Per approfondire:
La campagna referendaria per i cinque referendum sulla giustizia è stata, finora, caso Littizzetto a parte, assai ‘stanca’, opaca, confinata alle Tribune politiche. Il leghista Roberto Calderoli, tra i promotori dei cinque quesiti sulla giustizia, è in sciopero della fame (va avanti a tre caffè al giorno e ha già perso 5 kg in 7 giorni) per protestare contro il "silenzio mediatico" sul tema referendum, ma non è bastato a smuovere le acque. I referendum sono poco ‘sentiti’ dall’opinione pubblica, poco raccontati, non di immediata comprensione e, ovviamente, a rischio quorum. Ecco perché, più che sul merito, è una campagna elettorale sull’audience, quella sui cinque referendum sulla giustizia che, promossi da Lega e Radicali italiani, si voteranno il 12 giugno, in contemporanea con le elezioni amministrative, dalle ore 7 alle ore 23 in quello che sarà un election day. Referendum giustizia ed elezioni amministrative: quello che c'è da sapere. Guida al voto Elezioni e referendum 12 giugno 2022: orari, come si vota e fac-simile scheda Referendum giustizia, spiegazione dei 5 quesiti: le ragioni del sì e del no Il primo colpo di maglio l’ha dato, in realtà, la Consulta che a metà febbraio, ne ha ammessi solo cinque su sei, rispetto a quelli su cui erano state raccolte le firme, cassandone uno che sarebbe stato ‘popolare’: quella responsabilità civile dei magistrati che, nel lontano 1987, chiesta da Marco Pannella a ridosso del caso Tortora conquistò l’80,21% di sì. Inoltre, ha bocciato i due temi etici che erano stati presentati da Associazione Luca Coscioni, Radicali e +Europa (eutanasia, coltivazione della cannabis), i quali avrebbero reso più facile raggiungere il quorum. In ogni caso, la polemica sulla "cappa di silenzio", denunciata anche da Giorgia Meloni, o "la censura e il bavaglio" indicati da Matteo Salvini, che ha chiesto "aiuto" a Draghi e ...
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