Rosatellum bis, domande e risposte per capire la legge elettorale

Semplici questioni, ma articolate, su un argomento difficile anche per gli addetti ai lavori: la legge elettorale

Un seggio (Fotoschicchi)

Un seggio (Fotoschicchi)

Roma, 8 ottobre 2017 - Abbiamo formulato alcune semplici domande cercando di fornire le più possibili semplici, ma articolate, risposte su un argomento ostico da sempre anche per gli addetti ai lavori: la legge elettorale. 

1)  Perché ‘Rosatellum’? E soprattutto perché ‘bis’?

Questa domanda ha una risposta semplice. Nella mania, tutta italiana, di dare nomi latini o latineggianti alle leggi elettorali (come fu per il Mattarellum, nome scovato dal politologo Sartori, per il Porcellum, nome che si auto affibbiò l’estensore di quella legge, Roberto Calderoli, o per l’Italicum, nome scovato da Renzi) anche questa legge ‘latineggia’. Rosatellum viene dal cognome del capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, che ha ideato il sistema, ma avendoci già provato a giugno (tentativo fallito e naufragato, appunto, nell’Aula della Camera al primo voto segreto, quando la sua proposta di legge veniva anche chiamata Tedeschllum), ora i cronisti hanno ribattezzato questa legge un ‘Rosatellum bis’, nel senso che il povero Rosato è la seconda volta che ci prova… 

2)  Ma che cos’è, in buona sostanza, il Rosatellum bis?!

Il Rosatellum è una sorta di Mattarellum ‘rovesciato’, cioè un mix tra elemento maggioritario e parte proporzionale ma dove la quota di proporzionale la fa da padrona: prevede il 64% di listini plurinominali corti e bloccati (da due fino a quattro nomi) e solo il 36% di collegi maggioritari uninominali. Nel Mattarellum la proporzione era esattamente inversa: 75% di collegi maggioritari e quota proporzionale fissata solo per il 25% dei seggi restanti. 

In pratica, si tratta, dal punto di vista politologico, di un sistema elettorale ‘misto’, a turno unico, in cui l'assegnazione di 231 seggi alla Camera e di 109 seggi al Senato è effettuata in collegi uninominali con formula maggioritaria, dove vince il candidato più votato secondo la logica, di tradizione anglosassone, del first past the post (il primo prende tutto). L'assegnazione dei restanti seggi avviene con metodo perfettamente proporzionale nell’ambito di collegi plurinominali. Le circoscrizioni sono 20 per il Senato, una per ogni regione, e 28 per la Camera. Il numero dei collegi sarà di 65 e toccherà al governo definirli con una delega. 

La soglia si sbarramento per la Camera e per il Senato è stata fissata al 3% a livello nazionale per le liste, mentre è del 10%, sempre a livello nazionale, per le coalizioni. Ci sarà un’unica scheda e non è stata concessa la possibilità del voto disgiunto. C’è una norma di genere (60-40) e la possibilità di presentare fino a un massimo di cinque pluricandidature nei listini proporzionali, ma anche la possibilità, per un candidato, di presentarsi sia in un collegio uninominale che in quelli plurinominali (fino a cinque). 

Infine, non è prevista l’indicazione del ‘capo’ della coalizione, ovvero del candidato premier, come era nel Porcellum, né l'obbligo per la coalizione di presentare un programma comune. 

3)  Tenetevi forte! I ‘tecnicismi’ della legge elettorale. 

Il lettore, già con il mal di testa, potrebbe anche fermarsi qui… Ma ogni legge elettorale è frutto di una (lunga e faticosa) serie di tecnicismi, calcoli e norme specifiche che la contraddistinguono. Per chi, dunque, avesse ancora la pazienza di voler proseguire nella lettura, ecco i principali ‘tecnicismi’… 

UNA SCHEDA, UN VOTO: diversamente dal Mattarellum, in cui c'erano due schede (una per il collegio ed una per il listino proporzionale, con la possibilità di dare il famoso voto disgiunto), con il Rosatellum 2.0 ci sarà una scheda unica. In essa il nome del candidato nel collegio sarà affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono. Sembra facile, vero?! Aspettate un po’ prima di dirlo!

