Mercoledì 24 Aprile 2024

Taglio dei parlamentari, mancano firme. Referendum in forse

Si sfilano quattro senatori di Forza Italia: "Lo facciamo per evitare che in caso di elezioni anticipate non si realizzi la riforma"

I 5 Stelle festeggiano l'approvazione della legge sul taglio dei parlamentari (ImagoE)

I 5 Stelle festeggiano l'approvazione della legge sul taglio dei parlamentari (ImagoE)

Roma, 9 gennaio 2020 - Salta l'appuntamento - previsto per oggi - del deposito in Cassazione del referendum contro il taglio dei parlamentari, perché mancano le firme di 4 senatori alle 64 necessarie. Franco Dal Mas, Massimo Mallegni, Laura Stabile e Barbara Masin, tutti di Forza Italia, si sono infatti sfilati. "Oggi abbiamo preso una decisione importante, impedire a qualcuno di farsi prendere dalla tentazione di andare a votare senza ridurre prima il numero dei parlamentari", dichiarano in una nota per spiegare il loro passo indietro. "Se non saranno raggiunte le firme e quindi dal 12 di gennaio la modifica costituzionale sarà definitiva, dalla prossima consultazione elettorale gli italiani eleggeranno 300 parlamentari in meno. Noi auspichiamo che questo governo se ne vada prima possibile, e che i cittadini possano tornare ad esprimersi senza 'giochetti' di palazzo", proseguono i quattro parlamentari azzurri che hanno aderito all'associazione 'Voce Libera' di Mara Carfagna.

A quanto si apprende, però, ci sarebbero altri parlamentari di Forza Italia (3 o 4) tentati dal 'riprendersi' le rispettive firme. E, mentre dal Pd arrivano notizie contrastanti - fonti interne al partito parlano di un possibile ritiro della firma anche di un gruppo di senatori dem, ma da alcuni di loro è già giunta smentita -, in soccorso al referendum costituzionale è scesa anche la Lega. Secondo fonti del Carroccio, alcuni suoi senatori sono pronti a 'sopperire' alle sottoscrizioni mancanti.

La partita, per chi vuole che sulla riforma si esprimano i cittadini, resta dunque ancora aperta : ci sarebbe tempo fino al 12 gennaio per consegnare le firme ma, poiché si tratta di una domenica, il termine è posticipato a lunedi' 13 gennaio. Da quel momento la Cassazione avrà un mese per passare al vaglio la documentazione, quindi la palla passerebbe al governo che dovrà indicare, entro due mesi, la data.