Lunedì 14 Luglio 2025
COSIMO ROSSI
Politica

Terzo mandato addio. Ora la battaglia interna si sposta sulla Lombardia

Bocciato in Senato l’emendamento per prolungare a 15 anni i limiti dei governatori. La Lega ipoteca il Veneto, FdI punta a sfilare all’alleato lo scranno di Fontana.

Il. leader della Lega Matteo Salvini col governatore lombardo Attilio Fontana

Il. leader della Lega Matteo Salvini col governatore lombardo Attilio Fontana

Commiato per il terzo mandato. Salvo stravolgimenti dell’ultimo minuto a opera del governo, la sonora bocciatura da parte della commissione Affari costituzionali del Senato ha licenziato senza appello il dibattito politico sul terzo mandato per i governatori. E insieme tutte le alchimie in vista delle regionali di autunno: dalla riconferma del leghista anomalo Luca Zaia in Veneto a quella del Pd ancor più anomalo Vincenzo De Luca in Campania, che per differenti ragioni interne e esterne alla maggioranza potevano non dispiacere al partito della premier Giorgia Meloni.

E invece, rispetto al vantaggio di cui sicuramente il centrosinistra potrebbe approfittare – non in Veneto, ma in Toscana, Marche, Campania e Puglia – alle ultime regionali di autunno prima delle politiche del 2027, ha prevalso la coerenza di principio professata da Forza Italia e assecondata da Fratelli d’Italia. E utile anzitutto al cambio della guardia leghista nella popolosa e potente Lombardia nel 2028. Senza contare che sulla data delle prossime regionali ancora aleggia l’ipotesi di un rinvio dall’autunno prossimo alla primavera 2026 prospettato dal governatore campano De Luca, ma che non cambierebbe in vero la sostanza della partita politica.

Non è un caso che il più risentito per la bocciatura sia il presidente della Lombardia Attilio Fontana, che definisce il voto parlamentare "uno schiaffo in faccia a quelle comunità che, democraticamente, attraverso il voto, vorrebbero confermare amministratori apprezzati, capaci ed efficienti, poi perché è frutto di ripicche e ‘mezzucci’ di una politica bassa che mira solo all’interesse partitico del momento senza una visione a largo respiro". Alla fine del lungo braccio di ferro sulle eventuali ricandidature del veneto Zaia, il friulano Fedriga e il campano De Luca, emerge infatti che il vero obiettivo politico dei soci di maggioranza è in realtà la Lombardia: la regione più popolosa, con più parlamentari e economicamente più forte del Paese.

Abdicato alle beghe leghiste sul Veneto, dove tra il segretario Matteo Salvini e il governatore Zaia non c’è sicuramente unità d’intenti e gli alleati sono ben lieti di lasciar deflagrare le incomprensioni interne, il partito della premier, che non governa nessuna delle grandi regioni del Nord, punta esplicitamente a ottenere il governo della Lombardia nell’inverno 2028. Il centrosinistra non ha possibilità e senza terzo mandato Fontana non ha modo di rivendicare continuità. Da cui il suo risentimento. Proprio la conferma di Fontana, del resto, era il vero interesse della Lega di Salvini. Che per i dissidenti interni Zaia e Fedriga ha sostenuto il terzo mandato più per dovere di ufficio che per reale interesse. Adesso, infatti, Salvini potrà candidare in Veneto qualche esponente fedele del Carroccio che potrà rimanere al governo 10 anni invece che 5, come nel caso della conferma dell’eretico Zaia.

Sta di fatto che il centrodestra si preclude l’ipotesi di impedire la vittoria del centrosinistra in Campania che, insieme a Toscana, Marche e Puglia, potrebbe rappresentare un gran bel viatico in vista delle politiche 2027. Il centrosinistra è deciso a candidare l’ex presidente della Camera Roberto Fico, che non piace per nulla al governatore uscente. E qui entra infatti in scena l’eventualità di un rinvio delle elezioni regionali dal prossimo autunno alla primavera prospettata proprio da De Luca. Ipotesi peregrina, ma non impossibile. Nell’ambito della quale potrebbe anche tornare in auge il terzo mandato tramite accordo di governo e eventuale decreto legge.

Ma apparirebbe ancor più specioso visti gli orientamenti elettorali consolidati. Dove solo le Marche possono essere considerate in bilico, ma l’ex sindaco dem di Pesaro Matteo Ricci è più che competitivo con l’amministrazione di centrodestra uscente. La Lombardia, però, val bene le sconfitte già scontate per il partito della premier.