METODI DI VOTO. Qui le cose si complicano perché sono tre. Uno. Se l’elettore vota il contrassegno di una lista il voto è attribuito automaticamente anche al candidato nel collegio uninominale. Come già detto, nei collegi uninominali il seggio è assegnato al candidato che consegue il maggior numero dei voti. Due. Se l’elettore vota solo per il candidato del collegio uninominale e barra una delle liste dei partiti che lo sostengono il voto è valido (è il cd. ‘doppio voto’). Terzo. Se l’elettore vota soltanto per il candidato del collegio uninominale, senza indicare alcuna preferenza per una delle liste che lo sostengono, il suo voto si ‘spalma’, in modo proporzionale, a tutte le liste a lui collegate. 

LE COALIZIONI I partiti possono presentarsi da soli o in coalizione. La coalizione è unica a livello nazionale per più liste. Le dichiarazioni di collegamento devono essere reciproche tra le liste che compongono la coalizione. I partiti o le coalizioni di liste devono depositare, insieme al deposito del contrassegno elettorale, un programma con l’indicazione del capo della loro forza politica. 

SOGLIE DI SBARRAMENTO. Per accedere in Parlamento è fissata una soglia d’ingresso del 3% sia al Senato che alla Camera. Soglia che per le coalizioni sale al 10%, sempre su base nazionale. ‘Ma’ … ! I voti dei partiti in coalizione che abbiano raggiunto la soglia dell’1%, ma non sono riusciti ad arrivare e a superare la soglia del 3%, vengono ripartiti dentro la stessa coalizione. Sotto la soglia dell’1% invece i voti dati a quella lista vanno dispersi, cioè non vengono attribuiti a nessuno. È vietato ilvoto disgiunto. In buona sostanza, non puoi votare il candidato nel collegio appoggiato dalla lista o dalla coalizione del partito dei ‘Gialli’ e, poi, scegliere, nella parte proporzionale, il partito dei ‘Neri’, ove questo, naturalmente non faccia parte del partito/coalizione gialla. 

E’ vietato anche lo scorporo, che era previsto nel Mattarellum, ma… c’è un piccolo ‘barbatrucco’, per gli amanti del genere: dato che i voti degli elettori che barrano il nome del solo candidato del collegio uninominale vengono distribuiti proporzionalmente ai partiti che sostengono il candidato del collegio anche se l’elettore non ha espresso alcuna preferenza per nessuno partiti, i partiti che hanno superato il 3% dei voti si ‘pappano’ anche i voti delle liste o partiti che non solo non hanno superato il 3% ma neppure l’1%!!! L’hanno chiamata, in commissione Affari costituzionali, la norma ‘8xmille’ perché, come si sa, chi non sceglie come destinare il suo 8xmille finisce nel cd. ‘inoptato’ che va, in ogni caso, allo Stato. In questo caso, con tale norma, ci guadagnano i partiti maggiori 

CIRCOSCRIZIONI. Saranno 20 le circoscrizioni per il Senato, una per ogni regione, mentre saranno 28 quelle della Camera. Perché sono importanti? Perché, anche se la soglia di sbarramento per ogni lista o coalizione, è determinata a livello nazionale, per determinare gli eletti si ‘scende’ prima nelle circoscrizioni e poi, ancora, ci si ramifica nei collegi uninominali per la parte maggioritaria e nei collegi plurinominali per il proporzionale. Le circoscrizioni, inoltre, sono molto importanti per definire il ‘recupero’ dei resti: infatti, anche il sistema più proporzionale che si possa immaginare presenta, sempre, dei ‘resti’ da attribuire. Si tratta di un ‘quoziente’ che stabilisce la cifra degli eletti e la cifra nazionale di ogni partito. Nella nuova legge elettorale verrà usato il metodo del ‘quoziente intero e dei più alti resti’ (nella Prima Repubblica si usava il metodo d’Hare, c’è anche quello ‘d’Hondt’) ma non stiamo neanche a spiegarvelo! E’ un puro calcolo tecnico, matematico: distribuisce in modo il più proporzionale possibile i seggi ai vari partiti e, francamente, è davvero roba per malati…

COLLEGI UNINOMINALI: saranno 231 collegi, pari al 36% dei seggi della Camera, per i deputati, e 109 (idem) per il Senato. I partiti si possono coalizzare per sostenere un comune candidato. 

