Giovedì 12 Giugno 2025
ELENA G. POLIDORI
Politica

Referendum, perché la sinistra adesso crede al quorum

Landini, Schlein e i leader dell’opposizione in campo per centrare la maggioranza dei votanti. “La gente, anche a destra, ha capito che si tratta di quesiti semplici che migliorano la vita di tutti”

Referendum, perché la sinistra adesso crede al quorum

Roma, 5 maggio 2025 – Doveva essere una sfida sui numeri, fatta solo per dimostrare un peso politico rispetto alla maggioranza, ma ora sembra che qualcosa stia cambiando. E l’obiettivo non è più avere numeri più alti rispetto a quelli ottenuti da Giorgia Meloni alle ultime Politiche, è proprio il raggiungimento del quorum. Mentre i promotori dei cinque referendum dell’8 e 9 giugno intensificano gli appelli alla partecipazione e nel centrodestra si ribadisce, invece, la linea dell’astensione politica per bocciare le proposte, il traguardo del 50% più uno non sembra più una chimera. Maurizio Landini, segretario Cgil, lo ha detto con chiarezza: “È raggiungibile”.

Le regole per i fuorisede
Il referendum e il quorum

Un traguardo di cui fino a ieri si parlava quasi sottovoce ma che oggi diventa parola d’ordine. “La maggioranza dei cittadini – ha auspicato sempre Landini – vada a votare per cancellare quelle leggi balorde che sono state fatte. I referendum noi li abbiamo organizzati per questo”. Poco dopo, ecco la segretaria del Pd: “Noi siamo impegnati a raggiungere quel quorum”. Insomma, altro che asticella al 40%. Un cambio di registro che, a scandagliare fonti del Pd, sembra dovuto al clima positivo avvertito durante la campagna referendaria che sta portando i leader di Pd, M5s e Avs in giro per l’Italia. Non sono sondaggi, precisano, quanto di un interesse montante. Specie per i quesiti su lavoro e precarietà. Decisivo, spiegano dal Nazareno, sarebbe stata l’idea di Giorgia Meloni di presentarsi alle urne senza ritirare la scheda.

Una strategia “difficile da comprendere anche per gli elettori di Meloni”, e che potrebbe far lievitare il numero dei partecipanti. “Molti elettori di Meloni andranno a votare perché, a parte il tentativo di governo di silenziare il referendum, sono quesiti semplici che rendono l’Italia più giusta”, sottolinea Elly Schlein. Non a caso la leader dem e il presidente del M5s, Giuseppe Conte, stanno battendo da ore – da quando Meloni ha detto “vado al seggio, ma non ritiro le schede” – sullo stesso tasto. “Io spero che l’Italia ci sorprenda con una grande partecipazione e trovo grave l’invito della destra a disertare, dimostrazione che hanno paura di temi importanti”, dice Schlein.

Per Conte quello di Meloni “è un imbroglio. Se fossi un elettore di Meloni mi sentirei imbrogliato. Ricordiamo che si vota ed è importante partecipare. Rimanere a casa è una grande occasione persa di democrazia”. L’altra parola d’ordine che viene ripetuta fra gli esponenti del ‘tridente’ Pd-M5s-Avs è “unità”. Nonostante le diverse sensibilità con cui ci si approccia all’appuntamento di domenica e lunedì, i leader in campo evitano polemiche. Il presidente del M5s, ad esempio, pur non condividendo il quesito sulla cittadinanza agli stranieri, afferma che voterà per il Sì. Il quesito referendario sulla cittadinanza “a me non è piaciuto, perché offre solo la possibilità di dimezzare i tempi, da 10 a 5 anni, per ottenere la cittadinanza, ma dietro non c’è alcun processo di integrazione, non c’è alcun reale percorso per poter accogliere i migranti. Io non lo avrei promosso”, ammette Conte: “A titolo personale voto sì , ma non lo ritengo la migliore soluzione”.

Il M5s, d’altra parte, ha da tempo depositato in Parlamento una proposta di legge per lo Ius scholae, che lega l’ottenimento della cittadinanza al completamento dei cicli scolastici. A fronte dell’unità predicata e praticata dal pacchetto Pd-M5s-Avs si registra, tuttavia, l’agitazione del ‘padre’ del Jobs Act che vede la propria creatura sotto attacco. “Quella della Cgil è un’operazione ideologica e propagandistica”, accusa Matteo Renzi: “Se Landini facesse opposizione a Meloni come continua a farla a me, sarebbe un passo in avanti per i lavoratori”. Il leader Cgil ribatte: il referendum chiede cose molto “precise per migliorare la vita di chi lavora”, ovvero “che di fronte a un licenziamento ingiusto, una persona possa tornare”.