Giovedì 25 Aprile 2024

Galli della Loggia: "Attenti, demonizzare il nemico non paga"

Il professore avverte Pd e M5s: "Ieri Berlusconi, oggi Salvini. Un vizio antico della sinistra"

Matteo Salvini, leader della Lega (Ansa)

Matteo Salvini, leader della Lega (Ansa)

Roma, 11 settembre 2019 - L’antisalvinismo come «collante di facciata» di una maggioranza eterogenea, ma che rischia di rivelarsi un boomerang. Ernesto Galli della Loggia, autorevole storico e accademico, è tranchant: «Il nemico della democrazia è una vecchia storia della sinistra, e non solo. Ma elettoralmente paga poco». Professore, l’antisalvinismo, è considerato da molti il vero collante della nuova maggioranza giallorossa. Finirà per rafforzare lo stesso Salvini? «Il vero collante è la paura delle elezioni. L’antisalvinismo è quello mostrato al pubblico, perché ha un contenuto politico che si pensa essere più popolare: opporsi alla conquista del potere da parte di Salvini. Questo però ne fa il capo assoluto dell’opposizione e, se il governo andrà male, automaticamente incasserà il dividendo». Il leader della Lega, dall’opposizione, è libero di fare il tribuno del popolo senza prendersi le responsabilità di governo... «L’opposizione è priva di responsabilità, come ad esempio quella di far quadrare i conti. Il Pd, dal canto suo, si è costruito l’immagine di baluardo della democrazia contro l’attacco della destra che in Italia ha sempre il suo consenso, il baluardo dell’antifascismo contro il montare del razzismo, della discriminazione». Un vizio atavico della sinistra quello di cercare un nemico da demonizzare: Berlusconi, ma anche Renzi e, prima ancora, Andreotti, Craxi... C’è sempre una guerra di liberazione da combattere... «Un nemico non tanto del partito ma della democrazia. Una vecchia storia, che elettoralmente paga poco. E secondo me lo sa anche il Pd, perché altrimenti sarebbe andato a elezioni. Va bene sventolare l’antifascismo nel dibattito quotidiano, sui giornali, ai comizi o in televisione, ma, nelle urne, non produce voti». Salvini ieri ha detto che pugni chiusi e saluti romani sono cose del passato. È così? «Io credo che Salvini non sia affatto fascista e che queste siano cose di assoluta minoranza, soprattutto nel caso dei saluti romani. Forza Nuova ha preso lo 0,3% dei voti (che significa lo 0,1% degli italiani), sono nostalgie minoritarie poco gradevoli da vedere. I militanti di LeU riescono ancora a eleggere qualche parlamentare e si riconoscono nel pugno chiuso ma, in generale, sventolare l’antifascismo è una pura figura retorica priva di qualunque aggancio alla realtà». La demonizzazione dell’avversario non si scopre oggi. Nelle prime elezioni repubblicane nel 1948 la Dc si preoccupa di formare gli elettori a partire dalla paura per il mostro comunista... «Il paragone con la situazione attuale non regge. Mentre nel caso di Salvini non c’è nulla, nel 1948 il pericolo del comunismo c’era davvero: si era visto a Praga sei mesi prima. I rapporti del Pci con Mosca erano così forti che sarebbe stato obbligato a seguirne gli ordini. In tutte le epoche e in tutti i Paesi uno degli strumenti di propaganda è stato sostenere la tesi che ‘la vittoria del mio nemico è molto pericolosa’. La delegittimazione invece significa dire che ‘la vittoria del mio nemico è un pericolo per le istituzioni’». Quando c’è un accanimento di tutti contro uno, gli italiani iniziano a simpatizzare per il ‘demonizzato’? «Non so se esiste questo meccanismo di naturale senso di difesa. Nel caso di Berlusconi, le accuse coprivano un ventaglio amplissimo – dal favoreggiamento della prostituzione alla frode fiscale – tanto da suscitare perplessità nel pubblico. L’antiberlusconismo in parte ha funzionato, il problema è che non è stato capace di indurre l’elettorato a smettere di votare per Berlusconi. Magari non lo dicevano in pubblico, ma continuavano a votarlo. Ha funzionato dal punto di vista dell’immagine di Berlusconi, colpita soprattutto all’estero, ma non a livello di consenso elettorale». Ricorda Salvini... «In tutto il mondo, anche personaggi inaspettati come Trump, sono stati felici di veder finire il ruolo di governo di Salvini. Ma attenzione: l’antiberlusconismo si fondava su ragioni giudiziarie, le ‘colpe’ di Salvini sono tutte politiche e, quindi, credo abbiano ancora meno effetto sul suo elettorato». Facebook e Instagram hanno chiuso le pagine di Casapound e Forza Nuova: il paradosso di aziende private che ormai svolgono un servizio pubblico e silenziano un partito politico. Oggi sono loro domani magari tocca a qualcun’altro... «Penso che in democrazia tutte le idee e le parole debbano essere lasciate libere di esprimersi». Tra l’altro, parlare di diffondere l’odio sui social è abbastanza vago e potrebbe coinvolgere praticamente quasi tutti. «Un’accusa ridicola che serve a Facebook per costruirsi una propria immagine democratica finalizzata a pagare meno tasse».