono in corso: i bookmaker ritengono che resterà in cambio di ampi spazi di potere nel Pd, se invece dovesse scegliere la rottura c’è chi suppone che De Luca faccia sue liste con Calenda concordando un candidato su cui confluirebbe il voto della destra. Per ora è fantapolitica: allo stato, dunque, si profila un 4 a 1. E già sarebbe una batosta se non fosse che nel Veneto la destra si fa male da sola: messo fuori dalla gara Zaia, la Lega spinge per un suo candidato, ma dentro FdI i veneti scalpitano. Insomma se sul piano internazionale Meloni deve vedersela con le note difficoltà, sul fronte interno non è meglio.