Venezuela: Salvini tifa Guaidò, Di Maio prudente. Scintille tra i due

La crisi a Caracas mette in evidenza la distanza. Gelo tra vicepremier al vertice di Tunisi

Proteste antigovernative a Caracas (Ansa AP)

Proteste antigovernative a Caracas (Ansa AP)

Roma, 30 aprile 2019 - Sulla questione Venezuela i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio si ritrovano da parti opposte della barricata. Mentre il premier Giuseppe Conte, si apprende da fonti di Palazzo Chigi, segue da vicino e con la massima attenzione gli sviluppi drammatici di queste ore, cerca di stare in una posizione intermedia, auspicando "una transizione politica pacifica e un'evoluzione democratica del Paese attraverso libere elezioni come da volontà diffusamente manifestata dal popolo venezuelano". Il governo è, inoltre, particolarmente vicino alla vasta comunità di origine italiana presente in Venezuela, sottolineano le stesse fonti.

SALVINI - Netto nella sua analisi, Salvini invoca la caduta del vecchio regime, e lo dice senza mezzi termini: "Per il bene del popolo venezuelano e dei tantissimi italiani che da anni soffrono per colpa di uno degli ultimi regimi comunisti sulla faccia della terra, ha detto il leader della Lega, ci auguriamo una soluzione pacifica e non violenta della crisi che porti a libere elezioni e all'allontanamento del dittatore Maduro che sta affamando, incarcerando e torturando il suo popolo. Sono vicino al popolo venezuelano, all'assemblea nazionale e al suo presidente Guaidò". 

DI MAIO - Prudente il vicepremier Luigi Di Maio, che ha preferito evitare di rilasciare dichiarazioni sulla spinosa questione Venezuela e sui momenti di grave tensione a Caracas. Ma a chiarire la posizione ci hanno pensato i suoi. "Di fronte a quanto sta accadendo in Venezuela, con nuovi atti violenti espressione di una lunga crisi politica, vogliamo ribadire ancora una volta che è necessario prima di tutto evitare azioni violente e ristabilire la pace, come auspicato anche dal segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, per l'interesse dei cittadini venezuelani e dei nostri connazionali presenti nel Paese". Questo il testo della nota congiunta dei deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Esteri alla Camera. "Più volte abbiamo detto che l'unica strada da seguire è quella di un percorso democratico che porti a libere elezioni, in modo che il Venezuela possa avere presto un governo riconosciuto dai venezuelani che garantirscala stabilità", concludono i deputati pentastellati.

ZINGARETTI - Sulla crisi politica in Venezuela "l'Europa dovrebbe dimostrare di esistere e avere un ruolo nella mediazione, ma di certo non è Guaidò che sta facendo un golpe", ha detto il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ospite di Matrix su Canale 5, replicando alle preoccupazioni del M5S.

BERNINI - "Viene davvero il momento delle scelte: mentre a Caracas anche i militari si stanno schierando col presidente Guaidò liberando un leader dell'opposizione, e mentre il popolo venezuelano è di nuovo in piazza contro il regime, il governo italiano ha il dovere di schierarsi dalla parte della libertà. Basta con le ambiguità, basta con l'ipoteca ignobile dei Cinque stelle che ancora difendono Maduro. Chi ha la responsabilità della politica estera deve prendere una posizione chiara e sostenere la svolta democratica in Venezuela. Altrimenti sarà complice di chi intende infliggere una nuova umiliazione internazionale all'Italia". Lo dichiara Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia.

GELO TRA VICEPREMIER - Nemmeno il caloroso benvenuto tributato ai rappresentanti del governo italiano a Tunisi è riuscito a sciogliere il gelo imbarazzante, secondo osservatori indipendenti, che si poteva cogliere tra i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. A meno di un mese dalle elezioni europee, l’incombente competizione elettorale ha condizionato il contegno nella compagine di governo, riunita nel vertice con la Tunisia, ma distante. I due leader hanno infatti seguito ognuno la propria agenda, unico momento conviviale il pranzo con il premier Giuseppe Conte. Ma anche a tavola la conversazione, raccontano i presenti, non è mai decollata, anzi. Molto formale, quasi gelido, il tono con cui sia Salvini, sia Di Maio, hanno seguito, uno accanto all’altro, la conferenza congiunta nella sede del governo tunisino. Mai un sorriso, nemmeno uno sguardo: i due si sono praticamente ignorati fino alla fine.