Tav e Tap, Siri (Lega): "Nessun dietrofront"

Il sottosegretario frena i grillini: l'interesse del Paese prima delle divisioni

Armando Siri, sottosegretario alle infrastrutture (ImagoE)

Armando Siri, sottosegretario alle infrastrutture (ImagoE)

«Non abbiamo mai discusso uno stop della Tav. Nel nostro contratto si parla di ridiscussione del progetto. Questa non è un’opera periferica ma fa parte di un corridoio europeo e, se non la facciamo, rischiamo di tagliare fuori l’Italia dai collegamenti strategici verso ovest. Tutto si può migliorare per carità, ma temo che uno stop comporti più costi che benefici».

Stesse divisioni sul Tap, il gasdotto trans Adriatico. Che farete?

«Equivoci e non detti sono il 98% delle cause dei conflitti. Al primo posto ci deve essere l’interesse generale del Paese, che non può essere tagliato fuori dallo sviluppo del continente».

In che stato sono le infrastrutture italiane, a cominciare da da strade e autostrade?

«Sono messe male. In tutto il Paese soffriamo di un pesante e generalizzato deficit infrastrutturale, con evidenti carenze nel centro sud».

E per quanto riguarda la rete ferroviaria?

«Servono investimenti e soprattutto una visione strategica per il Paese. Noi vogliamo che le rotaie diventino un’opportunità concorrenziale con la gomma. Per riuscirci dobbiamo rafforzare l’Alta capacità delle merci e l’Alta velocità».

Ma anche i pendolari ogni giorno vivono una vera via crucis. Si sente di rassicurarli?

«I pendolari sono la priorità, siamo tutti d’accordo. Dobbiamo e vogliamo al più presto dare segnali di un cambiamento vero nel trasporto locale».

Per questo avete azzerato il consiglio di amministrazione di Fs e cacciato Mazzoncini?

«Non solo. Mazzoncini e il cda hanno lavorato a un progetto e una mission ormai non compatibile con le linee guida del nuovo governo. Noi vogliamo che la priorità di Ferrovie sia quella di garantire un trasporto dignitoso ed efficiente a tutti, anche ai pendolari. Per noi è fondamentale che, oltre ai soldi, ci sia anche un cronoprogramma con le priorità. C’è molto da fare e non è opportuno disperdere energie in progetti che escono dal perimetro della mission principale: far viaggiare bene i passeggeri su tutti i treni».

Conferma che è stato un errore fondere Fs e Anas?

«Una scelta senza senso, anche perché possono comunque lavorare insieme. Se il problema sono, invece, i debiti Anas che pesano sui conti dello Stato, nessuno ci vieta di farla uscire dal perimetro delle aziende pubbliche».

Avete scelto il nuovo ad che sostituirà Mazzoncini?

«Ancora no, ma abbiamo ben chiare le idee. Dovrà essere un manager che applichi il nostro programma sui trasporti con un’attenzione particolare ai pendolari».

Che possibilità ci sono di riuscire a scorporare gli investimenti in infrastrutture da deficit? Ne farete una battaglia in Europa?

«Conte e Savona appoggiano pienamente questa nostra battaglia e credo ci siano buone opportunità per ottenere lo scorporo almeno su un numero di opere che indicheremo come prioritarie».

Quali?

«Oltre alle principali infrastrutture, mi sta a cuore ottenere lo scorporo totale sul recupero dei centri storici urbani. Significherebbe ripulire le nostre città e eliminare il degrado».

Altra emergenza da affrontare è il futuro di Alitalia. Resterà italiana?

«Sì, resterà italiana. Coinvolgeremo un azionariato industriale che possa garantire ad Alitalia un futuro di crescita senza doverci ritrovare tra due anni a dover ricapitalizzare con soldi pubblici. E individueremo anche il partner più idoneo per sostenere la mission strategica della compagnia. Questa è l’ultima occasione».

Come valuta l’operato di Gubitosi e degli altri commissari?

«Hanno fatto un grosso sforzo per mantenere operativa Alitalia. I dati in nostro possesso ci dicono che il prestito ponte è stato finora utilizzato in modo razionale. La valutazione finale, però, ci sarà al momento della restituzione».

In campo fiscale è la flat tax, per quanto riguarda le infrastrutture qual è la sua priorità?

«Le do una notizia: la flat tax è un’infrastruttura per il Paese. È immateriale, ma è un’infrastruttura e rimane la priorità assoluta, se vogliamo che l’Italia torni autenticamente a crescere».