Ciuni
Colpisce il disinteresse – nella migliore delle ipotesi – della nostra opinione pubblica nei riguardi dei Savoia, specie se lo si confronta con l’amore degli altri Paesi verso i loro regnanti. Si pensi solo al cordoglio degli inglesi per la morte di Elisabetta II o all’affetto dei danesi verso la loro appena abdicata regina Margrethe paragonati alla mancanza di empatia davanti al decesso di Vittorio Emanuele. Del resto, si può obiettare, nei casi presi in esempio si tratta di popoli monarchici, mentre noi siamo repubblicani. Vero fino ad un certo punto. Perché i francesi hanno rispetto verso i loro ex regnanti (eppure ne hanno decapitato uno, moglie compresa), i greci sono affettuosi verso l’ex regina vedova Annamaria e i suoi figli e si potrebbero citare vari altri casi. Noi no. Il decesso di Vittorio Emanuele è una notizia sospesa fra la cronaca e il gossip, la sorte della casata interessa al massimo qualche nostalgico, il problema se il titolo di pretendente al trono d’Italia vada al figlio Emanuele Filiberto o ai cugini Aosta lascia il tempo che trova. Al massimo, fa sorridere.
C’è da chiedersi perché? Con grande probabilità, uno dei fattori è stata l’infausta fuga di Vittorio Emanuele III nel 1943 a Brindisi con l’abbandono di Roma, un tradimento verso chi non poteva scappare e restava sotto le bombe in mano all’invasore. Ma neanche questo argomento spiega bene l’oblio. Dato che è bene ricordare che i Savoia persero il referendum che doveva mandarli in esilio per pochi voti. Però lo persero e, quasi subito, il paese il ha dimenticato perché – l’opinione di chi scrive – tranne che in Piemonte dove tutto parla di loro e poche altre realtà, fra cui stranamente la borbonica Napoli, che dedicò alla regina Margherita la sua più celebre pizza, ben poco hanno fatto per farsi ricordare, stimare, apprezzare. Se si eccettua il sobrio silenzio del re di Maggio Umberto II, dai figli Maria Pia, Maria Gabriella, Titti e Vittorio Emanuele sono arrivati solo mondanità, scandali, dichiarazioni roboanti e non sempre sensate in un tentativo ben riuscito di perdere ogni tipo di credibilità storica e politica, di farsi amare o, anche solo, apprezzare.
In pochi decenni gli ex giovani Savoia hanno dilapidato tutto il patrimonio storico della dinastia. Alcuni si sono coperti di ridicolo, altri sono apparsi perfettamente irrilevanti. Vittorio Emanuele ha poi aggiunto il carico da 11 con la sventurata vicenda di Cavallo. Già è un dramma che un ragazzo – Dirk Hamer, 19 anni – sia colpito da un proiettile sparato da un principe arrogante infastidito dal rumore mentre dorme in barca, e muoia. Ma il comportamento successivo di colui che era nato per diventare il nostro re: le bugie, le volgarità, il menefreghismo, il comportamento inaccettabile verso la famiglia del giovane hanno portato la popolarità della dinastia al livello più basso mai registrato nella storia. Tanto che persino i monarchici italiani si sono riuniti attorno agli Aosta alla ricerca di una dinastia di ricambio. Che, a differenza di Vittorio Emanuele e del figlio fosse almeno parzialmente italiana o vivesse nel nostro paese.
Infatti, dopo avere smosso mari e monti per tornare Vittorio Emanuele è rimasto ad abitare a Ginevra, dove si è spento e dove parlava abitualmente francese lingua che dominava molto meglio di quella originaria, così come il figlio, molto più cortese ed equilibrato di lui ma, a sua volta, più svizzero che italiano. Neanche lui ha voluto vivere nell’ex regno. Che quindi ricambia.