Lunedì 15 Aprile 2024

Il caffè tra Salvini e la Carfagna agita i 5 stelle

Il leader del Carroccio: "Solo cortesia". Ma sulla flat tax è netto: "O si fa o vado via"

Matteo Salvini e Mara Carfagna (LaPresse)

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 21-06-2019 Roma Politica 245° Anniversario della Guardia di Finanza Nella foto Giovanni Tria, Matteo Salvini, Mara Carfagna Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 21-06-2019 Roma (Italy) Politic 245th Anniversary of the Guardia di Finanza In the pic Giovanni Tria, Matteo Salvini, Mara Carfagna

Roma, 21 giugno 2019 - Ogni giorno ha le sue tensioni di maggioranza. Quando ieri Luigi Di Maio ha letto sul Corsera il colloquio nel quale Matteo Salvini avvertiva che "o si fa la flat tax o sono pronto a lasciare" si è allarmato. E il timore si è aggravato anche perché ha maliziosamente letto in chiave di una futuribile prospettiva di rinascita di un centrodestra 2.0, ricorrente incubo pentastellato, l’incontro di ieri mattina tra il vicepremier leghista e la nuova co-coordinatrice di Forza Italia, Mara Carfagna, alla festa della Guardia di finanza. Un faccia a faccia che l’entourage della forzista ha dipinto come "lungo e fitto, ma cordiale", mentre chi è vicino a Salvini parla di "pura cortesia", "un caffè tra due esponenti politici che erano nello stesso posto e si sono salutati". Tra i due i rapporti in passato sono stati anche tesi. "Le sembrerà strano ma le regole valgono anche per lei", disse mesi fa la Carfagna, vice presidente della Camera, al ministro. A Salvini, ragionano però con una qualche preoccupazione i grillini irritati, fa molto gioco aprire un secondo canale di comunicazione con Forza Italia dopo quello con Toti.

Non stupisce, dunque, la nota piccata del Movimento 5 Stelle. "Tutti – si legge – vogliamo tagliare le tasse. La Lega non è all’opposizione, ma al governo come noi, quindi se servono 10 miliardi tracci la strada per trovarli invece di scaricare la colpa sugli altri. Salvini non può sempre dire è colpa degli altri. Così è troppo facile. Se cerca una scusa per far saltare tutto, lo dica chiaramente agli italiani". Concetto ribadito di lì a poco dopo da Di Maio: "La flat tax non si fa con le interviste, ma lavorando. E comunque – ha però concesso il vicepremier – non è la prima volta che Salvini minaccia di andarsene, è un atteggiamento che abbiamo visto più volte. Io che sono dentro, posso dire che non si voterà a settembre". Chissà. Da parte sua, Salvini mantiene alto il livello delle sue ambizioni e conferma che sulla flat tax si gioca il futuro del governo. "Abbassare le tasse. Se non a tutti, a molti – ha detto –, è un dovere. È il solo modo di far ripartire la crescita del Paese. Se dico che il governo altrimenti non reggerà, non è una minaccia, ma una presa d’atto. La riforma fiscale deve essere inserita nella prossima manovra economica".

"La flat tax – ha peraltro ricordato – è già una realtà per le partite Iva. Il mio obiettivo è che nella manovra economica ci sia un intervento anche per i lavoratori dipendenti e le famiglie". Salvini vorrebbe anche anticipare la manovra d’autunno a prima della fine dell’estate. È, da un lato, un modo per dare una risposta all’Europa e, dall’altro, per chiarire i margini di manovra con il M5s. Perché, ragiona Salvini, "non voglio andare a votare. Se riesco a fare le cose ho in testa, vado avanti 4 anni". Ma sarà un problema riuscire a convincere i pentastellati e l’asse Conte-Tria.

Già, Conte. Ieri gettatava acqua sul fuoco ("Il clima di fiducia resta, non c’è nessun segnale di crisi, non è che le sorti del governo dipendono da un’intervista...") e sul tema fiscale si diceva possibilista. "Io – argomentava – sul fisco ho un pensiero ancora più ambizioso di Salvini. Si tratta di sedersi attorno a un tavolo e parlare di riforma fiscale. Aspetto proposte concrete". Che non tarderanno, perché presto i nodi verranno al pettine. E sarà la Lega, fissando l’asticella della flat tax (10 miliardi?) e la sua modulazione, a creare le condizioni per la prosecuzione o meno del governo gialloverde.