Recovery Fund, scontro nella maggioranza. Renzi: "No a pieni poteri a Conte"

Salta il cdm, Italia Viva contraria alla cabina di regia. Rischio rottura? "Spero proprio di no, ma temo di sì", dice il senatore fiorentino

Matteo Renzi e il ministro Teresa Bellanova (Ansa)

Matteo Renzi e il ministro Teresa Bellanova (Ansa)

Roma, 8 dicembre 2020 - Rinviato il Consiglio dei ministri sul Recovery Fund, previsto in origine per le 15. Il nodo nella maggioranza resta la cosiddetta cabina di regia a cui è contraria Italia Viva, che ritiene la struttura ideata a palazzo Chigi (che vede il coinvolgimento del Mef e del Mise e una cabina di regia supportata da sei manager) come una sorta di commissariamento dei ministri. E che non ci sia neanche un inquadramento giuridico.

Renzi: "Rottura? Spero di no, ma temo di sì"

"Perché insistere su una misura che sostituisce il governo con una task force, la seduta del Parlamento con una diretta Facebook e che, addirittura, pretende di sostituire i Servizi segreti con una fondazione privata voluta dal premier, è una follia. Noi abbiamo mandato a casa Salvini per non dargli i pieni poteri, ma non è che i pieni poteri li diamo a Conte", ha detto oggi Matteo Renzi al Tg2, senza escludere una possibile rottura all'interno della maggioranza. "Spero proprio di no, ma temo di sì".

Il decreto di attuazione del Recovery Fund - ha aggiunto il senatore fiorentino- "pensa alla moltiplicazione delle poltrone ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi alle persone che soffrono. Se le cose rimangono come sono, noi di Iv voteremo contro. Per noi un'ideale vale più di una poltrona". E ancora: "Molte cose non funzionano ma vogliamo dare una mano al governo, siamo pronti a fare la nostra parte, però non ci siederemo mai a un tavolo nel quale la torta da duecento miliardi è pensata per i consulenti romani e non per i cittadini italiani". 

"Noi non molliamo. Un ideale per noi vale di più di una poltrona", ha quindi ridabito il leader di Italia Viva intervenendo poi a un convegno sul Mes organizzato dall'Associazione Eureca. "Io non credo che il presidente del Consiglio andrà avanti. Io credo che si fermerà - ha continuato -. Se Conte ha fatto i conti non si impunta oppure ha una maggioranza che non conosciamo. In questo caso è Tajani che ci deve dare la notizia". "Questo paese di task force muore", ha concluso Renzi.

Franceschini: polemiche strumentali

Cerca di calmare gli animi il ministro Dario Franceschini: "Questa notte il preconsiglio ha fatto un lavoro positivo e collegiale per migliorare le norme sulla struttura di governance del Recovery plan, in linea con quello che l'Europa ci chiede. Norme necessarie per spendere bene le risorse ed entro i tempi obbligati. Tutto il resto, dalle accuse di moltiplicazione delle poltrone ai presunti golpe mascherati, fa parte di un dibattito strumentale che ha altri obiettivi e che prescinde completamente dal merito delle norme stesse".

Bonafede: "Il confronto c'è"

"In un momento come quello che stiamo attraversando, a tutte le forze che sostengono il Governo è chiesto senso di responsabilità - ha dichiarato il capo delegazione M5S al governo Alfonso Bonafede - . Oggi più che mai. Il confronto sul Recovery plan e la sua governance non è mancato e non mancherà. Su questo tema c'è già stato un Consiglio dei ministri, un pre-Consiglio la scorsa notte che ha compiuto significativi progressi e, ovviamente, ci sarà ancora la possibilità di confrontarsi in Consiglio dei Ministro e in Parlamento".

Cosa prevede la bozza sulla governance

SCHEMA A TRE - Lo schema che sembra prevalere in queste ore prevede una governance a tre, con il presidente del Consiglio affiancato dai ministri dell'Economia e dello Sviluppo Economico, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli. A questa triade si affiancherebbe, poi, una squadra di tecnici e manager che, inizialmente, appariva come un esercito di architetti, ingegneri e avvocati: trecento in tutto. Poi, questo numero è stato rivisto in difetto, scendendo dapprima a 90 e, ora, a sei professionisti indicati per le altrettante macro aree indicate dall'Unione Europea. Digitalizzazione, green, infrastrutture, istruzione, equità e salute. In una recente intervista, lo stesso Giuseppe Conte ha spiegato che "vi sarà, come anche ci chiede la Ue, un comitato ristretto deputato a vigilare con costanza tutta la fase attuativa. Ne faremo parte io, il ministro dell'Economia e il ministro dello Sviluppo economico, con la responsabilità di riferire periodicamente al Comitato interministeriale per gli Affari Europei e al Parlamento. La supervisione tecnica dell'attuazione sarà affidata a una struttura composta da sei manager, assistiti da uno staff dotato delle necessarie competenze professionali. In casi eccezionali i sei manager potranno essere chiamati a intervenire con poteri sostitutivi per evitare ritardi e perdite di risorse".

LA GOVERNANCE IN CONSIGLIO DEI MINISTRI - Lo schema a tre, se da una parte ha il vantaggio di garantire velocità nelle decisioni da prendere, dall'altro non tiene permette di rappresentare tutte le forze politiche che sostengono il governo. A questo, Italia Viva aggiunge la sua contrarietà alla creazione di una nuova task force e invita a far lavorare sul tema il Consiglio dei Ministri e la pubblica amministrazione.

IL 'NODO' PUBBLICA AMMINISTRAZIONE - Proprio quello che vogliono evitare il Partito Democratico e il M5s. I dem, soprattutto con il vice segretario Andrea Orlando, hanno più volte sottolineato che il piano di resilienza nazionale è troppo importante per essere lasciato a una burocrazia che appare "impreparata" a questa sfida e che sara' oggetto di una profonda riforma proprio attraverso il Recovery Plan.