Valerio
Baroncini
Fenomenologia della calata delle istituzioni nelle città-palude: strette di mani, applausi dei cittadini, vicinanza non scontata dei leader. Ma oltre al ‘Tin bota’ di Ursula von der Leyen, al blitz meloniano fra gli allagati di Ghibullo dove non s’era visto nessuno o al tour de force di Sergio Mattarella dagli appennini alla Bassa, c’è altro. Bene l’emozione, la vicinanza, il calore (non scontati, se pensiamo agli anni dell’Europa lontana e fredda). Benissimo anche i primi stanziamenti, peraltro imponenti, del Governo. Con un ‘bazooka’ raramente usato in altre occasioni. Ma l’Emilia-Romagna è una delle locomotive d’Italia e alla gente interessa, prima di tutto, la casa. Poi far ripartire le imprese per garantire il lavoro. In una parola: ricostruire. Ergo? Si torna sempre lì, al delicato tema del commissario per la ricostruzione, finito stritolato dai veti e dalle guerre politiche. Il Capo dello Stato è stato preciso ieri: "È necessaria una ripartenza immediata, senza pause, naturalmente con l’aiuto di tutte le istituzioni".
Allora diciamo questo a tutti gli enti e protagonisti coinvolti: non dobbiamo avere fretta, ma urgenza sì. La fretta non aiuta, perché il quadro dell’appennino, ad esempio, cambia continuamente, con nuove frane e strade da ridisegnare. La fretta non aiuta perché i sindaci (quelli di centrosinistra) iniziano ad alzare il tiro contro il Governo ‘reo’ di aiutare di più le amministrazioni di centrodestra: non è proprio così in senso assoluto, pensiamo ad esempio al ponte Bailey rifiutato (per mille motivi, per carità, ma era pur sempre un bell’aiuto) nel ‘rosso’ Bolognese. L’urgenza invece c’è e non va sottovalutata: ecco perché a brevissimo, quando ormai la conta dei danni sarà terminata, serve la scelta – non ideologica – di una figura autorevole e capace di leggere le ferite dei territori.