Roma, 11 giugno 2025 – È un “dramma” che tormenterà il Pd ancora a lungo, dopo la tornata referendaria. Secondo l’Istituto Cattaneo che da sempre analizza i flussi del voto, una quota fra il 15 e il 20% degli elettori del Pd (sul campione dei votanti alle Europee) ha votato No al referendum sulla cittadinanza. L’analisi è stata fatta su una decina di grandi città, grazie ai dati delle singole sezioni elettorali, dai quali emerge che tutto l’elettorato del centrosinistra è andato a votare e quasi tutto quello del centrodestra si è astenuto.

Ovunque è stata registrata una quota significativa (oltre un elettore su cinque a Genova, Bologna e Firenze) del Pd che, però, al quinto quesito ha votato no. Anche la maggioranza degli elettori del M5s ha votato no (ma il partito di Conte ha governato con Salvini) tranne che a Napoli, a Palermo (dove circa tre quarti si sono espressi per il Sì) e a Roma dove la stima fra elettori 5 Stelle che hanno votato Sì e quelli che hanno votato No è paritaria. Sempre secondo il Cattaneo, la quasi totalità degli elettori del centrodestra che non si sono astenuti ha votato No, come la quasi totalità dell’area liberale e della sinistra ha votato Sì.
Dati da pesare, per il futuro, quando si parlerà ancora di leggi sull’immigrazione, mentre, avverte l’Istituto, sarebbe “alquanto azzardato proiettare il voto registrato ai referendum su possibili equilibri elettorali futuri tra partiti e aree politiche”. “Il disallineamento – spiegano ancora – tra il voto ai partiti registrato nelle elezioni più recenti e le scelte sui due temi della consultazione referendaria presentano tendenze molto diverse. I piccoli incrementi rispetto al proprio bacino elettorale storico registrati sulla posizione referendaria da loro sostenuta riguardo al lavoro da Pd, Avs e M5S sono contraddetti dalle grandi perdite subite sulla cittadinanza. In ogni caso, né gli uni né le altre derivano da flussi di voto che sembrano destinati a replicarsi. L’impressione che si ricava continua a essere quella di una sostanziale stabilità degli allineamenti elettorali registrati in occasione delle Politiche 2022 e delle Europee 2024”.
In breve:
il governo non è uscito “rafforzato” ma dimostra sostanziale stabilità di orientamento del proprio elettorato (l’astensione, in questo caso), così come non sono andato a votare quelli dell’area riformista e di Azione-Italia viva (come se il voto fosse stato considerato un affare delle componenti ‘di sinistra’ dell’opposizione), mentre il tasso di astensione risulta prossima o pari a zero tra gli elettori che alle europee del 2024 avevano votato per Pd, Avs e M5s.