Bonaccini, una candidatura forte e credibile. Con due "ma"

La crisi del Pd necessita di uno sforzo di elaborazione politica e di rilancio organizzativo

Il commento di Enrico Mentana

Il commento di Enrico Mentana

Vista senza le lenti del tifo aprioristico e dell'ostilità preconcetta, quella di Stefano Bonaccini è una candidatura autorevole e credibile per la guida del Pd. La biografia e le prese di posizione via via assunte dall'attuale presidente della regione Emilia Romagna, sui temi cruciali per la vita del paese e sulle questioni che agitano la sua parte politica, ci consegnano l'immagine di un leader adeguato alla sfida che si candida a accettare. Con un duplice, enorme elemento di perplessità. Bonaccini ha subito messo in chiaro che, se eletto segretario, rimarrà comunque alla guida della Regione.

Ma come è possibile? Tutti gli osservatori, tutti i commentatori, tutti i militanti e gli elettori del Pd concordano sulla gravità della crisi di quel partito e sulla necessità di uno sforzo enorme di elaborazione politica e di rilancio organizzativo, e il più autorevole candidato si propone per un incarico part time, come fosse un hobby, o meglio un impegno di volontariato? E non vale certo il precedente di Zingaretti (che peraltro almeno non doveva spostarsi territorialmente) visto come è finito il suo ciclo alla segreteria. Ma lo stupore vale anche per l'altra metà del part time: davvero in questa congiuntura cruciale, con la messa a terra del PNRR e i rischi di una crisi epocale, si può governare a mezzo servizio una regione tra le più importanti d'Italia, rilanciata proprio col lavoro compiuto senza risparmio di energia da Bonaccini? Il quale per primo conosce la lezione di un padre nobile del riformismo, che proprio nelle sue terre è nato: a differenza che in matematica, in politica due mezzi non fanno mai un intero.

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