La vocazione di Matteo Renzi, erede di Berlusconi

L'ex leader dem è il delfino sognato dal Cav. Ora le loro strade possono avvicinarsi. Al centro

Matteo renzi e Silvio Berlusconi si stringono la mano (ImagoE)

Matteo renzi e Silvio Berlusconi si stringono la mano (ImagoE)

Roma, 17 settembre 2019 - In fondo lo pensavano e lo pensano tutti, a cominciare dai diretti interessati: Matteo Renzi è il figlio (politico) che Silvio Berlusconi ha sempre sognato di mettere al mondo. Per consegnargli, con gioia, le chiavi del centrodestra, liberandosi, così, di una sempre più insopportabile corte dei miracolati. E per ritagliarsi, con orgoglio, il ruolo di padre nobile che assiste, soddisfatto, alla realizzazione dei progetti di una vita. Quali? Rottamare gli eredi del vecchio Partito comunista italiano. Modernizzare il mercato del lavoro. Riformare il sistema scolastico. E mantenere, facendo tutto ciò, lui e il figlio, quel profilo un po’ da blagueur, quel sorriso sempre smargiasso che piace tanto alle signore e fa ammattire gli avversari. Silvio dixit, Matteo fecit. 

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E diciamola tutta: se Renzi, lombi democristiani, anziché a Rignano (Firenze) fosse nato a Magenta (Milano), si sarebbe candidato con il centrodestra, altro che Ulivo. Ha scelto l’Ulivo perché nella sua terra gli garantiva vittoria sicura. E Matteo, come Silvio, ama vincere a tutti i costi, sempre e comunque. Per poi, se possibile, anche stravincere.  Infatti, dopo aver dato scacco matto all’altro Matteo (Salvini), ora, con una mossa che ricorda quella berlusconiana del predellino, si vuol prendere il centro del sistema politico italiano fondando il suo nuovo, personalissimo partito. Alla Silvio. Al posto di Silvio. Con il (tacito) benestare di Silvio. 

Eh sì, pare di vederlo il dottore – come ancora lo chiamano tutti coloro che lo hanno conosciuto e frequentato prima della discesa in campo (1994) – mentre assiste, sornione, alle nuove, mirabolanti gesta di Matteo e ripensa a quanti si erano illusi di poterlo disarcionare: lo sdoganato ribelle ("che fai, mi cacci?") scomparso dai radar; il delfino traditore finito come un tonno ("gli manca il quid"); il ragazzotto sovrappeso ("devi dimagrire!") che è passato da dipendente a erede a fuoriuscito dans l’espace d’un matin...

No, davvero. Chi l’ha frequentato per anni sa che nulla può rendere Silvio più felice della consegna del testimone al giovanotto che, come lui, ama la tv, la sa usare benissimo e maneggia perfino, con disinvoltura, i dati Auditel.  Come dite? Pensate che quanto avete letto fin qui sia esagerato? Beh, allora riflettete sull’unica foto ufficiale mancante nel grande album popolare della politica italiana: quella – appunto – che ritrae assieme Berlusconi e Renzi. Un paradosso, se ci pensate.  Entrambi sono fanatici, letteralmente, dell’immagine. Entrambi godono – lo si vede – nell’apparire. Entrambi si compiacciono di essere ritratti in compagnia di chiunque (potenti e non) tanto da accogliere con libidine le richieste di selfie. Eppure, non si sono mai messi in posa assieme per uno scatto. Domandatevi: come mai? La risposta non può che essere maliziosa. Che i due se la intendano – eccome – a Roma lo sanno perfino i gatti del Colosseo. Che abbiano cominciato a flirtare in tempi lontani, quando Matteo era sindaco di Firenze e Silvio presidente del Consiglio, è cosa nota. Ma la loro è sempre stata una love story alla chetichella. 

L’uno non ha mai potuto dire: "Adoro Silvio. Condivido tre quarti delle cose che ha annunciato e che i miei amici di partito gli hanno impedito di fare. Mi è maledettamente simpatico e mi sono ispirato a lui". L’altro non ha mai potuto dire: "Adoro Matteo. Condivido tre quarti di ciò che dice e tutto ciò che gli è stato permesso di fare, anche con il mio fondamentale sostegno. Mi è maledettamente simpatico e vorrei tanto averlo come successore".  Non hanno mai potuto dire tutto ciò. Ma lo hanno sempre pensato. E lo pensano a maggior ragione adesso. E tutti pensano che lo pensino. Eppure loro, ancor oggi, continuano a essere una coppia... clandestina. Non sappiamo quante volte si siano incontrati (tante, immaginiamo). Ma è certo che si siano visti in almeno tre occasioni. La prima volta da Silvio, nel villone di Arcore (anno 2010). La seconda volta in campo neutro, a Parma, in occasione del centenario della nascita di Pietro Barilla (2013). La terza volta da Matteo, nella sede del Partito democratico (Pd) al Largo del Nazareno (2014), da cui il famoso patto.

Ebbene, potete mettere a soqquadro gli archivi fotografici di tutta Italia e non troverete una sola immagine in cui i due ex premier siano, volutamente, assieme. Nemmeno una. Capito? Bisogna accontentarsi dello scatto ‘rubato’ che vedete in questa pagina e che certifica il loro incontro a Parma. Stop. Nulla di più.  Ma ora, forse, la lacuna sarà colmata. Magari alla prossima riunione del Partito popolare europeo. Dove Silvio (pare già di vederlo) sarà finalmente felice di essere fotografato accanto a quel fiorentino così svelto e così bauscia. E, soprattutto, sarà davvero orgoglioso di far sapere, urbi et orbi, che beh, sì, insomma, è proprio figlio suo.