Roma, 26 giugno 2025 – Evviva. La saga del terzo mandato, tormentone oramai estenuante persino per i diretti interessati, arriva al capolinea. Forse. In realtà non è detto che la sempre più stanca serie non si trascini per qualche altra puntata. In concreto oggi la commissione Affari costituzionali del Senato dovrebbe votare l’emendamento della Lega al disegno di legge sul numero dei consiglieri e assessori regionali. Il voto decreterebbe il tramonto per i sogni di Zaia, De Luca e a seguire degli altri governatori che aspirano a ricandidarsi per la terza (nel caso del governatore veneto quarta) volta. A sorpresa il Carroccio ha presentato martedì il testo di poche righe in cui si sostituisce, nella norma che fissa il tetto per i presidenti di Regione, “secondo” con “terzo” mandato. Antonio Tajani, leader di FI, nemico giurato dei mandati a volontà, l’ha fucilato ieri senza pietà: “È una questione di principio. Quando c’è un’elezione diretta per eleggere una persona che ha più potere del presidente della Repubblica e del Consiglio, è bene sempre puntare sull’alternanza”.

FdI, che aveva riaperto a sorpresa un dossier che pareva già sepolto, ha atteso qualche ora prima di decretarne la chiusura per bocca di Giovanni Donzelli: “Senza accordo tra Lega e Forza Italia non votiamo l’emendamento”. Perché mai il partito tricolore abbia deciso di riprendere la partita senza intenzione di portarla fino in fondo (comunque, per un attimo ieri qualche meloniano ha ragionato sulla possibilità di votare a favore) resta da chiarire. Forse la premier ci teneva a mostrarsi al di sopra delle parti per rinsaldare i vincoli di coalizione anche con una sempre più insoddisfatta Lega. Forse ha deciso di non premere l’acceleratore a tavoletta per mandare un segnale a Elly Schlein. Nel clima internazionale che si è creato un margine di interlocuzione con i centristi e, soprattutto, con il Pd è utile e la resa sul terzo mandato potrebbe agevolare le cose, pur lasciando inevaso il grande interrogativo: chi sostituirà Zaia alla guida del Veneto? Un esponente della Lega oppure di FdI?
In ogni caso, il voto di oggi dovrebbe essere la pietra tombale. Il condizionale non dipende da margini di dubbio sull’esito del voto, ma sul fatto che ci si arrivi davvero: manca il parere della commissione Bilancio sull’intero disegno di legge. Se non arriverà oggi, il voto potrebbe slittare alla prossima settimana. Insomma, non si può escludere di dover ancora dire: il seguito alla prossima puntata.
Nessun dubbio invece per quanto riguarda i pezzi forti del programma del centrodestra: premierato e separazione delle carriere. Di quelli se ne riparlerà di certo però, a sorpresa, non con la canicola: avrebbero dovuto essere discussi dalla Camera prima della pausa estiva, invece sono stati rimandati a settembre. Nessuna considerazione politica, per carità, come insiste l’opposizione che punta il dito sulle divisioni della maggioranza in tema di riforme e non solo. Questione di traffico, assicurano da Palazzo Chigi: i decreti si affollano, siamo all’ingorgo.