Giovedì 18 Aprile 2024

Governo, contropiede di Renzi: due parlamentari in più

Italia viva strappa a Leu e Pd una deputata e un senatore. Ancora tensione sulle intercettazioni, poi la frattura si ricompone

Renzi, rientrato dal Pakistan, ha postato una foto dal Senato: "Non sono a sciare" (Dire)

Renzi, rientrato dal Pakistan, ha postato una foto dal Senato: "Non sono a sciare" (Dire)

Roma, 19 febbraio 2020 - Non inganni l’accordo siglato sulle intercettazioni: per la maggioranza quella di ieri è stata l’ennesima giornata di passione. Mattatore, Matteo Renzi: costretto dagli strali degli alleati ad anticipare il rientro, si sistema al centro del ring. E piazza un micidiale uno-due: ruba due parlamentari ai giallorossi (a Leu prende la deputata Rostan e ai democratici Cerno) e fa ballare il governo sui “trojan”, la tecnologia in grado di registrare l’ambiente dai cellulari. A dargli l’appiglio per l’affondo un emendamento di Grasso (Leu) che, recependo una sentenza della Cassazione, consente di usare le informazioni raccolte con quel sistema anche in inchieste diverse da quelle per cui sono state disposte le intercettazioni.

Il capogruppo Iv al Senato, Faraone: "Noi votiamo solo il testo uscito dal consiglio dei ministri". Inizia la via crucis tra vertici, sospensione dei lavori in aula. Gli sherpa corrono trafelati dalla commissione giustizia di Palazzo Madama al gruppo renziano finché alle 18 spunta una possibile mediazione: Grasso ritira l’emendamento che verrà ripresentato dal relatore Giarrusso, ma intanto il voto è rinviato ad oggi.

I responsabili 

Nelle stesse ore, a Palazzo madama si presenta Renzi raggiante per il colpo che infligge a Conte con le due new entry: "La mia appartenenza al Pd è prescritta", ironizza Cerno. Numericamente il cambio di maglia non è rilevante. Ma sul piano psicologico e mediatico lo è: la manovra del premier per rendere i renziani superflui nella maggioranza resta al palo; i responsabili in pectore, quasi tutti ex forzisti guidati da Paolo Romani si danno da fare per formare un gruppo – ieri si sono visti a cena – ma senza alcuna intenzione di puntellare Conte. Vogliono entrare in ballo solo dopo un’eventuale crisi di governo. Renzi se la ride: "La reazione muscolare di Conte è stata un errore, bene se hanno la maggioranza, ma se siamo determinanti ci devono ascoltare".

Renzi stasera a Porta a Porta 

Dietro la spavalderia, il leader di Iv è furibondo: l’uscita di Bettini l’ha mandato fuori dai gangheri spingendolo ad annunciare la decisione di andare da solo in tutte le regioni tranne la Toscana. La priorità resta la testa di “Giuseppi“: "Ci allargheremo ancora. Mai messa in dubbio la mia appartenenza alla maggioranza. L’ha fatto Conte". D’obbligo stressare il premier che cerca di sottrarsi al pressing: "Non ci interessano i titoli dei giornali ma la fiducia dei cittadini". È in questo quadro che il leader Iv respinge l’emendamento del relatore sulle intercettazioni, trascinando la faccenda per un altro paio di ore per poi chiudere con un subemendamento nel quale si specifica solo che le intercettazioni raccolte "per caso" non devono essere solo indispensabili ma pure "rilevanti" in un altro reato.

La partita prosegue: Renzi invita a seguire stasera la puntata di Porta a Porta di cui sarà protagonista. Che dirà? "Annuncerà il disimpegno o la sfiducia a Bonafede", prevedono dal Pd. "Farò un discorso duro e franco", rivela ai suoi che riunisce a tavola (e ripete: "Appoggio esterno al governo? O stai dentro o stai fuori"). Tutto lascia pensare che sfiderà di nuovo Conte: "O si rassegna al fatto che siamo determinanti o ci caccia verificando se la maggioranza alternativa esiste". Un’intervista che gli serve anche per l’offensiva sulla politica economica che illustra domani.