Stop di Marcucci ai grillini: "Patto col Pd non scontato"

L’ex capogruppo al Senato: senza le giuste condizioni, le strade si dividono "A Roma Gualtieri può farcela. E a Bologna con la Conti saranno primarie vere"

Andrea Marcucci, 55 anni, ex capogruppo del Pd a Palazzo Madama

Andrea Marcucci, 55 anni, ex capogruppo del Pd a Palazzo Madama

Andrea Marcucci, senatore del Pd ed ex capogruppo a palazzo Madama, area Base riformista, una volta il centrosinistra sfidava da solo il centrodestra. Ora non è più in grado di farlo?

"I risultati recenti dimostrano che lo siamo ancora. In Emilia-Romagna e Toscana, a Firenze, abbiamo vinto senza i 5Stelle. Penso che la pregiudiziale per ogni alleanza sia avere programmi, idee e un percorso comune per ogni città al voto. Dove c’è sintonia sul programma, ben venga l’accordo con i grillini. Dove non ci sono le condizioni, meglio andare da soli".

Analizziamo le città al voto una per una.

"A Milano l’accordo non c’è. Partita chiusa. Come a Torino e, ovviamente, a Roma. A Bologna e Napoli, la partita è aperta. Ma al centro delle decisioni ci devono stare i territori e la scelta di cosa vogliamo fare di ogni città al voto. Senza nessuna imposizione del livello nazionale".

Riavvolgiamo un attimo il nastro su Roma…

"Quando Gualtieri diede la sua prima disponibilità, lo chiamai per congratularmi. Ha fatto bene il ministro e può fare bene a Roma. Il Pd avrebbe dovuto appoggiarlo subito, è una scelta in linea con la sua storia. Andare avanti e indietro sul suo nome non l’ha aiutato, ma ci sono le condizioni per vincere".

L’alleanza futura tra Pd e M5s è ineluttabile?

"Durante il Conte due, ho avuto rapporti anche con i 5Stelle e ho dato vita anche all’Intergruppo, ma molto dipenderà dalla legge elettorale, dalle loro posizioni su temi come la Giustizia e dalla loro evoluzione interna, niente affatto completata. L’alleanza è possibile, ma devono fare tanta strada, come dimostrano le scelte compiute alle amministrative. L’alleanza non si può dare per scontata e non si può costruire a tavolino a Roma, ma sui territori. Affrettare i processi politici è un errore".

C’entra forse qualcosa la legge elettorale?

"Sì, molto dipenderà da quale sarà, alle Politiche. La scelta di rispolverare il Mattarellum modello anni Novanta, a condizioni politiche tutte diverse, richiede una più attenta riflessione. Preferisco la proposta elaborata, durante la segreteria Zingaretti, di una nuova legge elettorale proporzionale con soglia di sbarramento alta: da un lato aggrega e semplifica il sistema politico, dall’altro permette anche ai partiti una competizione elettorale autonoma".

Torniamo alle amministrative per parlare di Bologna. Almeno lì le primarie saranno vere.

"L’approccio del Pd di permettere a tutti di scegliere il proprio candidato è stato corretto. La Conti viene da una bella esperienza civica, molti nel Pd la sostengono e io condivido. La sua candidatura risponde anche all’esigenza del Pd di premiare e valorizzare la presenza femminile. È l’unica donna che può essere candidata sindaco".

Pare ci sia stata maretta, al gruppo dem al Senato, con Letta, sull’ok al ddl Zan…

"Il ddl Zan, per come è uscito dalla Camera, ha alcuni difetti che potevano essere migliorati. Io lo avrei cambiato, per dire, in alcune sue parti. Ma è diventato oggetto di un duro scontro politico e ora penso che è giusto portarlo in Aula, al più presto, così com’è. Il Pd è e resta il partito dei diritti. Nel gruppo ci sono stati dei distinguo e obiezioni su questioni etiche. Penso sia giusto rispettarli tutti".