Dichiarazioni su Carola Rackete, Giunta del senato nega autorizzazione contro Salvini

La ragazza all'epoca dei fatti era comandante della Sea Watch 3, la nave della ong tedesca impegnata nel soccorso di migranti

Carola Rackete e Matteo Salvini (Ansa)

Carola Rackete e Matteo Salvini (Ansa)

Roma, 28 febbraio 2023 - La Giunta delle elezioni e immunità del Senato ha negato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per le opinioni espresse su Carola Rackete, all'epoca dei fatti comandante della Sea Watch 3, la nave della ong tedesca impegnata nel soccorso di migranti. La richiesta del relatore (contro l'autorizzazione) ha avuto 10 voti favorevoli, 3 contrari (2 del Pd e uno del M5s) e due astenuti (Ivan Scalfarotto di Italia viva e Ilaria Cucchi di Avs). La richiesta approderà in Aula per la decisione definitiva.

Nell'estate del 2019, sui social di Salvini la comandante della nave ong venne appellata come "zecca tedesca", "complice degli scafisti e trafficanti" e "sbruffoncella". Il processo milanese era stato interrotto lo scorso giugno, in attesa dell'accoglimento della questione preliminare avanzata dal legale di Salvini, Claudia Eccher, nel frattempo divenuta membro laico del Csm.

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Il senatore di Forza Italia, Adriano Paroli, ha dichiarato di aver votato contro l'autorizzazione. "L'articolo 68 prevede che si individui il fatto per cui un senatore abbia espresso le sue opinioni nell'esercizio del suo mandato. Ciò non induce la Giunta a intervenire con un'analisi della veridicità o gravità delle affermazioni, non ci compete", ha spiegato il senatore. "Per me era evidente che quello che ha detto il ministro era nell'esercizio del suo mandato". La pensano diversamente, invece, i senatori di Pd e M5s, Alfredo Bazoli e Ketty Damante. "È una vergogna. Non è accettabile che si usi questo strumento della insindacabilità per proteggere e impedire che vada a giudizio un ministro che si è permesso per un mese e mezzo consecutivo da qualunque canale, tv o social di insultare una persona", ha detto Bazoli. Anche per il Movimento, nelle parole di Damante, "Salvini dovrebbe difendersi nel processo e non dal processo, esattamente come ogni altro cittadino".

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