Salvini e le regioni: vinco contro tutti

"Borgonzoni candidata in Emilia, altrove trattiamo. Non temo l'asse Pd-M5s"

Matteo Salvini a Caorso a sostegno di Lucia Borgonzoni (LaPresse)

Matteo Salvini a Caorso a sostegno di Lucia Borgonzoni (LaPresse)

Roma, 21 settembre 2019 - Matteo Salvini, le regionali in arrivo sono il girone di ritorno della crisi di agosto? "È un voto per gli umbri, gli emiliano-romagnoli e poi a seguire i calabresi. Da ora a maggio vanno alle urne 30 milioni di cittadini italiani".

È un voto politico? "No, è un voto territoriale. Ma visto che ci stanno negando la possibiltà di votare, diciamo che i cittadini di quelle regioni hanno una doppia chance".

Tutte le regioni rosse alle urne, curiosa coincidenza. "Sono le ultime rimaste in mano alla sinistra. Ma non ci sono solo le regioni rosse".

Imposterà la campagna sui temi locali? "Puntiamo molto sulla sanità, perché è l’80 per cento del bilancio di una regione. In Umbria i concorsi truccati e gli arresti in sanità hanno messo in crisi il Partito democratico".

La sanità dell’Emilia Romagna è però messa meglio. Puntate anche su quella? "Non ci sono stati arresti, ma c’è il tema delle liste di attesa, il taglio di posti letto, i problemi delle strutture periferiche. Quando vado a incontrare persone nei paesi e nelle città sono le prime cose che mi vengono dette".

Finiranno in secondo piano i suoi cavalli di battaglia sicurezza e immigrazione? "Assolutamente no, anche perché nei primi 15 giorni di governo Conte gli sbarchi sono tornati a salire tremendamente. Siamo al +300 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno".

Quando il gatto non c’è i topi ballano. "Per forza. Se non firmi più un divieto di ingresso entra di tutto. Sta entrando di tutto".

Ma sono competenze statali. Le Regioni che cosa c’entrano con l’immigrazione? "La Regione può dire molti no, può impiegare diversamente i soldi destinati alle coop, ai rom, all’accoglienza. Sono temi su cui la Lega ha un approccio diverso".

Torniamo alle regionali. I sondaggi che circolano per l’Emilia Romagna, l’ultimo è un SWG dei giorni scorsi, dà le due coalizioni in sostanziale equilibrio: 40/44 voi e 39/43 il centrosinistra. "Per la prima volta nella storia queste regioni sono contendibili. Per la prima volta in Umbria ed Emilia Romagna giochiamo per vincere. Sono emozionato".

In Umbria un po’ meglio. "Facciamo gli scongiuri. Ma più che i numeri, in Umbria mi piace l’aria. È la tipica aria del cambiamento. La respiri paese per paese".

Veniamo ai candidati governatori. In Umbria sarà la vostra Donatella Tesei. Anche in Emilia tiene il punto su Lucia Borgonzoni? "Assolutamente, la candidata è lei".

Due leghiste. "Ma Lucia non è solo la candidata della Lega, ci sono altre liste a suo sostegno. È di tutta la coalizione. L’accordo si trova".

Se Salvini tiene duro sulla Borgonzoni sarà disposto a cedere il candidato in Toscana o altrove agli altri partners? "Ci sono nove regioni al voto, non pretendo nove leghisti. Siamo una squadra, ogni giocatore avrà un ruolo".

Come osserva queste prove di accordo in Umbria tra Pd e Cinquestelle? "Con la stessa vergogna dell’accordo nazionale. Facciano l’intesa, così sarà più chiaro il ruolo dei Cinquestelle. Si capirà che sono solo al servizio del Pd. Da rivoluzionari ad alleati minori del Pd".

Se fanno l’accordo in Umbria, lei è meno sicuro di vincere? "Tutt’altro. I Cinquestelle in Umbria sono molto lontani dal 10 per cento. Sono tra il 5 e il 6".

Dopo la scissione di Renzi il governo è più debole? "Era debole prima, è debole adesso. Diciamo che veder nascere un nuovo partito dopo una settimana dall’inizio di un governo fa sorridere. Ma di Renzi non mi stupisco più. Non gli crede nessuno".

Lei però ad agosto gli aveva creduto... "Mi fido sempre in partenza delle persone. Come mi ero fidato di Di Maio. Ma è andata così. Guardiamo avanti".