I 5 Stelle non sono più il primo partito: Conte tentato dall’opposizione

Tra i fedelissimi dell'ex premier c’è chi parla di appoggio esterno. E molti adesso aspettano la mossa di Grillo

Luigi Di Maio con Beppe Grillo e Virginia Raggi (Ansa)

Luigi Di Maio con Beppe Grillo e Virginia Raggi (Ansa)

Roma, 22 giugno 2022 - Il M5s perde lo scettro di partito di maggioranza relativa passando il testimone alla Lega che – a quel punto – potrebbe alzare la posta con Draghi e chiedere un "riequilibrio nel governo". È questa eventualità che ieri, per tutta la giornata, ha tenuto impegnato Giuseppe Conte davanti a un pallottoliere, chiuso con i fedelissimi nel suo ufficio nel centro di Roma. Lo strappo di Di Maio gli era noto da giorni, aspettava solo il momento della "dichiarazione di divorzio", ma un’emorragia così importante di "big", di figure storiche e – soprattutto – di tanti componenti di governo in quota 5 stelle se lo aspettava assai di meno. Dunque, consumata la rottura, ha passato ore ed ore a cercare di capire come arginare i danni. Perché sì – con 50 in meno alla Camera e almeno 11 al Senato – il M5s non è più il partito di maggioranza relativa, ma anche gli equilibri di governo ne escono fortemente alterati.

"Sono tanti, ma non tantissimi", provavano a smorzare, ieri, i parlamentari vicini al presidente. Mentre Conte preparava le contromosse, dalla componente di Di Maio filtravano gli attacchi. "Sta pensando di mollare il governo, magari con un appoggio esterno". Ma chi è vicino all’ex premier ha smentito: "Sono altri che creano problemi al governo, non noi", ha detto il ministro M5s Stefano Patuanelli. Chi pensa che Conte voglia fare un passo indietro da Draghi "dice il falso – è la posizione del quartier generale 5 stelle – d’altronde, sono gli stessi che ci hanno accusato di voler disallineare l’Italia dalla Ue". Invece, si fa notare, nel momento della verità, il M5s ha dimostrato di stare col governo, come per la risoluzione sull’Ucraina. Ma poi, al di là delle dichiarazioni di rito, i nervi sono tesissimi dal lato "contiano", anche se il portavoce storico di Conte, Rocco Casalino, non vede lo scenario della sconfitta, ma dell’opportunità: "Quando un partito è così avversato come il M5s, questa aggressione alla fine si trasforma in un vantaggio...".

Ma al momento è palpabile il disagio per una diaspora pesante e – di fatto – non così attesa. Anche l’invito lanciato nella mattinata di ieri da Beppe Grillo ("Qualcuno non crede più nelle regole del gioco? Che lo dica con coraggio e – aveva scritto il fondatore – senza espedienti") era stato considerato come un invito a Di Maio a non attendere troppo, ma non appena il ministro degli Esteri ha cominciato sul serio a raccogliere le firme per formare i nuovi gruppi parlamentari, il veleno è cominciato a scorrere a fiumi: "Sicuramente non se ne vanno per la risoluzione o per questioni di politica internazionale...".

Livori e rancori a parte, quel che è certo è che con il plotone di viceministri, sottosegretari e presidenti di Commissione che sono andati con Di Maio, cambia la geografia M5s in Parlamento, ma non solo quella. "È nato il partito ‘Forza Draghi’", sibilava ieri un ‘big’ ormai ex grillino convinto che lo strappo di Di Maio porterà a una disgregazione dei poli, "ma questo è un problema che affronteremo poi – prosegue un ministro contiano di ferro – al momento noi abbiamo ribadito la nostra collocazione nella maggioranza e non abbiamo alcuna intenzione di fare passi avventati in un momento così delicato". Poco dopo, infatti, ecco la nota ufficiale del M5s che smentisce una possibile uscita dal governo e dunque con "l’avvocato del popolo" resterebbero il capo delegazione al governo, Stefano Patuanelli, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Inca’ e la ministra per le politiche giovanili, Fabiana Dadone. Una compagine costruita sulle fondamenta di un M5s partito di maggioranza relativa che non a caso esprimeva anche un ministro di peso come il titolare della Farnesina. Oggi i numeri compulsati da Conte parlano di un 5s secondo partito dopo la Lega. E c’è anche chi dice che Di Maio abbia fatto tutto per "depotenziare Conte e abbassare le sue pretese". Dentro il bunker dell’avvocato del popolo si comincia a credere che in questa frase ci sia un fondamento di verità.