
La leader dem Elly Schlein con il segretario. Cgil, Maurizio Landini, ieri al termine dell’incontro al Nazareno
Il "battiquorum", il timore che non si raggiunga la soglia di partecipazione minima per la validità dei 5 referendum prossimi venturi (a cominciare da quello sul Jobs act) spinge Maurizio Landini alla chiamata a raccolta di tutta la sinistra. Ma di fatto l’operazione avviata dal leader della Cgil si trasforma anche nella prima vera prova nazionale per il campo largo. Da Giuseppe Conte ai capi di Avs e soprattutto a Elly Schlein, il numero uno del sindacato di corso d’Italia, in una raffica di incontri, incassa il sì di tutti i vertici del Movimento 5 Stelle, di Verdi e Sinistra e del Pd.
Anche se il viatico della segretaria dem finisce per diventare una nuova occasione di scontro interno al partito con l’ala riformista, come era accaduto poche settimane fa sulla politica estera e di difesa. Landini, dunque, ha cominciato il tour per lanciare la volata ai 5 quesiti referendari dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza. In un giorno ha incontrato i leader di Pd, M5s e Alleanza Verdi-Sinistra. Il primo obiettivo è far mobilitare le opposizioni in una campagna di informazione e di invito al voto: se alle urne non andrà almeno il 50% degli aventi diritto la consultazione sarà nulla. E il rischio che succeda c’è. "C’è un impegno comune per questa battaglia – ha detto Landini –. Sappiamo che la meta del quorum è impegnativa, ma può essere raggiunta". Se dalla mobilitazione per la partecipazione al voto (sulla quale sono tutti d’accordo) si passa, però, al merito dei quesiti la situazione cambia. Nonostante il sostegno convinto di Schlein (che li ha anche sottoscritti) nel Pd ci sono posizioni differenti su quelli che riguardano il lavoro, mentre il M5s lascerà libertà sul referendum promosso da Più Europa per ridurre da 10 a 5 anni il tempo necessario per la cittadinanza italiana. Da tempo, anche con proposte di legge, il Movimento lavora a un’altra via, lo Ius Scholae. Sintonia totale, invece, fra Landini e Avs: "Diciamo cinque sì pieni e convinti – ha spiegato il segretario di SI, Nicola Fratoianni – perché da qui può partire una rivoluzione per le persone". E il coportavoce dei Verdi, Angelo Bonelli: "Proponiamo 5 sì: utilizziamo il referendum per cambiare l’Italia".
Schlein ha garantito a Landini l’appoggio del Pd, con la mobilitazione anche delle "articolazioni territoriali" del partito: "Il Pd sosterrà i 5 referendum – ha ribadito Schlein –. È pronto a dare il suo contributo per agevolare la più ampia partecipazione al voto". Nei mesi scorsi, però, l’ala riformista del Pd non ha nascosto le perplessità sul referendum contro il Jobs act. La segretaria ha tirato dritto, ma senza arrivare allo scontro: "Non chiediamo abiure a nessuno", ha detto. Il punto è che su questo terreno si consuma un’altra rottura tra i dem e la Cisl, dopo quella sulla legge sulla partecipazione. "Sul referendum siamo stati molto chiari dal primo momento: pensiamo che non sia uno strumento adeguato per questo tipo di domande – avvisa la segretaria della Cisl, Daniela Fumarola –. Rispetto ai quattro quesiti sul lavoro pensiamo che siano fuori tempo, la Consulta è intervenuta più volte sul Jobs act".