Renzi il femminista: la politica è donna

Svolta rosa del leader di Italia viva. "Troppo maschilismo. Noi siamo diversi"

Matteo Renzi con la moglie Agnese Landini (Pressphoto)

Matteo Renzi con la moglie Agnese Landini (Pressphoto)

Roma, 25 settembre 2019 - Presentando Italia viva, Matteo Renzi l'ha definito "casa giovane, innovativa e femminista". Un azzardo, nominare il femminismo, praticato finora solo dal presidente spagnolo Pedro Sanchez con coerente governo 50/50. "Lo ha fatto anche il canadese Trudeau. A livello internazionale il tema della partecipazione delle donne alla politica è molto sentito mentre da noi resta incredibilmente sottovalutato. Il femminismo non fa parte della tradizione da cui provengo, ma la questione ha una primaria importanza".

Perché viene ignorata? Questione di posti? "Il maschilismo politico italiano è molto resistente. Le donne vengono considerate con condiscendenza o solo per evitare troppe recriminazioni. Incredibile la misoginia che si riversa sulle politiche. Quello che si è detto di Teresa Bellanova: il vestito, la licenza media. Su un uomo che da bracciante arriva a diventare ministro si sarebbe scritta una fiction tv. Per lei il tema è stato l’abito".

Conferma Bellanova come presidente di Italia Viva? "Sì, sarà il nostro leader ma dovrà farà anche il ministro come Elena Bonetti. Tante donne hanno un ruolo di prima linea: Maria Elena Boschi capogruppo alla Camera. Lisa Noja responsabile del Manifesto dei Valori. Maria Chiara Gadda al Piano Verde. Ho sempre garantito il 50/50, da Presidente di Provincia, da Sindaco e da Presidente del Consiglio. Ma insisto: la battaglia è soprattutto culturale e simbolica. Ho in mente un bambino tedesco che in campagna elettorale chiese a sua madre se anche un uomo poteva diventare Cancelliere. Molto ispirante".

Quali sono invece le donne che le ispirano? "In primis Ester, mia figlia. Che sente in modo molto forte la sua identità femminile, discute di tutto e con tutti, legge storie di donne. Lo sguardo di padre aiuta a pensare il femminismo in modo de-ideologizzato e concreto. Alla scuola di politica del Ciocco le iscritte non raggiungevano il 20 per cento. Con Elena Bonetti, direttrice scientifica, abbiamo lavorato perché fossero metà degli allievi: tutte brillanti, toste, splendide. Ho imparato anche da molte manager, a cominciare da Indra Nooyi, l’ex-Ceo di Pepsi. Mi hanno insegnato che se vuoi, puoi".

Mi convinca che non è il solito pinkwashing: come la farebbe, questa politica femminista? Prendiamo il gap salariale: il premier Conte ha detto che va eliminato «in omaggio alle donne». "Conte ha usato un’espressione molto infelice. La parità nelle retribuzioni è un dovere per la politica e un diritto per mia figlia, per tutte le figlie e per tutte le donne".

Denatalità e guerra alla maternità. "È un tema politico enorme che non riguarda solo le donne. In trent’anni la natalità si è dimezzata, oggi non si arriva a mezzo milione di nati l’anno. Non bastano gli spot in tv. Il nostro Family Act è un piano articolato che tiene insieme velocità nell’ingresso al lavoro, servizi, congedi parentali, asili nido come progetto educativo, un assegno universale per i figli. Ma il migliore incentivo alla natalità è ritrovare fiducia nel futuro del Paese".

Utero in affitto. "Confermo la mia radicale contrarietà. Ho riflettuto, ho letto, ho approfondito ma non ho trovato ragioni per cambiare idea".

Ddl Pillon: definitivamente cestinato? "Vale quanto dichiarato della ministra Bonetti: il Pillon resta nel cassetto. Sulla questione dei separati invece dovremo tornare in modo più serio".

Violenza e femminicidio. "La sensibilità sta cambiando, sono fiducioso. Credo che il più del lavoro vada fatto sull’accompagnamento nell’uscita dalla violenza. Donne “insospettabili” che restano nell’inferno, intrappolate da paradossali sensi di colpa e di vergogna: bisogna sostenerle perché trovino il coraggio che manca. Lucia Annibali ci darà una grande mano".

L’elettorato femminile è una prateria sconfinata. "Posso dire che è la prima volta che un partito mette al centro la partecipazione delle donne. E a 360°. Su ogni questione istituiremo una ‘diarchia’ per liberarci dai pregiudizi".

Un doppio sguardo sulle cose… "Un doppio sguardo per vedere meglio e andare più a fondo. Anche così cambia la politica. E per l’Italia sarà una rivoluzione".