Renzi: "Chi nel Pd vuole governo con M5s lo dica"

Scontro nel partito sulla possibilità di appoggiare un esecutivo pentastellato. Emiliano: "Coincidenze programmatiche con i grillini. Occorre evitare saldatura con le destre". Franceschini si smarca Elezioni 2018, chi governa? Due maggioranze possibili Carlo Calenda: "Il Pd va risollevato, mi iscrivo"

Matteo Renzi (ImagoEconomica)

Matteo Renzi (ImagoEconomica)

Roma, 6 marzo 2018 - E' alta tensione nel Pd dopo l'intervento di Renzi che ieri ha annunciato le dimissioni alla luce del risultato delle elezioni politiche 2018, posticipandole però a dopo la formazione del nuovo governo. "E' la sconfitta più grave, no al bunker", è la durissima presa di posizione di Orlando che denuncia l'ambiguità del segretario. Ancora più espliciti Zanda, Finocchiaro, Latorre e altri esponenti dem. "La decisione di Renzi di dimettersi e contemporaneamente rinviare la data delle dimissioni non è comprensibile. Serve solo a prendere ancora tempo". "Bisogna cambiare, prima che sia tardi", l'invito di Cuperlo. Stamani il segretario torna sulle barricate. "Qualcuno dice che le dimissioni sarebbero una finta, qualcuno che starei per andare in settimana bianca. Le dimissioni sono vere, la notizia falsa".

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Elezioni 2018, Renzi e il giallo del "vado a sciare"

RENZI: CHI VUOLE GOVERNO CON M5S LO DICA - Poi mette sul piatto la patata bollente: tra i dem c'è chi vorrebbe appoggiare un governo Cinque Stelle, fa capire Renzi. "Per me il Pd deve stare dove l'hanno messo i cittadini, all'opposizione - tuona l'ex premier su Facebook -. Se qualcuno del nostro partito la pensa diversamente, lo dica in direzione lunedì prossimo o nei gruppi parlamentari". E ancora: "Cinque Stelle e Destre ci hanno insultato per anni e rappresentano l'opposto dei nostri valori. Sono anti europeisti, anti politici, hanno usato un linguaggio di odio. Ci hanno detto che siamo corrotti, mafiosi, collusi e che abbiamo le mani sporche di sangue per l'immigrazione: non credo che abbiano cambiato idea all'improvviso. Facciano loro il Governo se ci riescono, noi stiamo fuori". 

EMILIANO PER UN ASSE PD-M5S - Non la pensa così Michele Emiliano, il primo (e unico al momento) a esplicitare la rottura. "Renzi si è dimesso, non ha più titolo per parlare di politica ed ora deve fare il senatore del suo territorio", incalza il governatore della Puglia proponendo un asse Pd-grillini in funzion anti-Lega.  "Occorre evitare la saldatura di questo popolo sofferente, rappresentato dagli 11 milioni di voti del Movimento 5 stelle, con le destre, con l'astensionismo, e con la perdita di speranza. Il Pd ha questo compito storico". D'altra parte "noi a parti invertite lo chiedemmo a loro ai tempi del tentativo Bersani. Se l'avevamo chiesto vuol dire che la ritenevamo una cosa possibile. I numeri ci sono e sopratutto c'è una coincidenza programmatica rilevante".

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Possibilista anche Francesco Boccia che parla però di 'appoggio esterno'. "Se Mattarella dovesse dare l'incarico a Luigi Di Maio - dice il presidente della Commissione Bilancio della Camera - io penso che, pur restando all'opposizione, si debba poter valutare un appoggio esterno per fare nascere il governo".

Anche quella di Sergio Chiamparino è una posizione morbida.  "Dialogare con M5s dopo il voto di domenica? Io quasi quotidianamente dialogo con la sindaca Appendino -  afferma il presidente della Regione Piemonte -  non c'è nessun tabù da sfatare. Il partito deciderà in modo collegiale - e questa collegialità per me è l'elemento fondamentale - se e quali risposte dare". 

FRANCESCHINI: MAI PENSATO AD ACCORDO COL MOVIMENTO - Si smarca invece Dario Franceschini. "Non ho mai pensato sia possibile fare un governo con M5s e tantomeno con la destra - scrive su Facebook - Sufficientemente chiaro? Non trovo nemmeno traccia nel Pd di qualcuno che abbia in mente di farlo (e qui è smentito dalle dichiarazione dei colleghi ndr), quindi sono inutili polemiche o velenosi depistaggi mediatici". Una replica al vetriolo rispetto al post di Renzi. "Abbiamo perso le elezioni e quindi l'unica strada giusta e possibile è andare all'opposizione. Nel Pd siamo e saremo tutti d'accordo su questo". Ma "dovremo ragionare degli errori compiuti e delle strade da scegliere per ripartire e rifondare sia il Pd che il nostro campo".