COLLEGI PLURINOMINALI: Come risulterà facile capire da un rapido calcolo, se i seggi della Camera sono 630 e quelli del Senato 315 (oggi, al Senato, siedono 320 senatori ma perché in 5 sono senatori ‘a vita’ nominati per alti meriti dal Capo dello Stato) ne mancano parecchi per arrivare a fare ‘la somma del totale’, come direbbe Totò. Quanti sono e come verranno eletti? Eccoli. 

Alla Camera ‘restano’, dunque, da eleggere 399 deputati, ma 12 continueranno ad essere eletti nelle cinque Circoscrizioni Estere, con un metodo rigidamente proporzionale. Inoltre, in Italia, un deputato è eletto in Valle d’Aosta in un collegio uninominale. Ne restano, cioè, 386 di deputati sempre con metodo proporzionale. 

Al Senato, invece, restano da eleggere, tolti i 109 collegi, 212 senatori nei collegi uninominali, ma sono sei gli eletti all’Estero, quindi ne restano 206: il collegio senatoriale della Valle d’Aosta elegge sempre solo un senatore e lo stesso avviene in Molise.

DELEGA AL GOVERNO E ASSEGNAZIONE DEI SEGGI. La legge delega il governo a definire questi collegi plurinominali: saranno circa 65 e dall’approvazione della legge il governo ha 30 giorni di tempo per disegnarli. Il problema, però qui, si fa ostico. Infatti, mentre capire come avviene l’assegnazione del vincitore nel collegio uninominale è molto facile (il primo che arriva vince!), nei collegi plurinominali il percorso è più macchinoso. In buona sostanza è questo: per i seggi da assegnare alle liste nei collegi plurinominali, il riparto avviene a livello nazionale, con metodo proporzionale, tra le coalizioni di liste e le liste che abbiano superato le soglie di sbarramento. Per le coalizioni non vengono comunque computati i voti dei partiti che non hanno superato la soglia dell’1 %. Nel caso il candidato nel collegio uninominale venga eletto sia nel maggioritario che nel proporzionale, prevale la vittoria nel collegio uninominale. Al candidato in più collegi plurinominali che dovesse essere eletto in diversi listini sarà assegnato il collegio plurinominale in cui la lista a lui collegata ha ottenuto il minor numero di voti. In caso di pareggio tra due candidati, sarà eletto il candidato più giovane. Ci avete capito qualcosa? Tranquilli, anche noi facciamo fatica… 

LISTINI E PLURICANDIDATURE Nei collegi plurinominali, dove vale il proporzionale, e dunque solo in quelli, sono previsti dei ‘listini’ molto corti, dai 2 ai 4 candidati al massimo. Quanto alle pluri-candidature, saranno possibili ma limitate (massimo 5), sempre nei collegi plurinominali. Nessuno può essere candidato in piuù di un collegio uninominale, a pena di nullità, ma è consentita la candidatura dello stesso candidato in un collegio uninominale e nei collegi plurinominali fino a un massimo di cinque (già detto!). 

E I FAMOSI COLLEGI DEL TRENTINO ALTO-ADIGE?! Il testo della nuova legge rimane ancorato, né poteva essere altrimenti, al testo del Tedeschellum come modificato dall'emendamento Fraccaro-Biancofiore votato a scrutinio segreto l'8 giugno scorso quando il Tedeschellum, allora in votazione, naufragò proprio su questo emendamento: sei collegi uninominali e cinque proporzionali, alla Camera, cinque e due al Senato. Non potrebbe essere altrimenti: i seggi del Trentino godono, infatti, di una riserva ‘costituzionale’: tanti sono e tanti devono essere in qualsiasi legge elettorale venga approvata dalle Camere! Così è.  

QUOTE DI GENERE: il Rosatellum bis riconosce una “quota di genere”, un modo gentile per dire che bisogna rispettare, come prevedono diverse leggi italiane ed europee, una proporzione non discriminante verso le donne, il caro vecchio “sesso debole” nella compilazione delle liste elettorali, pena la loro non validità ed esclusione dalle elezioni. Per il Rosatellum la proporzione è di 60%-40%. Infatti sia nei collegi uninominali che in quelli plurinominali nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60%. Le future senatrici, però, avranno più chance delle future deputate: il testo dispone che la ripartizione della quota di genere per il Senato, sia nell’uninominale che nel proporzionale, venga rispettata a livello regionale e non nazionale. 

