Mercoledì 24 Aprile 2024

"Strumento snaturato. I partiti lo usano per fare propaganda"

La costituzionalista Carla Bassu: non è questione di quorum ma di disaffezione dei cittadini verso certi argomenti

La costituzionalista Carla Bassu

La costituzionalista Carla Bassu

Dopo l’ennesimo nulla di fatto nelle urne, lo strumento referendario ha davvero ancora un suo senso? Per Carla Bassu, costituzionalista e ordinaria di diritto pubblico comparato all’università di Sassari, "un senso lo ha certamente ancora, ma è il contesto politico che gli sta intorno che lo rende strumento nelle mani dei partiti e non nelle mani dei cittadini, come invece vorrebbe la Costituzione".

Può spiegare meglio questa sua affermazione?

"Il referendum è stato concepito come uno strumento di democrazia diretta e la storia del nostro Paese è stata scandita, negli anni, da un ricorso molto forte alla ’voce popolare’ referendaria su temi di grande interesse: fine vita, aborto, divorzio. Oggi, però, il referendum è uno strumento in mano ai partiti che si servono del referendum per influenzare non solo il dibattito politico, ma anche la propria linea politica nei confronti dell’elettorato. Propaganda".

C’è anche un nodo quorum da affrontare?

"Non penso che vi sia una questione di quorum. E’, semmai, una questione di disaffezione dei cittadini verso certi argomenti, come questi sulla giustizia, che dovrebbero essere affrontati dal Parlamento, e che invece sono portati fuori. E questo non significa che lo strumento del referendum sia desueto, significa che c’è una forte crisi del sistema politico e parlamentare che provoca queste storture. La crisi di sistema e di forma di governo genera questi fallimenti di... democrazia".

Una crisi del sistema politico che vanifica il senso dello strumento referendario...

"Le dico di più, c’è una visibile crisi di rappresentanza da cui deriva questa crisi di sistema che la Corte Costituzionale, più volte, ha cercato di parare con una serie di sentenze volte anche a spingere il Parlamento a fare quello che non riesce più a fare, ovvero fare delle leggi per rispondere a delle esigenze forti di cambiamento".

Vista la situazione che lei descrive, non sarebbe quindi il caso di rivedere lo strumento referendario, casomai mettendo dei paletti sui possibili temi al voto?

"Questo già è codificato dall’articolo 75 della Costituzione, ma oggi approvare una legge costituzionale per apportare modifiche a questo strumento è un’idea praticamente lunare; il Parlamento non riesce ad esprimersi su questioni semplici, figurarsi una cosa come questa...".