Roma, 7 giugno 2025 – Ci siamo. Il conto alla rovescia è finito e dopo giorni di polemiche politiche sui referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza, domani e dopodomani (domenica 8 e lunedì 9 giugno, qui gli orari) si vota. Oltre 51 milioni di italiani sono chiamati alle urne per esprimersi sui 5 quesiti referendari, ma già la presentazione ai seggi, con il ritiro della scheda, è un primo step per raggiungere il quorum e far sì che il referendum abrogativo sia valido. La Costituzione italiana infatti fissa al 50% + 1 degli aventi diritto l’affluenza necessaria per raggiungere la validità. Affluenza che dal 1974 ad oggi è stata raggiunta in 39 occasioni, mentre in altre 28 non è stata superata la soglia.


Dal dopoguerra in Italia ci sono stati 67 referendum abrogativi, quattro confermativi e uno consultivo. Il referendum abrogativo punta ad abolire totalmente o parzialmente una legge o una norma contenuta in un provvedimento. Mentre il referendum confermativo è previsto per le leggi di revisione costituzionale approvate dal Parlamento con una maggioranza inferiore ai due terzi dei membri di ciascuna Camera. Infine c'è il referendum consultivo, previsto dalla legge per raccogliere il parere dei cittadini su una determinata questione.
Il primo referendum abrogativo in Italia è stato quello sul divorzio e si è tenuto nel 1974. In quell’occasione votò l’87,7% degli elettori e i contrari all’abolizione del divorzio vinsero con il 59% dei consensi. Complessivamente, in 48 anni, in Italia gli elettori sono stati chiamati a esprimersi su 67 quesiti referendari abrogativi. In 28 casi, in pratica il 42% del totale, non si è raggiunto il quorum, mentre in altri 39 casi sì.
L’affluenza media ai referendum finora è stata pari al 52%. La maggiore affluenza si è registrata nel primo referendum abrogativo, quello sul divorzio, mentre quella minore nei tre quesiti referendari del 2009 sulla legge elettorale, dove votò soltanto il 23% degli aventi diritto.