TOT FIRME, TOT LISTE. E’stato dimezzato, rispetto al testo originario, il numero delle firme da raccogliere per tutti quei partiti o nuove formazioni politiche che non sono in Parlamento o non hanno un proprio gruppo parlamentare costituito alla data del 15 aprile 2017 (la data originaria era il 31 dicembre 2016, ma Mdp sarebbe rimasta fuori dal novero e pure il Pd gli ha fatto il regalo). Il numero di firme da raccogliere passa da 1.500-2.000 a sole 750, ma attenzione la deroga sarà valida solo per le prossime politiche! Per i partiti presenti in Parlamento sotto forma di gruppi costituiti (anche quelli minuscoli, sottogruppi, nati per microscissioni…) non sarà invece necessario, come già detto, raccogliere le firme. 

AVVOCATO, MI CERTIFICA? Per le prossime elezioni, e solo queste, anche gli avvocati abilitati al patrocinio in Cassazione potranno autenticare le firme per la presentazione delle liste. 

 4)  E’ finita? Neanche per idea! Alcune cose divertenti…

Come avrete capito se siete arrivati a leggere fin qui, il che vuol dire che avete preso discrete dosi di citrosodina e bicarbonato, oltre a un po’ di sana nevralgina, per curare il mal di stomaco e il mal di testa, questa legge elettorale è difficile. Ecco perché i nostri novelli ‘padri costituenti’ hanno pensato (e hanno fatto) bene di aiutare il povero elettore a non impazzire, nei seggi. Infatti, tra rischi di contestazioni dei voti e delle schede elettorali e rischio di lunghe code davanti alle cabine elettorali, il rischio caos (e il rischio figuraccia) sarebbe davvero vicino. Ecco dunque alcune novità, peraltro mai sperimentate prima!

LA SCHEDA CON LE ISTRUZIONI ‘PER L’USO’… La scheda sarà, come abbiamo detto, unica (ma attenzione in realtà saranno due! Perché una vale per eleggere i deputati alla Camera e una per eleggere i senatori al Senato!), ma conterrà anche, e per la prima volta nella storia repubblicana, delle “istruzioni per  l’uso” che serviranno a informare gli elettori su come devono… votare! Nel frontespizio della scheda, infatti, verrà spiegato come si vota e come saranno distribuiti i voti.

IL TAGLIANDO “ANTI-FRODE” La scheda sarà anche dotata di apposito tagliando rimovibile, dotato di codice alfanumerico progressivo, che sarà rimosso e conservato dall'ufficio elettorale prima dell’inserimento della scheda nell’urna. L’obiettivo è di evitare brogli e scambi tra schede bianche e schede pre-stampate. Ecco perché viene detto tagliando “anti-frode”.

MA IL SUO PARTITO ‘TRASPARE’? Sono state inserite, nel Rosatellum bis, diverse norme di cosiddetta ‘trasparenza’. Prevedono che i partiti, i movimenti e gruppi politici organizzati che si presentano alle elezioni debbano avare uno Statuto. Chi ne è o ne sarà sprovvisto (come nel caso dell’M5S, tanto per dire) potrà presentare liste elettorali solo indicando elementi minimi di trasparenza come questi tre: il legale rappresentante, il titolare del contrassegno, gli organi del partito, la composizione e le funzioni. Tutto il materiale sarà pubblicato online sul sito del ministero dell'Interno, insieme al programma elettorale di ogni partito o coalizione e al nome del capo della forza politicadi ogni lista o partito. Si badi bene: capo di forza politica, non della coalizione! Morale: Berlusconi potrà essere il ‘capo’ di FI; non di Lega e FdI. 

 Siete arrivati alla fine di questo lungo, troppo lungo, testo sulla legge elettorale?! Beh, allora siete pronti: potete andare a votare! Sempre che, si capisce, il Rosatellum bis diventerà mai legge!!! Ps. L’autore di questo articolo sarà felice di offrire un buon caffè a chiunque gli segnali possibili errori, dimenticanze, sviste etcetera.