Roma, 18 giugno 2025 – Nel dubbio rinvia. In politica è una massima sempreverde, vale per tutti i partiti, la Lega non fa eccezione. Ieri mattina avrebbe dovuto decidere se forzare la mano e presentare subito un emendamento per portare il terzo mandato in Aula a Palazzo Madama in tempi fulminei, oppure lasciar correre e aspettare nuove occasioni. La scelta urgente pareva obbligata, poiché il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge sull’adeguamento del numero di consiglieri e assessori regionali – considerato il veicolo migliore nella maggioranza per permettere una terza legislatura ai governatori – nella commissione Affari costituzionali del Senato scadeva alle 14. Drastici e determinati i leghisti hanno deciso di non decidere: si sono presentati in commissione e hanno chiesto al presidente, Alberto Balboni (FdI), di rinviare a martedì prossimo il termine per la presentazione degli emendamenti. Se ne riparla tra 7 giorni e, per ora, passa la paura.
La scelta del Carroccio è stata dettata da una raffica di telefonate con i pezzi da novanta dei partiti del centrodestra concentrati sulla spinosa vicenda, da Giovanni Donzelli (FdI) a Maurizio Gasparri (Forza Italia). Il ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli, incaricato dalla Lega di scrivere la norma non ha trovato spiragli: «Non si fa niente senza l’accordo dei leader», il ragionamento degli alleati. A questo serve il time-out: a permettere il vertice che dovrebbe dirimere la querelle. Certo, non sarà facile per Giorgia Meloni concentrarsi sulla vicenda elettorale in mezzo al fragore delle bombe che esplodono non molto distanti da casa nostra. E poco importa se le opposizioni insorgono, pronte a presentare «migliaia» di emendamenti se dovesse arrivare la proposta «inaccettabile» sul terzo mandato, per dirla con il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, una mossa che non «rientrava negli accordi»: sul ddl in questione, in effetti, c’era un’intesa con la minoranza, tanto da essere in sede redigente, cioè con un iter accelerato.
Ma il summit s’ha da fare. Oggi la premier torna dal Canada: a conti fatti, il Consiglio dei ministri di venerdì potrebbe essere l’occasione giusta, ma fino a martedì, quando ripartirà per L’Aja per il vertice Nato, ogni giorno è buono. Sulla carta le posizioni sono quelle di sempre, inconciliabili. Matteo Salvini insiste, Antonio Tajani resiste: "La Lega può presentare l’emendamento che vuole, noi non lo votiamo”. In realtà la faccenda è più articolata: il partito di Giorgia sembra disposto a dare una mano al Carroccio sul terzo mandato, ma solo per i governatori non per le città. «Ci sono dei pro e dei contro a togliere il limite dei due mandati, ma allora bisogna mettere mano a contrappesi come maggiori poteri alle assemblee», sottolinea Balboni. Nello stato maggiore forzista qualche ufficiale propenso alla trattativa in cambio del taglio dell’Irpef o, più probabilmente, della candidatura a sindaco di Verona per Flavio Tosi o della promessa di avere un proprio nome per Milano. Si vedrà la settimana prossima. Guerre permettendo.