Martedì 23 Aprile 2024

Silvio Berlusconi, l'uomo che sognava di piacere a tutti

Il Cavaliere compie oggi 83 anni. Ha segnato un'epoca. E c'è già chi lo rimpiange

Silvio Berlusconi (LaPresse)

Silvio Berlusconi (LaPresse)

Bologna, 29 settembre 2019 - Silvio Berlusconi compie oggi 83 anni. È nato infatti il 29 settembre – festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele – così come Caravaggio, Anita Ekberg, Pier Luigi Bersani, Felice Gimondi e Nicola Di Bari. Non fategli gli auguri: non gradisce che gli si ricordi il tempo che passa. Dicono che non gli stanno simpatici tutti quelli più alti e tutti quelli più giovani di lui. Non c’è Italiano di cui si sia detto e scritto di più. Mi limiterò quindi a raccontare qualche fatto di cui sono stato testimone oculare (e auricolare, se si può usare questo termine) e qualche altro fatto che mi è stato riferito, cercando di far emergere così qualche tratto dell’uomo.

La vita di Silvio Berlusconi comincia nel 1936 a Milano in via Volturno, dove negli anni Cinquanta sarebbe stata costruita la storica sede del Pci. Il quartiere è quello dell’Isola, un tempo popolarissimo e oggi fichissimo (il mitico Bosco Verticale, per dire, è lì). L’Isola si chiamava Isola perché era formata quasi del tutto da grandi caseggiati popolari di ringhiera, ciascuno con tante corti comunicanti fra loro, in modo tale che ogni gruppo di abitazioni costituisse appunto una sorta di isola a sé. In uno di questi cortili, nei primi anni Cinquanta, avvenne l’epifania della leadership di Silvio Berlusconi.

Stavano infatti, alcuni bambini del quartiere, giocando a football in cortile quando, ovviamente senza volerlo, centrarono con una pallonata il capo di Luigi Berlusconi, il papà di Silvio, facendogli volare via il cappello. Lungi dall’arrabbiarsi, Berlusconi senior raccolse il copricapo, se lo rimise e se ne andò con un sorriso. Ma pochi minuti dopo Silvio, saputo dell’accaduto, scese in cortile, si fece consegnare il pallone e ordinò, con una sorta di simbolico triplice fischio, la fine del match. Il capo era lui.

Qualche anno più tardi tutta l’Isola scese poi negli stessi cortili per assistere a un evento di cui si sarebbe tramandata la memoria. Il giovanissimo Silvio rincasava infatti con una Mercedes bianca, frutto dei suoi primi guadagni, e apripista di ben più fulgidi successi. Dall’Isola, Berlusconi emigrò poi in via Rovani, dalle parti di via Vincenzo Monti, quartiere di classe e strategico per i milanesi che cominciavano a farsi la seconda casa, perché da lì si accede rapidamente all’autostrada dei Laghi e così si raggiungono le amene località del Verbano, sulla cui sponda lombarda, a Caldè, Silvio comprò il suo primo buen retiro. E quando la palazzina di via Rovani si trasformò in ufficio, il Nostro andò a stare nella più famosa delle molte residenze della sua vita: la Villa San Martino di Arcore.

Lì è nato quasi tutto del Berlusconi politico. Il celeberrimo video della discesa in campo, ad esempio. Ma, ancor prima, i tanti pranzi con i suoi collaboratori, durante i quali per mesi, senza mai dirlo esplicitamente, il Cavaliere accennava, alludeva, sottointendeva, abbozzava, faceva intendere qualcosa della sua intenzione di entrare in politica. Il pranzo in cui Silvio diede infine l’annuncio fu drammatico. Davanti a tutti i direttori dei vari giornali e telegiornali, Gianni Letta e Fedele Confalonieri cercarono in tutti i modi di dissuadere il padrone di casa: "Non farlo Silvio, non farlo! Sarebbe una rovina per tutti noi". Fino a quando Berlusconi sussurrò qualcosa all’orecchio dell’amico Fedele. Che cosa gli abbia detto, nessuno dei presenti ebbe modo d’intenderlo. Fatto sta che Confalonieri reagì sbottando, ad alta voce: "E allora vaffanculo!". Poi, immediatamente dopo, si girò verso i presenti e con un sorriso domandò: "Gelatino, signori?". E andò in cucina a prendere, per poi servirli, una serie di ghiaccioli di quelli che si comprano al supermercato. Era nata Forza Italia. In quella villa sono stato, anni dopo, ospite del Cavaliere negli anni in cui è stato mio editore. E posso dire di aver conosciuto un uomo ben diverso dall’immagine che gli è stata costruita addosso, soprattutto da parte di coloro che lo hanno odiato. 

La prima volta che ci andai mi chiese di fermarmi a pranzo e mi offrì, con le sue mani, un ketchup da spremere sulla bistecca che ci avevano servito, e che a suo parere non sapeva di un granché. La seconda volta avevo appuntamento alle 15,30. Mi fecero accomodare, in attesa, in un salottino. Alle 15,31 arrivò lui: "Direttore mi scusi se la faccio attendere, sono di là con una persona, ma arrivo subito". Poi, girato verso qualcuno del personale, rimproverò: "Ma non gli avete offerto niente? Ma portategli un caffè, qualche pasticcino, un po’ d’acqua!". Una cosa posso dire: per potente che sia, Berlusconi non è uomo che metta soggezione. Cerca simpatia, cerca consenso. Vuol essere amato, non temuto. Per questo non ho trovato quasi nulla di lui nel film di Sorrentino, che pure è un grande regista. "Loro" è poi un film tutto ambientato a Roma e in Sardegna: ma Berlusconi è antropologicamente altro, Berlusconi è Milano e la Brianza. Chi non capisce questo, non può capire lui.

Dicono che sia al tramonto, ed è probabile che lo sia. Una cosa però sembra certa: se non proprio a farsi amare da tutti (suo vero obiettivo), sta riuscendo a non farsi più odiare.  La guerra è finita. Perfino le ultime, francamente sorprendenti indagini sulle stragi, non hanno più scatenato nulla contro di lui. La scena finale non sarà quella del Caimano. Né galera né esilio: Silvio Berlusconi finisce in pace con tutti, perfino rivalutato da molti che l’avversarono. E questo è il regalo di compleanno, questa la più grande vittoria della sua vita.