Salvini alza i toni a caccia di voti. "Non ho paura della galera"

Gli analisti: può essere il colpo a effetto per chiudere la campagna elettorale, si è ripreso la scena

Salvini coi pescatori di Comacchio (Businesspress)

Salvini coi pescatori di Comacchio (Businesspress)

Roma, 21 gennaio 2020 - Matteo Salvini ha ottenuto il suo obiettivo. È convinto che il tintinnar di manette paghi in termini elettorali, anche alle regionali di domenica. Ieri a Comacchio ha citato Guareschi ("Diceva che ci sono momenti in cui per arrivare alla libertà bisogna passare dalla prigione. Siamo pronti, sono pronto") e persino Silvio Pellico ("Mi devono arrestare per fermarmi... Vabbè che non manca molto, ma non mollo neanche da dentro, scriverò ‘Le mie prigioni’ come Silvio Pellico, faccio un nuovo format televisivo"). Molti suoi colleghi politici, se non tutti, la pensano come lui. Non a caso la maggioranza avrebbe voluto spostare il voto sul caso Gregoretti a dopo le regionali.

Ma gli addetti ai lavori – politologi, sondaggisti – non ne sono poi così sicuri che questo si traduca in un fiume di voti. "Da un punto vista della campagna elettorale emiliana – osserva Massimiliano Panarari, editorialista e sociologo della comunicazione politica, che insegna alla Luiss e alla Bocconi – a rigor di logica non dovrebbe impattare. Ma Salvini si è giocato tutto sulla scommessa di riuscire a ‘nazionalizzare’ la campagna elettorale per le regionali. Il che è successo. La mia sensazione è che lui con il caso Gregoretti ha comunque ottenuto un risultato. Nella drammaturgia della campagna elettorale Salvini aveva bisogno di un colpo a effetto per chiudere una campagna nella quale è stato molto incalzato dalle Sardine, che per una fase gli hanno tolto l’iniziativa. Adesso l’iniziativa se l’è ripresa. Ma è da vedere ed è sostanzialmente impossibile da prevedere, se l’esito da lui atteso si tradurrà in voti aggiuntivi".

«Una chiave per vincere – prosegue Panarari – è sempre mobilitare i propri elettori, cosa che accade solo se il leader è forte. Tutti i gesti che segnalano la capacità di mobilitare l’agenda, di far discutere di sé, sono un messaggio ai propri lettori, invitandoli ad andare a votare perché si è più forti. Ed è questo quello che spera Salvini: che tutti i suoi vadano a votare".

«È già una campagna molto polarizzata – osserva il professor Alessandro Campi, docente di storia delle dottrine politiche a Perugia – però i referendum sono rischiosi. In Umbria a Salvini andò bene eppure i precedenti non incoraggiano, e c’è un precedente molto recente, quello di Matteo Renzi, che Salvini dovrebbe tener ben presente. Da un lato a remare contro c’è l’effetto saturazione, dall’altro quello dell’uno contro tutti, che in una fase iniziale può generare simpatia ma poi se diventa uno schema permanente rischia di vedere il ‘cavaliere bianco’ travolto". "Sulla Gregoretti – prosegue Campi – Salvini ha tutto l’interesse a drammatizzare il voto regionale giocando a fare la vittima, ma dall’atteggiamento da martire, ci sono passati tra gli altri Craxi e Berlusconi, alla lunga direi che non è uno schema vincente. Magari sul breve, leggi elezioni in Emilia-Romagna, può anche funzionare, ma sul lungo periodo no. Questo naturalmente non vuol, dire che non ci sia la magistratura politicizzata o lui non abbia nemici tra i poteri forti ma questo schema va bene per un piccolo partito, non per quello che è oggi il primo partito italiano".

Scettico anche Nicola Piepoli: "L’impatto del caso Gregoretti sulle elezioni non sarà né positivo né negativo. La capacità di comunicazione di Salvini è forte, ‘buca’ comunque. Del resto, prima ha denunciato che volevano rinviarlo a giudizio, poi ha cambiato strategia e ha fatto votare i suoi per avere il processo che prima denunciava come ingiusto. I suoi lo votano a prescindere. Sono già mobilitati. E tra gli incerti non sarà quello a muovere il pendolo".