Roma, De Dominicis: guerra ai fannulloni. Ma nessuno ha mai pagato

Assenze record dei vigili a Capodanno 2014, neppure un licenziamento

Angelo Raffaele De Dominicis (Imagoeconomica)

Angelo Raffaele De Dominicis (Imagoeconomica)

Roma, 6 settembre 2016 - «CON ME la festa è finita», ha detto ieri al Fatto Quotidiano Raffaele De Dominicis, nuovo assessore al bilancio del Comune di Roma. «Chi non lavora verrà cacciato», ha promesso.

Facciamo tutti il tifo per lui. Ma soprattutto gli facciamo gli auguri. A Roma è ancora vivo il ricordo della notte del 31 dicembre 2014, quando l’83,5 per cento dei vigili che doveva essere in servizio rimase a casa. «Il dato delle assenze per malattia e altre motivazioni è talmente rilevante da essere inequivocabile e inaccettabile», era scritto il giorno dopo su un comunicato del Campidoglio.

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«OGNI EVENTUALE condotta illecita sarà sanzionata amministrativamente», disse l’allora comandante della polizia locale Raffaele Clemente. «Accerteremo violazioni e solleciteremo azioni disciplinari», disse il ministro Marianna Madia. Tutti a parlare di licenziamenti, a partire dal sindaco Marino. Ma il bilancio è il seguente: vigili che dovevano essere in servizio, 1.000; vigili assenti 835, vigili licenziati zero. La magistratura ha passato al setaccio la posizione degli oltre 800 pizzardoni, controllato 641 certificati ambigui e 106 autorizzazioni relative alla legge 104 (quella per l’assistenza a un familiare disabile), verificato 80 attestazioni di avvenuta donazione del sangue, interrogato 633 medici. Per ora c’è solo un rinviato a giudizio. Gli indagati sono rimasti in 149: 54 vigili e 95 medici. Ma mentre i medici rischiano la radiazione, i vigili possono anche prendersi cinque anni di carcere ma non perdere il lavoro.

IL POSTO (fisso, s’intende) non lo tocca quasi nessuno. Secondo Confindustria l’assenteismo nel settore pubblico è del 50 per cento superiore che nel privato. A Roma, su 5.780 vigili, ci sono 230 malati al giorno. Ma l’unico licenziato di cui si ha notizia è un corista del Teatro dell’Opera che timbrava il cartellino alle Terme di Caracalla al posto della moglie assenteista. In tutta Italia, dei circa 7 mila procedimenti disciplinari avviati nel 2013 solo 220 si sono conclusi con il licenziamento. Nessun licenziato neppure in quell’ufficio del Comune di Pachino dove le telecamere hanno filmato i dipendenti (7 su 12) che timbravano e se ne andavano.

IL LICENZIATO può comunque ricorrere alla magistratura con buone speranze. Un vigile urbano di Verona a casa in malattia e beccato allo stadio è stato reintegrato dal giudice perché fare il tifo giova al suo stato psicofisico; così come non ha perso il posto quel giudice (donna) che ha accumulato nove mesi e mezzo di malattia in un anno per una patologia alla colonna vertebrale, patologia che non le ha però impedito di cimentarsi, nello stesso periodo, in una regata transoceanica.

AUGURI, assessore: neppure Brunetta ce l’ha fatta. Ora ci prova la Madia: ma un illustre giurista – l’avvocato Gabriele Fava – ha detto che i futuri licenziati vinceranno i ricorsi perché il decreto è incostituzionale. Auguri anche per quel che le dirà Grillo: quando scoppiò l’epidemia di Capodanno, sul suo blog si leggeva che «l’accanimento mediatico serve per distogliere l’attenzione da Mafia capitale». E fu lanciato questo simpatico hastag: #forzavigili.