Venerdì 19 Aprile 2024

Stop auto 2035, Urso: "Benzina bio, un no ideologico. Così perdiamo 80mila posti"

Il ministro del Made in Italy attacca la Ue: "L’elettrico non è l’unica religione. E la scienza non si piega alla politica. Gli obiettivi green si possono raggiungere senza desertificare il nostro tessuto produttivo"

Roma, 24 marzo 2023 - Ministro Urso, come si preserva il Made in Italy di fronte alla svolta green sulle auto imposta dall’Europa?

"Il Made in Italy – risponde Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy – non è un residuato da preservare, ma un bene prezioso da valorizzare: è l’eccellenza della produzione globale. Sarà pertanto l’avanguardia della nostra politica industriale che definiremo in modo compiuto nel primo anno di questa legislatura".

I dati Acea sulle auto non inquinanti in Italia
I dati Acea sulle auto non inquinanti in Italia

Roma spinge sui biocarburanti: se l’Europa dicesse di no, l’Italia voterà contro e sarà sola?

"Lo abbiano detto con chiarezza nella lettera inviata al Commissario Timmermans, firmata da me, Salvini e Pichetto Fratin. Se la Commissione non accoglierà le nostre proposte sul biocarburante e sull’idrogeno voteremo contro. Sono però convinto che alla fine prevarrà la ragione, e noi siamo dalla parte della ragione: l’elettrico non è una religione, ma una tecnologia. Per raggiungere gli stessi obiettivi si possono usare anche altre tecnologie: i combustibili sintetici come chiede la Germania ma anche i biocombustibili o l’idrogeno come noi sollecitiamo. Ci vuole una visione di neutralità tecnologica. Solo in Unione sovietica si piegava la Scienza alla ideologia. Sappiamo come è finita".

Quale sarà l’impatto sull’automotive italiano in caso siano esclusi i motori endotermici?

"Almeno 80mila posti di lavoro, il meglio del Made in Italy. Sia ben chiaro: noi siamo favorevoli agli obiettivi green e proprio per questo siamo favorevoli a utilizzare ogni tecnologia che possa permetterci di raggiungere lo scopo. Ma vogliamo raggiungere l’obiettivo senza desertificate l’industria europea e impoverire i nostri cittadini".

Ci vuole più Stato nell’economia per salvaguardare il Made in Italy?

"La presenza dello Stato è fondamentale sulle frontiere della tecnologia. Le dinamiche del mercato da sole non possono vincere la sfida. Non possono fronteggiare la minaccia sistemica della Cina che ha una posizione dominante sulle materie prime critiche e sulla tecnologia green. Negli Stati Uniti è lo Stato a guidare la riscossa, con quasi duemila miliardi di dollari, incentivi, sussidi e norme protezionistiche. Una politica industriale assertiva che risponde anche a dinamiche geopolitiche. L’Europa non può stare inerte, deve fare altrettanto".

Oggi i balneari, ieri i taxi. L’Italia ha paura della concorrenza?

"L’Italia non ha paura della concorrenza, vuole preservare il proprio tessuto sociale e produttivo. Che peraltro dimostra proprio in questi mesi la sua vitalità: le nostre imprese hanno dimostrato più resilienza di quelle del resto d’Europa e maggiore capacità di adattarsi ai nuovi flussi di mercato, l’occupazione è cresciuta più in Italia che in Germania e Francia, cresce la fiducia è la coesione sociale, altrove vediamo scioperi e barricate. Credo sia venuto il momento di essere orgogliosi del nostro Made in Italy".

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso è nato nel 1957
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso è nato nel 1957

Ma le riforme vanno fatte.

"Proseguiamo senza farci tirare per la giacca. Nel prossimo Consiglio dei ministri esamineremo il nuovo ddl sulla concorrenza, ci saranno altre novità in favore di imprese e consumatori, nell’energia come nel commercio. Noi gli impegni li manteniamo".

Aumento dei tassi di interesse e inflazione: serve una politica monetaria più morbida rispetto alle ultime decisioni della Bce?

"Serve una politica monetaria più accorta. Ormai lo chiedono in molti, anche il presidente dell’Abi Patuelli e il governatore Visco. È intervenuto anche il vicepresidente della Bei Panetta. Dobbiamo rilanciare gli investimenti, stimolare la fiducia, incentivare la crescita".

L’inflazione colpisce i consumi e il commercio: serviranno misure di sostegno?

"Servono riforme organiche, non altre misure tampone. In Parlamento è iniziato l’esame del disegno delega sugli incentivi a cui si aggiunge il disegno di legge delega sulla riforma fiscale. Così si fa politica industriale, non con la pesca delle occasioni".

Oggi a Firenze parlerà dell’industria della moda. Che cosa farà il governo per sostenerla?

"Abbiamo previsto un collegato alla manovra per la valorizzazione del Made in Italy che sarà presentato nel mese di aprile, a conclusione del confronto in atto in Parlamento e con le associazioni di imprese e sindacati. Sarà lo strumento per rafforzare l’eccellenza della produzione italiana. Ci occuperemo di formazione ma anche di lotta alla contraffazione. Di fatto una legge quadro sul Made in Italy".