Venerdì 18 Luglio 2025
Beppe Boni
Politica

Sondaggio: quasi un italiano su due pronto ad arruolarsi in caso di necessità. Cresce la fiducia in Crosetto

Da un’indagine commissionata dal ministero della Difesa all'Istituto Piepoli emerge anche la propensione a sacrificarsi più per disastri naturali (72%) e pandemie (65%) che per guerre (30%)

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, con i militari italiani di Unifil

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, con i militari italiani di Unifil

Roma, 19 giugno 2025 – Da almeno tre anni a questa parte termini come Difesa, armamenti, esercito hanno fatto irruzione nel linguaggio e nel dibattito quotidiano, entrano nelle case attraverso televisione, social, carta stampata come non era mai successo prima. E' l'effetto delle guerre alle porte dell'Europa, con l'Ucraina e il Medio Oriente in fiamme e con una pace che non sembra arrivare mai, soprattutto adesso che Israele e Iran si scambiano ondate di bombe e missili.

Cosa pensano gli italiani della propria sicurezza in questo scenario di incertezza mondiale? Il ministero della Difesa ha cercato di capirlo attraverso un sondaggio commissionato all'Istituto Piepoli che ha lavorato in stretto contatto con Ucom Difesa, struttura organizzativa interna al Ministero che svolge funzioni di coordinamento e controllo delle operazioni militari, delle attività di intelligence e della sicurezza nazionale. Un risultato significativo in evidenza, quindi per il Governo, è che il ministro della Difesa, Guido Crosetto, uomo di grande equilibrio, gode di un forte credito per come da tempo si sta muovendo nel Risiko internazionale. Il livello di fiducia del Ministro si attesta al 43%, e in crescita di + 4 punti percentuali, rispetto a quanto rilevato nei mesi scorsi. Sul gradimento del suo operato, spiega ancora l’analisi dell’istituto Piepoli, si è espresso il 51% degli intervistati sommando le valutazioni 'molto' e 'abbastanza'. La posizione ferma di Guido Crosetto sull'appoggio all'Ucraina, ma con una spinta notevole sul tema delle trattative di pace fin dall'inizio del conflitto, ha evidentemente determinato le valutazioni positive degli italiani.

L’indagine è stata realizzata attraverso 500 interviste ad un campione rappresentativo della popolazione (maschi e femmine) dai 18 anni in su, distribuito per età e aree di appartenenza. L'indagine rivela anche un forte senso di identità degli italiani. Il 75% degli intervistati dichiara infatti di essere molto legato al proprio Paese, anche se è un sentimento più diffuso tra i meno giovani (67% 18-34 anni; 70% 35-54 anni; 85% 55 anni e più). E la propensione a sacrificarsi per l'Italia? C'è, ma è decisamente più diffusa per disastri naturali (72%) e pandemie (65%) che per guerre (30%). I sacrifici a cui sono disponibili i nostri concittadini sono principalmente legati a un cambio di abitudini (67%), in pochi rinuncerebbero a parte del reddito (29%), ma buona parte (48%) è disposta ad abdicare temporaneamente alle libertà personali per ragioni di sicurezza nazionale. Ne esce anche un sentimento di fiducia verso le Forze armate che sono viste in buona parte come una istituzione necessaria. Il risultato sorprendente è che la disponibilità ad arruolarsi e vestire la divisa in casi di estrema necessità è al 44%. Sarà la percezione insicurezza vista la turbolenza mondiale, ma fino a qualche anno fa sarebbe stato un sentimento impensabile con questa intensità. Certo, è maggiore quando ci si immagina di difendere la famiglia o un ideale, ma non è banale che più di un italiano su tre si dichiari disponibile ad arruolarsi per difendere l'Italia. Questo aspetto deriva anche da un altro sentimento registrato dal sondaggio e cioè che il 75% dei cittadini avverte un solido legame con il proprio Paese: il 34% 'molto' e il 41% 'abbastanza’.

Uno dei temi sul tappeto conseguenza del conflitto ucraino è l’aumento del 2% del Pil come chiesto dalla Nato per allinearsi ad altri Paesi. La propensione a incrementare i fondi finalizzati a difendere il territorio, e quindi l’area Europa, è ben presente nella mente dell’opinione pubblica, ma non è maggioritaria anche se consistente: il 45% è favorevole e tra questi il 56% nella fascia d'età 18-34 anni. Tra i giovani (49%), soprattutto i nativi digitali, emerge un forte interesse nell’idea di investire in cyber sicurezza, nodo rilanciato dai recenti attacchi hacker alle istituzioni, ai centri sanitari e delle comunicazioni, verificatisi in mezza Europa. Sulla difesa nazionale il sentimento degli italiani risulta abbastanza solido e radicato e la fiducia nel compito delle Forze armate è buona. E per il proprio Paese chi è disposto a dare la vita? Non pare immediata la connessione tra “difesa dell’Italia” e “difesa di se stessi e della propria famiglia”, un’equazione diffusa solo nella metà della popolazione: l'80% degli italiani sarebbe disposto a morire per la propria famiglia, ma solo il 29% darebbe il massimo sacrificio per il proprio Paese. Alla domanda “Quanto ritiene che la difesa militare dell'Italia serva a proteggere anche la sua vita e quella della sua famiglia? ha risposto in modo positivo (tra molto e abbastanza) il 49% degli intervistati, mentre il 32% ha optato per ‘poco’.