Giovedì 18 Aprile 2024

Renzi: "Fuori dal Pd solo sconfitta. Ascolto tutti, ma non mi fermo"

Il segretario dem a Milano: "Basta guardare al passato, noi costruiamo il futuro". Pisapia e Bersani a Roma per lanciare il loro progetto alternativo di centrosinistra

Matteo Renzi durante l'assemblea nazionale dei circoli Pd (Ansa)

Matteo Renzi durante l'assemblea nazionale dei circoli Pd (Ansa)

Milano, 1 luglio 2017 - Duello sul futuro del centrosinistra. Da Milano Matteo Renzi, dall'assemblea dei circoli del Pd, risponde al progetto di Giuliano Pisapia e Pier Luigi Bersani - oggi a Roma il lancio del modello di centrosinistra alternativo - invitando a "cambiare la vita delle persone, non inseguire le formule della politica del passato". "C'è chi prova a riscrivere il passato, noi scriviamo il futuro", ha detto il segretario dal palco del teatro LinearCiak.

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IL MONITO - Per Matteo Renzi fuori dal Pd c'è solo la sconfitta. "È un attacco contro il Pd. Ma così attaccano l'unica diga che c'è in Italia contro i populisti - ha detto chiaramente rivolto ai fuoriusciti del partito e al'ex sindaco di Milano -. Fuori dal Pd non c'è la rivoluzione socialista, marxista, leninista, ma M5s o la Lega. Fuori non c'è la sinistra di lotta e di governo ma la sconfitta della sinistra. E chi immagina il centrosinistra senza il Pd vince il premio nobel della fantasia ma non raggiunge alcun risultato concreto". E ancora: "Io rispondo a chi ha votato alle primarie, non ai capi corrente, alle primarie non ai caminetti. Mettetevelo in testa. Lo dico con un sorriso ma con forza: salutatemi i caminetti. Si sono fatte le primarie non perché non sapevamo cosa fare. Decide la gente, non i capo corrente".

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"C'è un virus dell'autodistruzione della sinistra. Quando le cose vanno bene, come dopo le primarie, è partita immediatamente la polemica interna: mi attaccano? Ormai siamo abituati... uno più, uno meno, venghino signori venghino", ha aggiunto Renzi. E il segretario non ha risparmiato nemmeno la bacchettata all'Ulivo. "Non ho nostalgia dei tavoloni con dodici sigle di alleanze che si chiamavano Unione e pensavano a parlarsi male addosso e c'era chi diceva sì e poi andava in piazza contro il governo. Con quel meccanismo lì l'Italia si è fermata non è andata avanti. Ho nostalgia dell'intuizione del Veltroni del Lingotto: stare insieme non contro qualcuno ma per qualcosa". 

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JOBS ACT E PENSIONI - "Da qui a fine legislatura rischiamo di arrivare a un milione di posti di lavoro", ha rilanciato Renzi, facendo riferimento al Jobs Act e spiegando che "tre anni fa abbiamo preso per mano il Paese" e "il Pil è tornato a crescere e lo farà di più". "Non credo che la legge Fornero sia sbagliata: partiva da un presupposto giusto ma aveva degli scatti eccessivi - ha proseguito. Non io ma il Pd ha scelto con forza di dare un segnale su questo e una straordinaria occasione a trentamila persone che se ne sono andate con l'anticipo pensionistico prima, oggi iniziano ad arrivare le lettere della quattordicesima. Quelli che parlano di sinistra non l'hanno mai fatto negli anni in cui c'erano loro". 

Poi il riferimento diretto agli 'avversari'. "Cosa dico a Pisapia, Bersani? Nulla - ha detto dal palco -. Sono pronto a ragionare con tutti, ascoltiamo chiunque, ma sui temi del futuro dell'Italia non ci fermiamo davanti a nessuno. Ci devono dire sul merito delle questioni se è giusto un euro in cultura e uno in sicurezza, cosa pensano del bonus cultura... Il Pd parla di questo". "Rimettiamoci in cammino senza inseguire le discussioni finte, che ci fanno perdere un sacco di tempo. Queste discussioni non servono più", ha aggiunto.

IN GIRO PER L'ITALIA - "Il leader lo scelgono i voti, non i veti. Funziona così, si chiama democrazia", ha proseguito. "A chi si domanda: avremo la garanzia del posto in Parlamento? Io dico: mettetevi in gioco, lavorate. Mi interessa non la garanzia dei posti in Parlamento ma la garanzia dei posti di lavoro - ha detto -. A tutti i commentatori, gli esperti, gli intellettuali che dicono 'chissà se Renzi ha cambiato caratterè, dico che noi vogliamo cambiare l'Italia". Quindi basta discussioni infinite, bisogna ripartire perché "fuori c'è un Paese dove c'èun sacco di gente che non va più a votare; che non gli frega più niente della legge elettorale". Per questo, "quando il 24 settembre chiude la Festa dell'Unità di Imola, saliremo su un treno e per 4-5 mesi gireremo tutte le provincie d'Italia". Un treno, ha sottolineato Renzi, che "avrà una carozza social" e "avrà uno spazio per incontri". "Non inseguo le polemicuzze interne, chi ha voglia di mettersi in gioco si metta in cammino, chi ha voglia di protestare e polemizzare sappia che non lo seguiamo", ha concluso.

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MATTARELLA - Intanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato della data delle prossime elezioni: la più probabile è a primavera del 2018. Il capo dello Stato ha lodato il governo Gentiloni per il lavoro «sagace» sulle banche venete.