Salvini è pronto al governo di larghe intese. E Forza Italia conferma "la piena adesione"

Il leader del Carroccio accetta di "metterci la faccia". Meloni fa muro: non possiamo stare con Pd, Cinque Stelle e Renzi

Matteo Salvini e Francesca Verdini (ImagoE)

Matteo Salvini e Francesca Verdini (ImagoE)

Fratelli d’Italia no, Forza Italia sì, Lega molto più sì che no. Oggi la delegazione del Carroccio salirà da Mario Draghi e, se lo scenario non cambia, già prima dell’incontro del premier incaricato con la delegazione 5 Stelle il nuovo governo potrebbe avere "i numeri". Matteo Salvini, leader della Lega, si scioglie ora dopo ora: "Non sono per le mezze misure – spiega –: se sei dentro, dai una mano e ti prendi onori e oneri. Se stai fuori, stai fuori. I governi tecnici alla Monti li abbiamo già provati. A me piacerebbe che nel governo ci fossero tutti; che in un momento come questo, in cui Mattarella ha chiesto di fare un passo avanti, si metta l’interesse del Paese davanti a quello dei partiti".

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L’adesione alla volontà del capo dello Stato allinea Salvini a Zingaretti e Renzi (anche questo un inedito cambio di prospettiva): "Chi sono io per dire tu no. Noi con Draghi non diremo non voglio tizio", si espone il Capitano. La strategia a questo punto è chiara: "Noi ci siamo, pronti a metterci la faccia". Il confronto sarà sui contenuti, non su pregiudiziali estetiche: "Vedo che il Movimento 5 Stelle ha le sue traversie. Noi con Draghi non parleremo di partiti. Certo – è l’esempio – se i Cinquestelle dicono che vogliono la patrimoniale, noi vogliamo un Paese con meno tasse". "Per la Lega – fa notare il leader (che oggi non si farà accompagnare da Giancarlo Giorgetti, candidato a un posto di governo) – sarebbe stato più comodo dire no a priori. A me dispiace che altri mettano veti. Nel dopoguerra, nei governi c’erano tutti. Poi, dopo la fase di ricostruzione ognuno ha ripreso la sua via". Salvini potrebbe persino entrare personalmente nell’esecutivo se anche Di Maio e Zingaretti fossero cooptati: ovvero tutti i maggiori leader in campo in un’ottica di reciproca garanzia.

"La più grande emergenza dal dopoguerra" evoca, secondo Forza Italia, la nascita di "un governo dei migliori al servizio dell’Italia e degli italiani". A confermare il "pieno appoggio" a Draghi è Silvio Berlusconi in persona in un lungo colloquio telefonico. "Forza Italia è pronta a dare un contributo di idee e di programma", ribadisce al termine delle consultazioni il vicepresidente Antonio Tajani. L’auspicio azzurro è un esecutivo di "alto profilo". Una maggioranza larga ed eterogenea stavolta non spaventa perché finalizzata all’emergenza del Paese. "Non implica la nascita di una nuova maggioranza politica", puntualizza Tajani per non avvalorare speculazioni di lungo periodo.

Giorgia Meloni si chiama fuori: "Abbiamo ribadito a Draghi che Fratelli d’Italia non voterà la fiducia al suo governo ", dichiara la presidente: "Fd’I non andrà mai al governo con Pd, M5s e Renzi. Serve un governo autorevole e coeso con una maggioranza omogenea, ma questo è possibile solo con il voto e con un altro Parlamento" (forse). Meloni offre comunque comprensione al presidente incaricato: "Se ci saranno provvedimenti utili, li sosterremo come abbiamo fatto in passato, senza chiedere nulla in cambio".