Mercoledì 24 Aprile 2024

Spiagge, la legge anti Bolkenstein Subito le gare per nuove concessioni

Niente aste per i 30mila stabilimenti, assegnazioni a evidenza pubblica

Alessia Gozzi

ROMA

UNA LEGGE delega per salvare i balneari dal verdetto europeo. In attesa della Corte di giustizia Ue, che con ogni probabilità boccerà la proroga automatica delle concessioni demaniali fino al 2020 perché contraria alla direttiva Bolkestein, il governo prepara un piano B. Gare subito per le nuove concessioni, periodo di transizione per quelle esistenti e, dopo, evidenze pubbliche con una serie di criteri che riconoscano il valore reale di mercato dell’impresa e la professionalità attraverso una premialità sul punteggio della selezione. Questo l’impianto del piano discusso dal ministro per gli Affari regionali, Enrico Costa, con Comuni e Regioni e mercoledì scorso con i parlamentari di maggioranza che si occupano del settore.

«LA TRANSIZIONE per le concessioni esistenti – spiega Sergio Pizzolante (Ncd) presente all’incontro – deriva da due motivazioni: il sistema dei Comuni non è pronto a fare decine di migliaia di gare e, inoltre, serve una compensazione per il cambio di regime verso chi ha creato impresa e programmato investimenti a lunghissimo termine sulla base delle leggi esistenti». Una situazione complessa, anche perché sulle spiagge, oltre alle Regioni e ai Comuni, hanno competenza sette ministeri. Per il governo seguono la partita, oltre a Costa, i sottosegretari Baretta (Mef) e Gozi (Affari europei).

Ma facciamo un passo indietro: tutto gira intorno alla direttiva Bolkestein, recepita dall’Italia nel 2010, che prevede la possibilità (anche per operatori europei) di partecipare a bandi pubblici per l’assegnazione delle concessioni demaniali. Nel 2009, per chiudere una procedura di infrazione, il governo dispose una proroga automatica delle concessioni balneari e lo stesso fece nel 2012 estendendola al 2020. Provvedimenti contro i quali sono partiti ricorsi ai Tar di Sardegna e Lombardia che poi sono finiti alla Corte Ue.

In attesa del verdetto, la Commissione ha deciso di sospendere il negoziato con il governo italiano che si basava sul principio del doppio binario: a gara subito per le nuove concessioni e proroga per quelle esistenti. Una soluzione elaborata dal sottosegretario Gozi, già nel 2014, che ottenne da Bruxelles la non riapertura della procedura di infrazione. Un approccio in origine respinto dai balneari, a differenza dei venditori ambulanti per i quali è stato risolto il nodo della direttiva Bolkestein, ma adesso con la sentenza in arrivo la soluzione governo-maggioranza è l’unica possibile.

IN BALLO ci sono circa 30mila imprese che fanno vivere oltre la metà dei 5mila chilometri di coste balneabili. «Non è una battaglia corporativa – spiega Pizzolante – è in gioco un modello di turismo italiano basato sull’imprenditoria famigliare. Quello che, a partire dagli stabilimenti balneari, ha fatto nascere il mito della Riviera romagnola o ha portato il turismo organizzato nel Salento, inesistente fino a dieci anni fa». Per questo, aggiunge, per le nuove gare «non ci saranno aste con offerte al rialzo ma evidenze pubbliche con un canone già fissato».

Principi e criteri che finiranno in una legge delega la quale, spiegano dal governo, potrà arrivare anche prima della sentenza Ue ed eventualmente essere riadattata in un secondo momento. Un intervento ad hoc, atteso «in tempi brevi», che non dovrebbe finire incorporato in altri provvedimenti. Dopodiché sulla base della delega e della sentenza si riavvierà il negoziato con l’Europa che resta, comunque, «molto complesso».