Renzi attacca e spera in Berlusconi

L’ex premier: "Basta diktat". Forza Italia al centro dei giochi, anche il Pd tentato dalla "maggioranza Ursula"

Carabinieri con la mascherina davanti al Senato (foto Imagoeconomica)

Carabinieri con la mascherina davanti al Senato (foto Imagoeconomica)

Roma, 1 maggio 2020 - Renzi e Salvini, ieri, hanno ‘picconato’ entrambi Conte. Il primo con il suo discorso fiammeggiante, il secondo con un discorso debole, ma protraendo l’occupazione delle Aule. Renzi ha evocato apertamente la crisi di governo: "Io, presidente Conte, ho negato i pieni poteri a Salvini, ma non l’ho fatto per darli ad altri (quindi – sottinteso – a lei). Ora siamo a un bivio, se sceglie il populismo si rivolga ad altri". Parole pesantissime, ma è solo l’ennesimo penultimatum. Dopo la contro-replica furbetta di Conte ("quale ultimatum? Iv lavora con noi dentro la maggioranza"), Maria Elena Boschi, capogruppo di Iv alla Camera e non una qualunque, interviene per dire che "con Conte vogliamo collaborare".

Dove sta la verità? Nel mezzo, al solito. Renzi, quando interviene in sede di replica all’informativa del premier, è nella sua versione migliore, quella del 'bullo' fiorentino: parla mani in tasca, sbatte i pugni, usa toni in sovra-acuto.'Matteo', prima di parlare, ha anche consultato, via chat, i suoi parlamentari per assicurarsi che nessuno gli faccia scherzi. Iv conta su 30 deputati e 17 senatori e possono fare la differenza tra tenere in vita un governo e farlo cadere. Ma, prima che scoppiasse la crisi del Coronavirus e Renzi era già lì lì per farlo cadere, il Conte bis, anche su di loro era partita la 'contro-Opa', orchestrata dal ministro Franceschini, per recuperare truppe 'fresche' tra le fila di FI e della stessa Iv: c’era già chi li chiamava i nuovi 'Responsabili'. Solo che, da allora, tanta acqua è passata sotto i ponti. Pure nel Pd, Conte – il cui unico vero protettore siede al Colle – crea dubbi e dissapori crescenti. Dentro 'Base riformista', gli ex renziani di Lotti e Guerini, tra i cattodem di Delrio, in Area dem di Franceschini – che, Conte, non lo 'copre' più – persino nella sinistra-sinistra interna di Andrea Orlando. Il quale fa un altro intervento molto applaudito in cui, non a caso, apre all’opposizione e, segnatamente, a Forza Italia cui chiede di "'condividere' i prossimi provvedimenti". Poi attacca le banche, rivendica la "centralità del Parlamento", dice "basta Dpcm", ma anche 'no' a "rimpasti o ribaltoni".

La verità è che il vero 'oggetto del desiderio' di tutti e due i protagonisti della battaglia di ieri – sia il Pd sia i renziani – è Forza Italia. Orlando ne parla con Gennaro Migliore, colonnello di Renzi, in Transatlantico, testimone Nico Stumpo (il quale avverte: "Se fate il ribaltone, noi torniamo all’opposizione"), ma i renziani vogliono dare vita a una 'maggioranza Ursula' (Pd-Iv-FI-Misto-M5S 'responsabili') che abbia "come discriminante l’europeismo", dice Migliore, mentre Orlando punta all’appoggio esterno di FI e a coinvolgerli in un’operazione politica, non partitica. I primi vogliono la testa di Conte, il Pd no (almeno per ora).

Il leale sostegno del Pd a Conte, nonostante i malumori su Dpcm e dl liquidità, ieri viene ribadito anche da Zingaretti. La Lega prosegue, senza crederci troppo, il suo 'Occupy Parliament', ma la vera nuova star è Giorgia Meloni: "Ieri, il discorso più bello, dall’opposizione è stato il suo" dicono, sospirando, dem e renziani, quasi 'chiamandola' al governo. Catastrofica, invece, la previsione di fonti di Iv assai qualificate: "Il governissimo si farà, ma non subito. Quando, purtroppo, l’Italia sarà sul lastrico, allora si farà".