E' morto Stefano Rodotà, giurista e politico

L'ex parlamentare aveva 84 anni. E' stato il primo Garante della privacy. La prima volta in Parlamento nel 1979. Nel 2013 fu candidato alla presidenza della Repubblica dai 5 Stelle

Stefano Rodotà (Ansa)

Stefano Rodotà (Ansa)

Roma, 23 giugno 2017 - E' morto, all'età di 84 anni, Stefano Rodotà, giurista, parlamentare, docente universitario e dirigente della sinistra. Da sempre in prima linea per i diritti civili, entrò per la prima volta in Parlamento nel 1979, eletto come indipendente con il Pci. In ambito accademico i suoi contributi maggiori sono stati soprattutto nell'ambito del rapporto tra i diritti costituzionali fondamentali e quelli relativi alle tecnologie dell'informazione, fino dagli anni della loro prima applicazione in Italia nell'ambito della Pubblica Amministrazione. Diversi suoi studi si sono focalizzati sul tema della privacy delle informazioni digitalizzate dei cittadini e dal 1997 al 2005 è stato anche il primo presidente dell'Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali. Nel 2013 il suo nome è finito tra quello dei candidati a succedere a Giorgio Napolitano come presidente della Repubblica. Negli ultimi anni i suoi interessi si sono concentrati sulla relazione tra internet e tutela dei diritti. Il 29 novembre 2010 ha presentato all'Internet Governance Forum una proposta di articolo 21-bis, che recitava: "Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale".

Commosso e bipartisan il ricordo da parte delle istituzioni, del governo, del mondo politico e sindacale. In un messaggio alla famiglia, il presidente Sergio Mattarella ne ricorda "le alte doti morali e l'impegno di giurista insigne, di docente universitario, di parlamentare appassionato e di prestigio e di rigoroso garante della Privacy". "La sua lunga militanza civile al servizio della collettività - ricorda il capo dello Stato - è stata sempre contrassegnata dalla affermazione della promozione dei diritti e della tutela dei più deboli".

"Rodotà aveva la straordinaria capacità di affrontare con linguaggio semplice temi complessi e la forza per lottare per i diritti di tutti", scrive invece il presidente del senato Pietro Grasso. "Ciao Professor Rodotà, ci mancherai, ci mancherà la tua attenzione ai diritti", twitta invece la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso. "Gli abbiamo voluto bene e siamo vicino alla sua famiglia, alla quale facciamo le condoglianze", dice invece Luigi Di Maio.

UNA VITA TRA POLITICA E DIRITTO - Nato il 30 maggio del 1933 a Cosenza, da una famiglia arbëreshë originaria di San Benedetto Ullano, nel 1955 si laurea a Roma in giurisprudenza alla Sapienza. In politica, dopo gli inizi nel Partito Radicale di Mario Pannunzio, viene eletto deputato nel 1979 come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano. Nel 1989 è nominato Ministro della Giustizia nel governo ombra creato dal Pci di Achille Occhetto. Dopo la svolta della Bolognina, aderisce al Partito Democratico della Sinistra. Il suo impegno politico ha sempre coinciso con la difesa dei diritti. Dal 1997 al 2005 è stato il primo Presidente del Garante per la protezione dei dati personali. Gli studi sul diritto alla riservatezza e all'oblio ne fanno uno dei più grandi esperti di privacy e diritti individuali.

Lunga anche la sua carriera accademica: ha insegnato nelle università di Macerata, Genova e Roma, dove è stato professore ordinario di diritto civile e dove gli è stato conferito il titolo di professore emerito. Ha insegnato anche in molti atenei europei, negli Stati Uniti d'America, in America Latina, Canada, Australia e India. E' stato professore invitato presso l'All Souls College di Oxford e la Stanford School of Law.

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CANDIDATO AL QUIRINALE - Rodotà ha sempre affiancato all'attività accademica l'impegno sociale, caratteristica che lo ha portato ad essere candidato per l'elezione del presidente della Repubblica del 2013, votato dal Movimento 5 Stelle, da Sinistra Ecologia Libertà e da alcuni parlamentari del Partito Democratico. Erano i primi, concitatissimi giorni dell'inizio di questa legislatura. Il sistema italiano era stato spaccato in tre blocchi perfettamente uguali dal voto delle elezioni politiche e l'ex presidente della Repubblica era alla fine del suo settennato: il Pd di Bersani si impantanò su Franco Marini prima e Giuliano Amato poi, Silvio Berlusconi non gradiva figure alla Romano Prodi e il Movimento 5 Stelle lanciò per la prima volta la sua piattaforma web per la scelta di candidato alla carica istituzionale più alta. Rodotà, in realtà, si classificò terzo nelle preferenze degli iscritti, ma la rinuncia della giornalista Milena Gabanelli e di Gino Strada gli aprirono le porte della contesa. In quelle giornate, tra marzo e aprile, piazza Montecitorio fu presa d'assalto da militanti e cittadini comuni che inneggiavano il suo nome, ma alla fine Napolitano rimase al Colle. In seguito tra Rodotà e Grillo volarono anche parole grosse, perché il giurista aveva criticato la conduzione dirigenziale del Movimento.