Sergio Cofferati: "Conte e i 5 Stelle non saranno mai la nuova Cosa rossa"

"Lontani anni luce dalla sinistra francese di Mélenchon. I sindaci? Non interrompano il lavoro per andare a Roma Io sono pronto a dare il mio contributo per l’area progressista"

Sergio Cofferati, classe 1948, già leader della Cgil e sindaco di Bologna

Sergio Cofferati, classe 1948, già leader della Cgil e sindaco di Bologna

Bologna, 26 luglio 2022 - Conte come Mélenchon? O meglio: il presidente dei Cinquestelle ha in testa una ‘Cosa rossa’ sul modello francese? Chissà. Di certo sarebbe una rivoluzione clamorosa per un gruppo politico, il M5s, che è nato all’insegna del ’non siamo di destra né di sinistra’. Diversi segnali sembrerebbero andare in quella direzione, nonostante l’avvocato del popolo non abbia né physique du rôle né capacità oratorie del tribuno francese arrivato terzo alle recenti presidenziali, replicando il successo alle legislative di giugno (la coalizione Nupes ha preso, sotto la sua guida, 131 seggi). Ma chi sarebbero gli interlocutori? Premesso che Sinistra Italiana (che ieri ha presentato il nuovo simbolo elettorale con Europa Verde di Angelo Bonelli) invita Letta a tenere aperto il dialogo coi 5stelle, c’è da considerare come alleati del ’Conte rosso’ l’area di Unione popolare dell’ex.

----- Un tempo il modello per chi diceva qualcosa di sinistra erano Zapatero e Tsipras. Oggi si guarda alla Francia di Jean-Luc Mélenchon. Ma chi di sinistra se ne intende, boccia l’ennesima Cosa rossa: "Giuseppe Conte il Mélenchon italiano? Macché. Sono lontani anni luce. La storia politica del leader di La France Insoumise e dei suoi alleati non ha niente da spartire coi 5 stelle". Sergio Cofferati, il leader Cgil che mobilitò 3 milioni di persone nel 2002 a Roma contro l’abolizione dell’articolo 18, già sindaco di Bologna ed europarlamentare, solo all’idea sorride.

Conte non lo vede alla guida di un cartello di sinistra sul modello de La France Insoumise di Mélenchon? "Conte con Mélenchon non c’entra nulla. Il Movimento 5 Stelle non ha nulla a che spartire con La France Insoumise. La lora storia non ha punti di convergenza. Il leader della sinistra francese e il suo schieramento hanno origini e modalità operative diverse. Ho molti dubbi che i 5 stelle riescano a rappresentare bisogni e interessi come il leader della sinistra sta facendo in Francia".

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Ma un Mélenchon italiano c’è o no? "La sinistra francese è molto diversa dalla nostra. Un tempo era più semplice fare paragoni: le figure del socialismo storico francese, si pensi a Mitterrand, Jospin o Hollande, avevano una maggiore somiglianza con i nostri leader italiani. Ma di Mélenchon non ne vedo anche se guardo indietro a Fausto Bertinotti o Oliviero Diliberto".

Dica la verità: il vero Mélenchon italiano è Cofferati... "Per carità (ride) . È tutto un altro mondo!".

In questo nuovo mondo Enrico Letta ha lanciato il campo progressista. "Più che campo, lo chiamerei area altrimenti con tutti questi campi ci confondiamo... Letta comunque ha dato una prospettiva utile e importante che punta a dare il massimo di unità possibile all’area progressista".

La chiamata alle armi dei sindaci è una buona scelta? "Quello che succede nelle città, nei centri urbani e nei piccoli paesi ha sempre avuto molta influenza sulla politica nazionale. Non c’è separazione tra la vita amministrativa e quella politica: l’attenzione nei confronti dei sindaci de parte del segretario Pd credo sia apprezzabile".

Da sindaco di Bologna ha sempre avuto un peso nazionale. Va rilanciato il partito dei sindaci? Il lavoro dei sindaci nel definire la politica nazionale è molto importante. Ma penso anche che se il sindaco fa bene il suo mestiere, debba restare a fare il primo cittadino fino al completamento del mandato...".

Quindi bene l’attenzione ai sindaci, ma no all’interruzione a metà del mandato per andare a Roma? È ormai noto che per svolgere al meglio il proprio lavoro in un territorio, servano due mandati... Apprezzo comunque l’importanza data ai sindaci. E credo, anzi, che questo schema debba essere utilizzato in futuro. Non vorrei che questa attenzione estemporanea ai primi cittadini sia dettata solo dal momento di grande difficoltà...".

Farà parte dei ’Democratici e progressisti’? "Non sono iscritto a nessun partito, ma darò il mio contributo. L’area progressista deve costruire un suo progetto con valori di riferimento forti. E proposte politiche coerenti".

Si deve andare oltre all’agenda Draghi? L’azione di Draghi si è basata sull’emergenza. Il nuovo schieramento che uscirà dalle elezioni dovrà cercare di costruire una proposta di prospettiva per il Paese. Draghi ha una sua storia, apprezzata e rispettata in Europa, ma i suoi valori di riferimento sono diversi da quelli dell’area progressista. Al netto delle alleanze che si costruiranno, si deve tentare di cambiare il profilo economico e sociale del Paese".