COSIMO ROSSI
Politica

Scuola, il ministro Valditara: "Sul voto di condotta gli italiani sono con noi. Ora la sfida è l’edilizia"

"Molto positivo che ci siano riscontri positivi sulla riforma dell’istruzione". Tre quarti degli italiani apprezza anche l’introduzione del docente tutor. "È il primo passo per la personalizzazione del percorso formativo"

Roma, 13 settembre 2023 – Ministro Giuseppe Valditara, da un sondaggio commissionato da SkyTg24 emerge un largo consenso alla riforma del voto in condotta (76%) e all’introduzione del docente tutor (66%). Ne sarà soddisfatto.

"Mi sembra molto positivo. In particolare dove dimostra che più dei tre quarti degli italiani, con consenso pressoché bipartisan, sono favorevoli a un ritorno del voto di condotta, quindi a una cultura del rispetto nelle nostre scuole. Il gradimento di due terzi degli italiani nei riguardi del docente tutor, e cioè verso la personalizzazione del percorso formativo, avvalora invece una scuola fondata sulla valorizzazione dei talenti di ciascuno, perché ognuno possa realizzarsi secondo le proprie capacità e attitudini: l’essenza del concetto di merito come lo abbiamo inteso sin dall’inizio. È un chiaro riscontro per due riforme: la prima che porterò in Cdm la prossima settimana, l’altra già avviata in via sperimentale e poi inserita nel contratto nazionale col consenso di quasi tutti i sindacati. Una novità di successo, con 60 mila iscritti ai corsi di formazione per tutor, che nelle prossime settimane saranno attivati nelle scuole".

Il ministro Giuseppe Valditara
Il ministro Giuseppe Valditara

Non le pare che nel favore per il voto in condotta si celi anche una richiesta alla scuola di supplire all’autorevolezza venuta meno in famiglia?

"Vedo da parte delle famiglie un evidente favore verso una scuola seria, improntata alla cultura del rispetto. Io insisto molto su questo. Al docente occorrono strumenti concreti per esercitare la propria autorevolezza, che si fonda prima di tutto sulla sua preparazione e impegno. Perciò sono importanti il voto in condotta e le nuove modalità delle sospensioni, da trascorrere non più a casa ma a scuola, per studiare e capire dove si è sbagliato. E, dai tre giorni in su, svolgendo attività di cittadinanza solidale: i lavori socialmente utili. Vogliamo che si impari a capire cosa siano la solidarietà e il rispetto del prossimo".

Lo stesso sondaggio registra però un giudizio negativo del 69% degli italiani sulle condizioni della scuola italiana, che arriva al 78% con riferimento alla qualità delle strutture...

"Sull’edilizia abbiamo stanziato non solo 4,9 miliardi di Pnrr, ma altri 1,2 di risorse ministeriali aggiuntive. Abbiamo inoltre inviato a tutti gli enti locali un decalogo realizzato da un pool di architetti per far che le scuole siano anche luoghi belli dove si studia e si lavora con piacere".

Rispetto ai recenti casi di cronaca su disagio e devianza giovanili, Beccaria affermava che la risposta comincia dall’istruzione. Cos’ha in progetto il Governo per rafforzare la scolarizzazione a tempo pieno?

"Nel decreto Caivano ci sono diverse norme per rafforzare l’istruzione nelle aree più a rischio. Stanziamo 12 milioni di euro per 2mila assunzioni Ata in altrettante scuole del Mezzogiorno; oltre 13 milioni per 500 insegnanti in più per il tempo pieno; 25 milioni per contrastare l’evasione scolastica con interventi sociali e psicologici; 6 milioni per incentivare i docenti nelle scuole di frontiera. Abbiamo previsto un punteggio aggiuntivo per quegli insegnanti che decidono di continuare a lavorare in scuole di realtà fragili. Questo si inserisce nell’Agenda sud, con 318 milioni di euro per interventi su 2mila scuole e 10 interventi forti su 245 scuole".

A proposito di insegnanti, quando si riuscirà a arginare l’emergenza precarietà?

"Quest’anno abbiamo dato prime risposte importanti. C’è un significativo miglioramento per l’aumento dei posti di ruolo e la diminuzione delle supplenze: le nomine in ruolo sul contingente assegnato sono il 79,6%, contro il 47,4 dello scorso anno. Abbiamo semplificato la burocrazia con la firma del contratto da remoto. Ancora resta da fare, ma c’è un progresso".

E per la formazione scientifica, su cui l’Italia sconta annosi ritardi?

"Investiamo 600 milioni di euro per l’insegnamento delle scienze e per formare gli insegnanti. Anche per realizzare una parità di genere, favorendo la frequenza femminile, che è minore di quella maschile sulle materie scientifiche. Sopratutto abbiamo predisposto linee guida innovative fondate su una forte attenzione ai laboratori e una didattica che parta dalla realtà per arrivare all’astrazione per coinvolgere anche chi non ha il bernoccolo della matematica".

La riforma degli istituti tecnici e professionali non rischia di privilegiare troppo la realtà rispetto al sapere?

"Ho qui il rapporto Ocse secondo cui l’apprendimento in cui entrano anche le esperienze professionalizzanti è fondamentale. Noi abbiamo un problema di occupabilità dei giovani, con 1,2 milione di posti di lavoro vacanti per mancanza di personale qualificato. Dobbiamo rendere competitivo il sistema per consentire ai giovani di realizzarsi, di trovare rapidamente lavoro e non disperdersi, e al sistema Paese di poter correre. Di qui l’idea della filiera 4+2, in modo da offrire un percorso di forte professionalizzazione".

Questo pregiudicherà l’accesso alla formazione universitaria per tutti i diplomati?

"No, rimane tutto inalterato. Facilitiamo il percorso di filiera tra tecnico-professionale e Its. Chi esce dagli Its ha il 90% di possibilità di trovare immediatamente lavoro. Nessun altro percorso formativo offre così immediate prospettive lavorative. Chi poi vuol continuare con l’università può farlo liberamente".