Il "caso" della telefonata fake del duo comico russo di Vovan e Lexus fa saltare la prima testa a Palazzo Chigi: il consigliere diplomatico Francesco Talò "si è dimesso questa mattina” (ieri, ndr), ha annunciato Giorgia Meloni, nel corso della conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri. La stessa premier chiarisce i contorni della vicenda: "Ho avuto un dubbio verso la fine della telefonata, soprattutto nella parte in cui sui è parlato del nazionalismo ucraino che è un tema tipico della propaganda russa. L’ho segnalato all’ufficio diplomatico: penso che lì ci sia stata una superficialità nel procedere ad una verifica".
Una superficialità che si è tradotta nel passo indietro di Talò a cui potrebbero seguire quelle di Lucia Pasqualini, la diplomatica che si occupa delle relazioni con l’Africa, che avrebbe dovuto “vigilare“ sulla telefonata con il sedicente presidente della commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki. Per Meloni, raccontano fonti vicine alla premier, il caso è comunque chiuso: "Talò si è dimesso, per noi finisce qui", viene assicurato. Ma non la pensano così al terzo piano di Palazzo Chigi, nell’ufficio investito dalla telefonata burla dove, al momento, non si escludono nuovi colpi di scena. E dove forte è la convinzione che dietro l’errore ci sia stato anche un problema di comunicazione con la segreteria particolare della premier, Patrizia Scurti.
Intanto esce di scena Talò, che sarebbe andato in pensione il prossimo 28 febbraio, con un gesto che la premier ha considerato "di responsabilità; di queste telefonate ne abbiamo fatte almeno 80 e mi dispiace che in questo inciampo sia messo in discussione ciò che è stato fatto. Ringrazio lui e l’ufficio diplomatico". Detto ciò, se "io se ricevo una telefonata dall’ufficio del consigliere diplomatico la devo dare per buona...". E così è stato. In quei 13 minuti diffusi dal “diabolico“ duo (ce ne sarebbero altri 17, ma “sforbiciati“ da Vovan e Lexus) "ho ribadito le posizione che sostengo anche pubblicamente", ha rivendicato la premier "ed è stata ribadita la coerenza del governo nelle decisioni di politica estera". Sull’Ucraina, in particolare, "ci siamo assunti la responsabilità di una posizione chiarissima, e forse anche per questo che telefonano a noi. Essere consapevoli della stanchezza" che il conflitto ucraino genera nell’opinione pubblica "non vuol dire non credere nella vittoria dell’Ucraina", ha concluso. Infine, rientra in gioco Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo. La quale respinge nettamente le parole di un direttore di un quotidiano italiano che aveva accusato la Russia di essere la regista della telefonata-fake.